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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 09 Aprile 2003 |
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PREVISIONI ECONOMICHE DI PRIMAVERA DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER L´AREA DELL´EURO E L´UNIONE EUROPEA RIGUARDANTI IL BIENNIO 2003 2004
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Bruxelles, 9 aprile 2003 L´economia dell´area dell´euro e della Ue ha chiuso il 2002 in modo fiacco per via del quadro internazionale incerto e delle persistenti rigidità strutturali che riducono la nostra capacità di reagire agli shock. Questa fase di fiacchezza dovrebbe continuare anche nella prima metà di quest´anno. Ipotizzando che le tensioni geopolitiche si attenuino prima dell´estate, il ripristino della fiducia e il calo dei prezzi del petrolio innescheranno una moderata ripresa nella seconda metà del 2003. È improbabile che il rilancio sia vigoroso poiché l´incremento della disoccupazione frena i consumi, i protratti ribassi dei mercati borsistici appesantiscono i bilanci delle imprese ed i prezzi del petrolio continuano a spingere al rialzo l´inflazione. Di conseguenza per il terzo anno consecutivo la crescita sarà probabilmente deludente: nel 2003 il tasso medio nell´area dell´euro non dovrebbe superare l´1% (1,3% nella Ue).un tasso di crescita medio più sostenuto, pari al 2,3-2,4%, è previsto nell´area dell´euro e nella Ue per il prossimo anno, quando si dovrebbe assistere ad una ripresa degli investimenti e della creazione di occupazione ed al miglioramento delle condizioni internazionali. Tuttavia, dato il livello elevato di incertezza, non può essere escluso un ulteriore ritardo nell´accelerazione della crescita. Le tensioni geopolitiche, la volatilità dei prezzi del petrolio e il ribasso protratto dei mercati borsistici offuscano le prospettive a breve termine In questa fase l´incertezza è particolarmente elevata e le prospettive dipendono più che mai dalla valutazione dei fattori esogeni. Le previsioni della Commissione si basano sul presupposto che le tensioni geopolitiche dovute alla guerra in Iraq si saranno riassorbite entro la metà dell´anno, il che determinerà il miglioramento della fiducia e la normalizzazione delle relazioni internazionali. Sempre secondo la Commissione, i prezzi del petrolio dovrebbero diminuire gradualmente passando da 31 Usd al barile (greggio Brent) nel primo trimestre di quest´anno a 25,5 Usd nell´ultimo trimestre, il che equivale ad un prezzo medio nel 2003 di 27,5 Usd. Un´ulteriore discesa fino a 23,5 Usd è prevista per il prossimo anno. Con i prezzi azionari in calo di circa il 60% rispetto ai picchi della primavera 2000, la velocità e la portata della flessione delle quotazioni sono comparabili al crollo del 1929. Lo scenario di base prospetta il persistere di una crescita modesta fintantoché la riduzione della ricchezza delle famiglie e l´appesantimento dei bilanci degli istituti finanziari e delle imprese porranno un freno all´espansione economica. La ripresa mondiale sarà moderata e caratterizzata da squilibri Le tensioni internazionali si sono tradotte in un altro anno di espansione limitata del commercio mondiale: quest´ultimo è cresciuto nel 2002 del 2,6% dopo aver registrato nel 2001, con un calo dello 0,5%, un rallentamento senza precedenti dal 1982-83. Pur con un´espansione del 5,4%, anche quest´anno il commercio estero difficilmente fungerà da motore della ripresa mondiale. La previsione di crescita del Pil mondiale per il 2003 è stata abbassata al 3,2%, tasso che non costituisce un´accelerazione sensibile rispetto allo scorso anno, ma nel 2004 il Pil mondiale dovrebbe registrare una crescita più marcata pari al 3,7%. La ripresa è caratterizzata da squilibri come risulta dall´ampliamento dei deficit delle partite correnti e dei disavanzi statali. Negli Usa, grazie agli incentivi derivanti dalla politica monetaria e di bilancio e ad una solida crescita della produttività sottostante, la modesta ripresa in atto dovrebbe continuare con una crescita di circa il 2,5% nel 2003 e nel 2004. La crescita del Pil resta inferiore al potenziale poiché l´aggiustamento dei bilanci delle famiglie, insieme al persistente sottoutilizzo della capacità e al freno della bilancia con l´estero, limitano la forza della ripresa. Il disavanzo pubblico salirà al 4,8% del Pil nel 2003 e nel 2004 il disavanzo delle partite correnti dovrebbe lievitare al 6,1%. Le prospettive economiche per il Giappone restano cupe, con un disavanzo pubblico che potrebbe raggiungere il 7% del Pil, ma nel resto dell´Asia la crescita continua ad essere vigorosa, nonostante la debolezza dei mercati di esportazione situati al di fuori della regione. Dopo il ristagno registrato nel 2002, l´America latina dovrebbe beneficiare di una leggera ripresa grazie al deprezzamento delle