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Notiziario Marketpress di Venerdì 09 Settembre 2011
 
   
  ARTE POVERA 2011 A CURA DI GERMANO CELANT

 
   
  Da settembre 2011 apre al pubblico la mostra – evento Arte povera 2011 a cura di Germano Celant, che si svolgerà contemporaneamente, fino a marzo 2012, in diverse e importanti istituzioni museali e culturali italiane, nelle città di Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino. L’iniziativa, che ha come fulcro il movimento nato nel 1967 con gli artisti Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, presenta su scala nazionale e internazionale gli sviluppi storici e contemporanei di questa ricerca distribuendo le varie fasi e i singoli momenti linguistici in differenti spazi, dal Maxxi – Museo nazionale delle arti del Xxi secolo di Roma al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli (Torino), dal Madre – Museo d´Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli al Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma alla Triennale di Milano. Insieme ai singoli responsabili museali Beatrice Merz per il Castello di Rivoli, Maria Vittoria Marini Clarelli per la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, Eduardo Cicelyn per il Madre, Gianfranco Maraniello per il Mambo, Anna Mattirolo per il Maxxi Arte e Davide Rampello per la Triennale, il curatore Germano Celant ha concepito un progetto di mostra che, mettendo insieme un alto numero di opere storiche e recenti, si proponga come un viaggio nel tempo dal 1967 a oggi e, negli spazi, attraverso diverse situazioni architettoniche e ambientali, tra gli avvenimenti che hanno avuto come protagonisti gli artisti dell’Arte povera. Arte povera 2011, che si avvale dei prestiti dei maggiori musei e delle più importanti fondazioni, anche dedicate ai singoli artisti, in Italia e all’estero, ha altresì il fine di coagulare l’attenzione su una ricerca visuale che è stata riconosciuta, insieme al Futurismo, quale importante contributo all’arte nel mondo. L’intento è di esporre l’intero percorso del movimento tramite un circuito di musei d’arte moderna e contemporanea italiana, scelti seguendo una sequenza che include Torino, Milano, Bologna, Napoli e Roma, che a sua volta si pone simbolicamente come insieme rappresentativo del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. Un’importante catena museale coordinata e articolata per un’unica mostra-evento sull’Arte povera; una sinergia, all’interno della quale i singoli musei o istituzioni presentano un progetto diverso e specifico che ne riflette l’identità, quanto le collezioni. Come promotori dell’evento il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e la Triennale di Milano si sono assunti l’impegno di produrre le mostre di carattere generale, riguardanti sia le relazioni internazionali che l’intero arco storico dell’Arte povera. Pertanto presso il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea si tiene la mostra “Arte povera international”. Qui le singole sale dei protagonisti dell’Arte povera trovano in parallelo altre sale dove le loro opere, provenienti dalla collezione del Castello o da altre collezioni nel mondo, sono messe in dialogo con lavori di artisti che hanno condiviso lo stesso momento storico e linguistico. Per cui i due piani del Museo ospiteranno un discorso autonomo dei singoli artisti e uno in parallelo con personalità come Vito Acconci, Carl Andre, John Baldessari, Dara Birnbaum, Daniel Buren, Lucio Fontana, Sol Lewitt, Walter De Maria, Rebecca Horn, On Kawara, Fausto Melotti, Berry Le Va, Keith Sonnier, Robert Barry e Andy Warhol. In questa prospettiva internazionale sarà anche selezionata e presentata un’antologia di video d’artista. Siccome Milano non ha mai ospitato una grande antologica sull’Arte povera, la sede della Triennale è stata scelta per testimoniare il percorso degli artisti a partire dal 1967, in una mostra dal titolo: “Arte povera 1967-2010”. Sviluppandosi sui due piani dell’edificio progettato da Muzio, nel 1931, l’esposizione si compone di una prima parte, allestita nelle stanze disegnate da Gae Aulenti, e dedicata alle opere storiche dal 1967 al 1975, che segnano quindi l’esordio linguistico, basato sull’impiego di materiali inediti e di articolazioni energetiche sorprendenti, mentre la seconda, ospitata nei grandi spazi aperti del secondo piano, aspira a documentare lo spirito fluido e spettacolare delle imponenti opere realizzate dai singoli artisti dal 1975 al 2010, così che si intreccino a formare un arcipelago di momenti intensi e contrastanti in dialogo tra loro. L’esposizione del Mambo dal titolo "Arte povera 1968" prende spunto dalla mostra storica tenutasi alla Galleria De’ Foscherari di Bologna nel 1968 e dal relativo catalogo con il dibattito critico che ne seguì. Oltre ad alcune delle opere esposte in quell’occasione e ad altre che testimoniano del tipo di attività svolta dai diversi protagonisti intorno al periodo preso in considerazione, viene presentata una selezione di materiali - cataloghi, libri d´artista, manifesti, inviti e documenti realizzati a partire dalla fine degli anni sessanta - concernente il movimento e i suoi contributi linguistici. La Chiesa di Donnaregina Vecchia una tra le maggiori testimonianze di epoca medievale a Napoli, e ora parte del Madre è teatro della mostra “Arte povera + Azioni povere 1968” che fa riferimento alla rassegna internazionale dallo stesso titolo, tenutasi presso gli Arsenali di Amalfi nell’ottobre del 1968. Per tale ragione l’esposizione prevede un rimando tramite documenti, lavori ed interventi d’artista, sullo stesso contenitore storico, che testimoniano la situazione creativa venutasi a creare nell’evento amalfitano. A Roma l’evento Arte povera 2011 si articola evidenziando le singole presenze in collezione