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Notiziario Marketpress di Venerdì 28 Marzo 2003
 
   
  SECONDO UNA RICERCATRICE BRITANNICA, DIVENTARE VALUTATORE PER L´UE OFFRE ENORMI VANTAGGI

 
   
  Bruxelles, 28 marzo 2003 - La Commissione europea si sta attivamente adoperando per elevare il numero di valutatrici nell´ambito del sesto programma quadro (6Pq), al fine di raggiungere l´obiettivo previsto del 40 per cento. Per questo motivo, il Notiziario Cordis ha rivolto alcune domande ad un´esperta valutatrice sulla "sfida" connessa all´attività di esaminare le proposte di progetto comunitarie. Sue Lewey, che fino a due anni fa gestiva un centro di ricerca marittima a Southampton (Regno Unito), svolge attualmente un lavoro part-time presso l´Amrie (Alleanza degli interessi regionali marittimi in Europa), con sede a Bruxelles, e gestisce una società privata di consulenza nel Regno Unito. Nel frattempo, continua anche ad insegnare a tempo parziale. La dott.Ssa Lewey ha insistito più volte sul fatto che partecipare all´attività di valutazione è un processo bidirezionale: da un lato, i ricercatori rendono un servizio alla Commissione, ma, dall´altro, ne raccolgono essi stessi i benefici. Ed è proprio la prospettiva di tali vantaggi che ha indotto la dott.Ssa Lewey a parteciparvi. "Abbiamo capito [al centro di ricerca] che era necessario individuare un paio di persone disposte ad intervenire alla procedura di valutazione per ottenere un´idea concreta dei progetti di ricerca presentati", ha affermato la dott.Ssa Lewey. "Per noi è stata una soddisfazione poter mettere a disposizione tutta la nostra esperienza in materia di ricerca e valutazione delle proposte. Da parte nostra, questo era ciò che avevamo da offrire, ma nel contempo, volevamo sapere cosa pensavano le persone e capire quale tipo di progetto aveva più possibilità di ottenere un finanziamento". La dott.Ssa Lewey è diventata "piuttosto abile" nella redazione di proposte di ricerca e ha partecipato a sei progetti finanziati dall´Ue. Nell´arco di quattro anni, ha collaborato a quattro procedure di valutazione. La ricercatrice britannica non ha incontrato molte difficoltà nel passaggio all´attività di valutazione delle proposte europee, grazie alla sua precedente esperienza in un procedimento analogo a livello nazionale e all´analisi di numerose richieste di dottorato. "Credo di aver sviluppato una notevole capacità nell´intuire se una proposta di ricerca non è altro che un bluff [...]. Col tempo l´occhio si allena a distinguere le proposte molto valide e solide, da quelle di mediocre qualità". In sostanza, ai valutatori viene chiesta una disponibilità di sei giorni, durante i quali sono chiamati ad esaminare le proposte inviate nell´ambito di un particolare invito, sebbene la procedura, solitamente, venga completata nell´arco di tre-cinque giorni. Durante il primo giorno, i valutatori ricevono un briefing sull´invito, nel corso del quale vengono illustrati gli obiettivi della Commissione ed eventuali regolamentazioni pertinenti. Dopo poco tempo, come ha spiegato la dott.Ssa Lewey, il compito appare meno complesso: "Per leggere la prima [proposta] si impiegano ore ed ore, ma poi, all´improvviso, scatta un meccanismo e si capisce quali sono gli elementi importanti sui quali concentrare l´attenzione". Nelle valutazioni alle quali ha partecipato, la dott.Ssa Lewey ha lavorato in ambienti costituiti prevalentemente da uomini. A suo avviso, ciò non deve sorprendere, poiché la scienza e la tecnologia marittime sono dominate dalla presenza maschile. La dott.Ssa Lewey non era a conoscenza dell´obiettivo della Commissione di elevare la presenza delle donne al 40 per cento del totale dei valutatori e ha definito tale traguardo un "salto enorme" che, probabilmente, non potrà essere realizzato nell´immediato futuro: "Le donne sono comunque sottorappresentate nel mondo scientifico, quindi non mi è chiaro come si possa raggiungere questo 40 per cento". Ciononostante, la dott.Ssa Lewey condivide pienamente l´ambizione alla base dell´obiettivo e ammette di lavorare in uno dei settori meno frequentati dalle donne. La ricercatrice ha posto l´accento su una mancanza generale di valutatori europei. Una delle cause è rappresentata dal fatto che alcune università sono restie a concedere ai propri ricercatori la possibilità di assentarsi sei giorni per recarsi a Bruxelles. L´istituto di Southampton, invece, si è mostrato molto disponibile: "La mia università ha ritenuto positivo che alcuni dei propri dipendenti diventassero valutatori per il 5Pq e fossero così in grado di dire [a proposito delle proprie proposte di ricerca] ´no, questa non verrà accettata´´´. La dott.Ssa Lewey ritiene, inoltre, che partecipare ai progetti e valutarli sia un po´ come "la storia dell´uovo e della gallina": grazie all´attività di valutazione, i ricercatori acquisiscono maggiore familiarità in merito alle caratteristiche che una buona proposta deve contenere, ma secondo alcuni, prima di svolgere tale attività, i valutatori dovrebbero condurre loro stessi dei progetti Nel complesso, la dott.Ssa Lewey giudica la "sfida" di esaminare le proposte "molto stimolante" e ritiene di aver ottenuto notevoli benefici. "Ho avuto l´opportunità di incontrare persone straordinarie e credo di aver imparato molto, non solo per quanto riguarda la procedura di valutazione, ma anche in merito ai diversi atteggiamenti e approcci degli Stati membri nei confronti della ricerca. Ritengo sia molto utile osservare tutti questi fattori e il modo in cui si riflettono nelle proposte e nelle discussioni. È un insegnamento davvero prezioso per chiunque in Europa", ha concluso la ricercatrice. Per u informazioni su come diventare valutatore visitare il seguente sito: http://www.Cordis.lu/experts/fp6_candidature.htm    
   
 

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