valute, al miglioramento dell´economia mondiale ed alla graduale risoluzione delle crisi finanziarie che hanno colpito diversi paesi nella regione. In Canada e in Australia la crescita dovrebbe restare sostenuta. Anche nei paesi che aderiranno alla Ue il 1° maggio 2004, persisterà una crescita forte trainata dalla domanda interna e dai cambiamenti strutturali, nonostante le condizioni di debolezza della Ue. La ripresa nell´area dell´euro e nella Ue ha perso vigore nella seconda metà del 2002 L´economia dell´area dell´euro è cresciuta di uno scarso 0,9% nel 2002 (1,1% per la Ue) e l´intensità della crescita si è attenuata nella seconda metà di tale anno. Il Pil dell´area dell´euro ha registrato un´espansione dello 0,2% nell´ultimo trimestre del 2002, a fronte dello 0,4% nel trimestre precedente. Mentre il fulcro della ripresa si spostava in modo promettente verso la domanda interna, la crescita dei consumi privati non si è rafforzata rimanendo pari allo 0,7% nel 2002 nell´area dell´euro (1,4% nella Ue). Un´inflazione più elevata del previsto ha eroso il potere di acquisto, la scarsità dei nuovi posti di lavoro creati ha rallentato la crescita del reddito reale disponibile ed il continuo calo delle quotazioni azionarie ha ridotto la ricchezza delle famiglie. Tuttavia ciò non è sufficiente a spiegare che la spesa dei consumatori segni il passo. Un fattore importante è l´incertezza che intacca la fiducia e innalza il tasso di risparmio. Occorre inoltre tenere conto delle tensioni geopolitiche connesse all´Iraq e delle preoccupazioni per l´andamento futuro dei salari e delle pensioni. In particolare quest´ultimo aspetto ha suscitato di recente inquietudine per via della diminuzione del valore del patrimonio azionario dei fondi pensione e del deterioramento delle finanze pubbliche di taluni Stati membri. Gli investimenti stanno appena riprendendosi, dopo un anno e mezzo di calo continuo. Nell´ultimo trimestre del 2002 si è registrata una stabilizzazione, grazie in parte ad un miglior controllo del costo unitario del lavoro, ma nell´arco del 2002 gli investimenti sono calati del 2,3% nell´area dell´euro (-2,4% nella Ue). Le prospettive restano sfavorevoli nel brevissimo termine, ma la recessione sarà probabilmente evitata La fiducia dei consumatori ha continuato a deteriorarsi all´inizio di quest´anno ed è attualmente ai livelli osservati nel settembre 1992, quando la Ue entrò in una fase recessiva. Tuttavia è possibile che i consumatori reagiscano in misura eccessiva al conflitto militare nel Medio Oriente. Inoltre la fiducia delle imprese è tuttora al di sopra del livello di recessione, mentre la produzione industriale e il commercio al dettaglio, pur restando deboli, hanno registrato i primi segni di ripresa dopo il crollo drammatico registrato alla fine dello scorso anno. Considerati nel complesso, questi indicatori suggeriscono che la crescita resterà lenta nella prima metà di quest´anno ma che una recessione in tutta la Ue è improbabile. Solo in Germania il Pil dovrebbe calare nel secondo trimestre. Si presume che le tensioni geopolitiche si stemperino nella seconda metà di quest´anno, creando le condizioni per un rilancio dell´attività economica. Tuttavia nell´area dell´euro la crescita media resterà limitata all´1% nel 2003 e al 2,3% nel 2004 (rispettivamente 1,3% e 2,4% nella Ue). Dopo il calo dello scorso anno, gli investimenti dovrebbero aumentare di appena lo 0,3% nel 2003 nell´area dell´euro giacché le prospettive sull´evoluzione della domanda sono sfavorevoli e i bilanci delle imprese restano preoccupanti. D´altro canto una parte della capacità produttiva deve essere sostituita per via dell´ammortamento. Inoltre le condizioni finanziarie sono migliorate (calo dei tassi bancari e degli spread sulle obbligazioni aziendali) così come la redditività, ma ciò è dovuto in parte agli aggiustamenti più incisivi apportati al mercato del lavoro. Quest´anno la spesa dei consumatori dovrebbe crescere in media dell´1,2% nell´area dell´euro in quanto in caso di ripristino della fiducia potrebbe liberarsi quell´arretrato potenziale di domanda accumulatosi dopo diversi trimestri di consumi stagnanti. D´altra parte la crescita della disoccupazione potrebbe frenare i consumi delle famiglie. Il commercio mondiale dovrebbe registrare un incremento, ma è probabile che gli esportatori dell´area dell´euro perdano qualche quota di mercato a causa dell´apprezzamento dell´euro, che tuttavia riduce l´inflazione nell´area dell´euro, innalzando così il reddito disponibile reale. L´aggiustamento del mercato del lavoro comincia a dare i suoi frutti Nella fase iniziale di crescita modesta l´occupazione si è mantenuta ad un buon livello e l´incremento del tasso di disoccupazione è stato contenuto. Ciò è stato reso possibile dall´ampia concentrazione di posti di lavoro in un settore stabile come quello