all’interno del programma espositivo del Maxxi – Museo nazionale delle arti del Xxi secolo e della Galleria nazionale d’arte moderna così da formare un insieme che vive sull’interazione espositiva delle singole sedi museali. Al Maxxi viene presentata una grande installazione di Gilberto Zorio che sospesa davanti alla grande vetrata del piano superiore del museo coinvolgerà visivamente la Piazza esterna stabilendo una relazione tra gli spazi. L’opera sarà un catalizzatore di energia che renderà visibile il legame che unisce il Maxxi alla gente. La Galleria nazionale d’arte moderna invece, a seguito di un radicale riordinamento delle collezioni del museo in occasione del suo centenario, riapre al pubblico dal 7 dicembre proponendo un nucleo di approfondimento su Pino Pascali, con una selezione di 20 opere dalla collezione, e completa il suo tributo all’Arte Povera valorizzando in allestimento le opere di Boetti, Fabro, Paolini, Penone, Pistoletto, Kounellis e Zorio. Al fine di allargare la “mappatura” operativa attuale che riguarda l’Arte Povera, sono in corso di studio e di progettazione - in corso di definizione e di annuncio - una serie di interventi, installazioni, azioni, incontri che, a partire da novembre e fino alla primavera del 2012, andranno ad ampliare e ad arricchire il percorso della mostra Arte povera 2011. Coinvolgendo altre città italiane, il proposito è di creare ulteriori occasioni in cui i contributi linguistici dei singoli artisti siano sottoposti a un’ulteriore ambientazione e a un arricchimento interpretativo. E al tempo stesso si possa realizzare, quando fattibile, progetti speciali che forniscano, tramite un taglio puntato sull’attualità e il contemporaneo, una lettura più recente dell’attività degli artisti. Infine a raccogliere la complessità delle proposta espositiva è realizzato per conto di Electa e sotto la stessa direzione scientifica, un unico catalogo. Nella pubblicazione verranno riuniti i contributi dei direttori dei musei e delle istituzioni coinvolte, i testi critici sugli artisti e quelli sulle differenti poetiche dell’Arte povera, la documentazione fotografica relativa alle opere esposte e quella relativa al contesto storico e agli sviluppi recenti dei singoli contributi linguistici. Tra gli altri, hanno prestato il loro apporto critico: Luca Massimo Barbero, Marcella Beccaria, Eduardo Cicelyn, Mirta d’Argenzio, Ester Coen, Lara Conte, Anna Costantini, Nicholas Cullinan, Richard Flood, Claire Gilman, Massimiliano Gioni, Gabriele Guercio, Robert Lumley, Gianfranco Maraniello, Maria Vittoria Marini Clarelli, Anna Mattirolo, Thomas Mcevilley, Beatrice Merz, Gloria Moure, Hans Ulrich Obrist, Giulio Paolini, Francesca Pola, Maria Teresa Roberto, Didier Semin, Antonella Soldaini, Daniel Soutif, Angelo Trimarco, Giorgio Verzotti, Angela Vettese e Denys Zacharopoulos. Scheda informativa Arte povera Nel 1967 in relazione ad un gruppo di artisti composto da Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, lo storico dell’arte contemporanea Germano Celant conia il termine “Arte povera” che si ricollega alle grandi utopie delle avanguardie storiche per il suo esprimersi non rigido né impositivo, basato sulla relazione con le situazioni sociali e culturali, nonché ambientali e contestuali. Collegandosi idealmente alle sperimentazioni di Lucio Fontana e Alberto Burri, questa ricerca adotta una strategia linguistica in cui viene abolita ogni gerarchia espressiva e materica. Da qui l’uso di processualità e di tecniche diverse, così da spaziare in tutti i territori della comunicazione visiva, senza distinguere tra i valori energetici e fisici, concettuali e concreti di un fare che può oscillare dalla scultura alla performance, dalla fotografia alla televisione. Un muoversi aperto e non lineare, ma sferico che porta l’attenzione all’aspetto contingente quanto al lato frammentario, contraddittorio, pluralistico, vagabondo e discontinuo del reale. Aperto ad un pensiero che tende a consolidarsi in processi mobili e variabili, il linguaggio dell’Arte povera si è caratterizzato per l’interesse ad un uso filosofico, quanto concreto di materiali eterogenei che vanno dalla storia dell’arte alla rappresentazione simbolica, dall’estetica del terrestre alla dinamica del celeste, da un’estetica del grezzo a una preoccupazione del naturale. Impegnata in un agire che oscilla tra discorso metafisico e totalità sensoriale, arriva ad utilizzare acqua e pietra, fuoco ed elettricità, parole e idee fino a coinvolgere animali e vegetali, che assumono un’importanza particolare per il loro appartenere al mondo del primario e dell’essenziale. Momento di rottura e di frattura con il passato, tale ricerca ha reso possibile il transito tra l’alto e il basso, tra il pieno ed il vuoto, il conscio e l’inconscio, il grezzo e il morbido, il mentale e il sensuale che tutto avvolgono. Rispetto a un’arte che, dalla pop alla minimal art, ha proposto un linguaggio quale strumento di natura immutabile e perfetta, figurale e industriale, l’Arte povera si è impegnata in un atteggiamento iconoclasta e de-costruttivo che tiene conto dei problemi dell’esistenza e si muove in relazione alla molteplicità delle situazioni temporali e spaziali. Un pluralismo linguistico ne ha caratterizzato la poetica e ha costituito il magma culturale entro cui hanno operato artisti profondamente diversi tra loro. Ricusando ogni definizione, con la conseguente impossibilità a inserirlo – ancora oggi - in una rigida codificazione, il movimento dell’Arte povera ha nondimeno acquisito negli anni, per il suo innovativo e originale contributo, dovuto alle singole individualità, una definitiva importanza, paragonabile al Futurismo italiano, nell’ambito della scena dell’arte contemporanea internazionale  
   
 

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