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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Maggio 2003
 
   
  APPRODA AL PALCOSCENICO DEL TEATRO FILODRAMMATICI ERODIADI DI GIOVANNI TESTORI

 
   
  Il personaggio di Erodiade, carico anzi stracarico di storia letteraria, teatrale, figurativa, musicale, poetica, letteraria, religiosa, ha accompagnato la riflessione e la pratica teatrale di Testori dagli anni Settanta alla morte, tanto che lo scrittore di Novate ne ha ricavato tre stesure o riflessi, come voler penetrare nelle tre luci di una psiche. La prima è stata elaborata tra il 1967 e il 1968 per il cartellone del Piccolo Teatro di Milano che ne annuncia la messinscena nell´interpretazione di Valentina Cortese. Ma Erodiade andrà in scena, in una seconda stesura, soltanto nel 1984, e a darne memorabile interpretazione sarà Adriana Innocenti. La terza e ultima raffigurazione di Erodiade sarà affidata all´opera di Testori, quei Tre Lai che in un trittico testamentario modulano il lamento delle tre Grandi Madri testoriane: Cleopatràs, Erodiàs, Mater strangosciàs (che è, naturalmente la madre di Cristo). Un confronto che rappresenta soprattutto una progressiva messa a fuoco e una progressiva risalita verso le fonti prime di quel destino personale che Testori espresse e raccontò in un´opera che può essere considerata la maggiore sperimentazione letterale e teatrale del Novecento italiano. Erodiade I E´ la compagna di Erode, emblema di autorità e forza, donna sicura del potere che il popolo le riconosce nonché della propria bellezza. Erodiade Ii La bellezza sfiorisce ed il confronto con la giovane Salomè è doloroso. Dall´incontro con il verbo di Giovanni Battista, tramite di Cristo sulla terra, scaturisce una passione violenta: non è la parola, ma il suo corpo a piegarla senza che vi sia un esito favorevole alla seduzione che Erodiade desidera attuare. La figura inattaccabile di dominatrice è vinta e la carnalità voluttuosa, stimolata dall´uomo, la fa apparire in tutta l´incontenibile violenza e volgarità: scostumata nell´abito, perversa nel desiderio e nell´inclinazione ai vizi. Eppure a nulla valgono le sue pretese; la passione allora si tramuta nell´odio generato dal rifiuto. Salomè, ineguagliabile nel tripudio giovanile del suo corpo, la sostituisce tra le braccia di Erode. La testa di Giovanni Battista sarà il tributo cruento della donna sconfitta. Erodiàs E´ sempre la stessa, perché i desideri si ripropongono nel tempo identici; non vanta certo regali frequentazioni, ma la corporeità della passione modula i ceti sociali con le medesime caratteristiche. Erodiàs si esprime senza pudori in una lingua dialetto popolare che ne colora i modi e le viscerali inclinazioni. Racconta una vicenda identica con gesti più bassi, portandola in una realtà a noi vicina, riconoscendo la stessa insopprimibile urgenza al desiderio d´amore. Infolink: www.Teatrofilodrammatici.it    
   
 

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