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Notiziario Marketpress di Giovedì 10 Aprile 2003
 
   
  LA GLOBALIZZAZIONE CAMBIA IL MONDO DEL VINO UNA RICERCA DI NOMISMA, CHE SARÀ PRESENTATA VENERDÌ 11 APRILE A VINITALY (VERONAFIERE 10-14 APRILE), EVIDENZIA I PROFONDI CAMBIAMENTI DEL MERCATO ED IL RUOLO DEI PAESI DEL NUOVO MONDO

 
   
  Verona, 10 aprile 2003 - Un settore in forte mutamento, che ha inaugurato il nuovo millennio con profondi cambiamenti nelle regole competitive e negli elementi di scenario. E´ il quadro che emerge dallo studio "Il mercato mondiale del vino", realizzato da Nomisma (l´istituto di ricerca bolognese) in collaborazione con Veronafiere, che verrà presentato venerdì 11 aprile, alle 15, in sala Mascagni, nella seconda giornata di Vinitaly, il 37° Salone Internazionale del Vino e dei Distillati in programma a Verona dal 10 al 14 aprile prossimi. L´indagine fotografa il generale stato di salute del comparto, proponendo un´analisi dettagliata sull´attuale situazione nazionale ed internazionale, e sulle possibili prospettive di sviluppo della produzione di vino nei diversi Paesi. Dalle prime anticipazioni, un aspetto balza immediatamente agli occhi: l´enorme accelerazione della globalizzazione del settore. "A differenza di buona parte dei prodotti alimentari di consumo", recita la ricerca, "quello del vino si propone come un settore fortemente internazionalizzato". Entro il 2005, secondo alcune stime, la quota di produzione mondiale totale di vino esportata supererà il 28% a volume ed il 39% a valore. I flussi di esportazione, che fino agli anni ´80 riguardavano solamente i paesi europei e gli Usa, oggi coinvolgono tutti i continenti, con una presenza sempre più consolidata dei paesi produttori dell´Emisfero Meridionale, i quali stanno ormai sfidando la leadership europea. E´ infatti possibile prevedere, ricorda lo studio, che nel giro di pochissimi anni questi paesi catalizzino oltre il 30% dell´interscambio internazionale, minacciando i produttori anche all´interno dei loro stessi mercati sicuri. Diversi analisti si attendono, ad esempio, che l´Australia triplichi le proprie esportazioni nei prossimi cinque anni, mentre la Nuova Zelanda le raddoppi. "I competitor del Nuovo Mondo", sottolinea la ricerca, "sembrano destinati a superare, nel giro di un paio d´anni, le esportazioni europee nel mercato anglosassone e a raddoppiare la loro quota nel mercato statunitense dal 16 al 35%, sempre a danno dei produttori europei". Produttori che potrebbero inoltre risentire dell´eccessiva frammentazione del settore, che rimane composto in gran parte, a differenza di quanto accade sui nuovi mercati, da migliaia di imprese di ridottissime dimensioni. La quota di produzione delle prime 5 imprese in Francia (escluso lo Champagne) è del 13% (con vendite medie di vino per 330 milioni di dollari), del 5% in Italia (125 milioni di dollari) e del 10% in Spagna (190 milioni di dollari), contro il 73% degli Stati Uniti (750 milioni di dollari), il 68% dell´Australia (310) e l´80% della Nuova Zelanda, il 50% dell´Argentina ed il 47% del Cile. "Secondo i dati di Rabobank", afferma lo studio di Nomisma, "la quota di mercato dei primi tre produttori di vino a livello mondiale toccava alla fine degli anni ´90 appena il 6% del totale del mercato, mentre questo valore era pari al 35% per la birra, al 42% per gli alcolici e al 78% per i soft drink. Tale circostanza induce a credere che il processo di concentrazione sia destinato a continuare nei prossimi anni con la definitiva affermazione di un piccolo numero di multinazionali di dimensioni sempre maggiori con presidi produttivi nelle principali regioni vinicole del mondo e strategie di branding globali".  
   
 

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