dei servizi, dalla possibilità di ridurre l´orario di lavoro anziché il numero di occupati grazie ai contratti meno rigidi e dalla costituzione di una riserva di forza lavoro nella prospettiva di un rallentamento non marcato. Tuttavia il mercato del lavoro comincia a dare segni di cedimento. Nel 2003 si prevede che nell´area dell´euro andranno persi, in termini netti, circa 100 000 posti di lavoro (il primo calo dal 1994) e il tasso di disoccupazione dovrebbe salire all´8,8% (8% nella Ue). Data la debolezza della ripresa, per il prossimo anno si prevede solo una crescita limitata dei posti di lavoro che non sarà sufficiente a compensare l´incremento della forza lavoro cosicché la disoccupazione continuerà a crescere. L´area dell´euro potrebbe pertanto contare 1,4 milioni di disoccupati in più nel periodo 2002-2004. Resistenza dell´inflazione globale Nonostante il rallentamento dell´economia, l´inflazione in generale scenderà lentamente nel 2003 e dovrebbe situarsi in media al 2,1% nell´area dell´euro, a fronte del 2,2% dello scorso anno, e scendere al di sotto del 2% solo il prossimo anno. Il livello elevato dei prezzi del petrolio e l´incremento delle imposte indirette hanno impedito all´inflazione di scendere ulteriormente e occorrerà del tempo prima che l´euro forte e l´evoluzione favorevole dei costi unitari del lavoro esercitino una pressione al ribasso sui prezzi. In alcuni paesi l´inflazione resta molto bassa a causa del rallentamento marcato dell´economia, il che ha determinato ampi differenziali di inflazione nell´area dell´euro. Ulteriore deterioramento dei disavanzi delle amministrazioni pubbliche, con considerevoli differenze tra i singoli Stati membri Il disavanzo delle amministrazioni pubbliche a livello di area dell´euro ha registrato un notevole incremento fino a salire al 2,2% del Pil nel 2002 (1,9% nella Ue). Con una correzione al rialzo rispetto alle previsioni d´autunno della Commissione, il disavanzo francese è stato quantificato al 3,1% del Pil, mentre il disavanzo portoghese è risultato inferiore alla soglia del 3% del Pil e il disavanzo tedesco è stato contenuto al 3,6%. Risultati migliori del previsto sono stati registrati in Irlanda (equilibrio), in Austria (disavanzo più ridotto) e in Finlandia (avanzo più consistente). Per contro, i risultati del Regno Unito e dei Paesi Bassi sono risultati peggiori delle aspettative. Nonostante il persistere di condizioni economiche sfavorevoli, a livello di area dell´euro il deterioramento delle finanze pubbliche resterà contenuto, con un disavanzo pari al 2,5% del Pil nel 2003 (2,3% nella Ue), in quanto alcuni paesi intendono limitare l´impatto degli stabilizzatori automatici sul disavanzo effettivo. È il caso della Germania, dell´Irlanda e dei Paesi Bassi, che ridurranno il loro disavanzo corretto per il ciclo di almeno lo 0,5% del Pil; in Italia l´impegno è più contenuto. Tuttavia la Germania resta in situazione di disavanzo eccessivo. Per contro, nel Regno Unito il disavanzo corretto per il ciclo si sta ulteriormente accentuando. In Francia e in Portogallo, i disavanzi corretti per il ciclo resteranno elevati e i disavanzi effettivi saranno al di sopra del massimale del 3%, sebbene nel caso del Portogallo le autorità stiano studiando misure volte ad evitare tale risultato. Anche in Grecia il disavanzo corretto per il ciclo è consistente. Premesso che le previsioni di bilancio per il 2004 si basano, come sempre, sul presupposto di politiche invariate, tre paesi (Francia, Italia e Portogallo) avrebbero un disavanzo superiore al 3% mentre altri tre paesi (Germania, Paesi Bassi e Regno Unito) sarebbero in zona rischio. Sono possibili risultati peggiori Le previsioni della Commissione sono caratterizzate da notevoli incertezze ed è impossibile escludere la possibilità che la situazione risulti peggiore delle previsioni qualora la guerra contro l´Iraq duri più a lungo del previsto. Inoltre, sia a livello mondiale che nella Ue, il quadro presenta aspetti di fragilità che rendono le economie più sensibili agli shock. Sotto questo profilo tre elementi sono di particolare importanza: i) la debolezza della fiducia; ii) i crescenti squilibri dei bilanci pubblici e delle partite correnti; iii) i ribassi protratti nei mercati azionari e il loro impatto negativo sui bilanci delle famiglie e delle imprese. Lo scenario peggiore prevede un conflitto militare protratto, prezzi del petrolio elevati, il calo dei viaggi internazionali, la flessione degli investimenti diretti esteri e del commercio mondiale ed un deterioramento del clima di fiducia a danno dei consumi e degli investimenti. Se tale scenario si avverasse, l´area dell´euro e la Ue potrebbero registrare un ristagno quest´anno e il ritorno alla crescita potenziale sarebbe rinviato ad una fase successiva nel 2004. |
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