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Notiziario Marketpress di Martedì 06 Maggio 2003
 
   
  LA GIORNATA DELL´ECONOMIA - ECONOMIA MILANESE: ANCORA PIÙ FORTE. ANCHE IN TEMPI DIFFICILI CRESCONO LE IMPRESE, IL LAVORO, L´INNOVAZIONE. MA RALLENTANO GLI SCAMBI CON L´ESTERO. LE IMPRESE? SI RIORGANIZZANO IN GRUPPO. E DANNO LAVORO A QUASI MEZZO MILIONE DI ITALIANI ...A CASA LORO

 
   
  Milano, 6 maggio 2003. Imprese che aumentano (quasi 5 mila in più), 31 mila nuovi occupati, soprattutto donne (23 mila), la più elevata produttività del lavoro in Italia (64,3 mila euro per addetto), una sempre più accentuata domanda di lavoro ad alta qualifica (un terzo del tot. Delle nuove domande del lavoro), il 50% delle imprese high-tech di tutta la Lombardia e il 13,6% di tutta l´Italia, il 30% dei brevetti nazionali. Milano si appresta alla sfida della globalizzazione ben attrezzata, nonostante le difficoltà congiunturali a livello internazionale dell´ultimo anno. In particolare, si registra una flessione nell´import (-4,1%) e nell´export (-4,4%), nonché nella congiuntura manifatturiera (-0,7%). Oltre che forte quella milanese si scopre un´economia organizzata: sono oltre 22.000 le imprese che operano in una logica di gruppo. E con ricadute in tutta Italia, grazie a quasi 24.000 imprese delocalizzate che hanno creato quasi 441.000 posti di lavoro. Sono questi alcuni dei dati del rapporto dell´ufficio studi della Camera di Commercio di Milano presentati oggi alla 1a Giornata dell´Economia, organizzata dalla Camera di Commercio in collaborazione con Unioncamere Lombardia. La Giornata dell´Economia, che si è svolta contemporaneamente presso tutte le Camere di Commercio d´Italia, nasce con l´obiettivo di fornire una lettura approfondita dei principali fenomeni economici territoriali e di consentire un monitoraggio dello stato di salute delle economie locali. "Oggi - ha commentato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano e di Unioncamere, l´Unione italiana delle Camere di Commercio - inauguriamo la prima Giornata dell´Economia. Un evento che non a caso si tiene nello stesso giorno, e più o meno alla stessa ora, in tutte le 102 Camere di Commercio d´Italia. Partendo dall´esigenza di fare il punto sullo stato di salute delle varie realtà locali, questa occasione vuole infatti essere l´espressione concreta di una volontà di lavorare in rete per lo sviluppo di tutto il territorio. In questo quadro, le prospettive per Milano appaiono confortanti. E´ vero, si esce da un anno di bassa congiuntura, anche per effetto della crisi internazionale. Ma l´economia milanese sembra aver retto bene questo periodo di difficoltà: lo dimostrano i dati sulla vitalità imprenditoriale e quelli sull´occupazione, due punti decisivi che fanno ben sperare per il rilancio. D´altra parte Milano si conferma nodo di primaria importanza nella generazione e nell´attrazione dei flussi, nazionali e internazionali, che ne fanno l´area metropolitana italiana maggiormente proiettata tra il locale e il globale. E non solo: il diffondersi dei nuovi modelli organizzativi a rete tra piccole imprese, che si mettono assieme per contare e fare di più, l´innovazione tecnologica, gli investimenti in ricerca, la qualità delle risorse umane, tutti settori dove Milano eccelle, dimostrano che le basi per vincere la sfida della competitività a livello europeo e internazionale ci sono tutte. Occorre adesso riuscire a pensare in grande, a partire dal mondo delle istituzioni più vicine al territorio" www.Mi.camcom.it Il mondo delle imprese Sviluppo imprenditoriale. Nonostante la crisi internazionale e il clima di incertezza che hanno contrassegnato l´evoluzione congiunturale del 2002, non si è arrestata la voglia di "fare impresa" dei milanesi: a fine 2002 le imprese milanesi registrate toccano le 417.296 unità, con un aumento di 4.664 imprese (+1,1%) rispetto al 2001 (il saldo nel 2001 era del +2,4%). Il saldo imprenditoriale di Milano è in linea con quello regionale (+1,2%) e nazionale (+1,2%), mentre è migliore rispetto a quello del Nord Ovest (+0,9%) e soprattutto del Nord Est (+0,3%). Tra le forme giuridiche, il saldo migliore si registra per le società di capitale (+2,4%; +3.541 imprese), rispetto alle ditte individuali (+0,5%) e alle società di persone (sostanzialmente immutato). Tra le attività economiche, si registra un saldo negativo per le attività manifatturiere (-2,2%; -1.402 imprese), con l´eccezione dell´industria alimentare e delle bevande (+32 imprese); la negatività del ciclo economico ha toccato anche il settore dell´intermediazione finanziaria (-2%). In controtendenza: costruzioni (+632 imprese; +1,4%) e istruzione (+33 imprese; +5%). I nuovi imprenditori in salsa milanese. Le imprese milanesi "effettivamente" nuove (ossia al netto delle trasformazioni, degli scorpori, ecc.) rappresentano in termini relativi il 49,8% del tot. Delle iscrizioni effettuate (ultimo dato disponibile: inizio 2001). L´incidenza più elevata di nuove imprese si riscontra nell´industria dell´abbigliamento (69,3%); degli alimentari (63%) e dei mobili (59,8%). Tra i servizi: costruzioni (64,5%); commercio al dettaglio (59,9%); trasporti (61,9%); poste e telecomunicazioni (78,9%). Per quanto riguarda l´identità dei nuovi imprenditori milanesi, per il 74,5% sono maschi, e per lo più giovani: il 40,4% ha tra i 25 e i 35 anni; il 32,2% tra i 35 e i 49 anni. L´incidenza di nuove imprenditrici è maggiore nella confezione di articoli di vestiario (47,6%); nella ricerca e sviluppo (50%); nella sanità e altri servizi sociali (66,7%). La congiuntura manifatturiera. L´industria manifatturiera milanese nel corso del 2002 ha registrato complessivamente un -0,7% nella produzione, perfettamente allineata al dato medio lombardo. A partire dalla seconda parte dell´anno si è tuttavia verificata una inversione di tendenza: in particolare, nel corso del 4° trimestre 2002, la produzione è aumentata dell´1,3%; il fatturato dell´1,6% e gli ordini dell´8,3%. I gruppi di imprese. Sono 22.619 le imprese milanesi che operano in una logica di gruppo (cioè che controllano altre imprese o sono controllate da altre società), quasi il 30% del tot. Delle società di capitale (contro il 28,1% lombardo e il 24,6% italiano). Se si considerano anche le imprese aventi forma giuridica diversa dalle società di capitale, il numero delle imprese in gruppo sale a quasi 24 mila, pari all´8% di tutte le imprese attive nell´area milanese (6% in Lombardia). Alle imprese di gruppo è ascrivibile il 94,4% degli addetti sul tot. Delle società di capitale (in Lombardia l´88%; in Italia il 76,6%) ed il 77,6% di tutto il fatturato prodotto (in Lombardia il 71,9%; in Italia il 66,4%). Se consideriamo la classe dimensionale, il 68,3% delle imprese che operano in gruppo ha meno di 9 addetti; l´8,3% tra 10 e 15; il 13,6% tra 16 e 49; il 4,3% tra 50 e 99; il 5,5% oltre 100 addetti. Il ricorso alla creazione di gruppi di impresa è un fenomeno che interessa tutti i settori di attività. In particolare, il settore dove è più alta la percentuale di società di capitale unite da un legame di gruppo è quello dell´intermediazione monetaria (58,2%); seguito dall´agricoltura (37,6%); e dalla chimica, gomma e plastica (33,3%). In termini assoluti, invece, il maggior numero di imprese che a Milano operano in una logica di gruppo appartiene al settore delle attività immobiliari e dei servizi avanzati alle imprese (9.802 unità); seguite dal commercio e dalla ristorazione (4.555) e dal settore metalmeccanico (2.190). Mercato del lavoro e capitale umano Il mercato del lavoro. Nel corso del 2002 c´è stato un incremento di 31.000 occupati a Milano (+1,9%, rispetto al +1,6% lombardo e al +1,5% italiano), di cui 23.000 donne (+3,4% rispetto al +2,5% lombardo e al +2,2% italiano). L´andamento del tasso di attività conferma l´ottima performance del mercato del lavoro femminile nella provincia di Milano: la partecipazione al mercato del lavoro è risultata pari al 53,2% (rispetto al 48,8% nazionale. In particolare: 64,1% per gli uomini (dato nazionale: 61,7%); 43,3% per le donne (dato nazionale: 36,8%). Per quanto riguarda la distribuzione tra i settori, la maggior parte degli occupati (65,9%) è impiegata nel terziario; segue l´industria (33,5%) e l´agricoltura (0,6%). La crescita dell´occupazione ha riguardato in particolare il lavoro dipendente (+50.000 occupati), mentre scende il lavoro indipendente (-19.000). Il tasso di disoccupazione rimane sostanzialmente stabile al 4,6% (3,6% uomini; 6% donne). Valore aggiunto e costo del lavoro. Milano si pone come la provincia italiana con la più elevata produttività nominale del lavoro: il valore aggiunto per addetto raggiunge infatti i 64,3 mila euro, il dato di gran lunga più elevato tra le altre province lombarde (seconda Lodi con 51,4 mila euro), nonché rispetto alla Lombardia (56,1), e alle altre ripartizioni geografiche: Nord-ovest (54); Nord-est (45,4); Centro (45,5); Sud-isole (41,8). Il dato per l´Italia raggiunge invece i 48 mila euro. La più alta produttività delle imprese milanesi si spiega principalmente con la relativa maggior presenza di imprese aventi più grandi dimensioni, operanti nei settori a più elevato contenuto tecnologico e più esposte alla concorrenza internazionale. Per quanto riguarda la ripartizione settoriale, il dato più elevato si riscontra nell´industria (valore aggiunto per addetto: 71 mila euro); seguito dai servizi (58 mila) e infine dall´agricoltura (28 mila). Se consideriamo invece la ripartizione per classe di fatturato delle imprese, il valore aggiunto raggiunge i 102 mila euro per addetto per le imprese che fatturano oltre 50 milioni di euro annuali; scende a 58 mila euro per le imprese tra 5-50 milioni di euro; e a 32 mila euro per quelle che fatturano meno di 5 milioni di euro. Per quanto riguarda il costo del lavoro per addetto, a Milano si raggiungono i 34 mila euro, rispetto ai 30,7 mila euro della Lombardia; ai 30 mila del Nord-ovest; ai 26,6 mila del Nord-est; ai 27,4 mila del Centro; ai 23,6 mila del Sud-isole. A livello nazionale, il costo per addetto tocca i 27,5 mila euro. La differenza tra valore aggiunto e costo del lavoro per addetto raggiunge quindi i 30,3 mila euro nella Provincia di Milano, a testimonianza della sua elevata produttività. Il dato è infatti il più elevato rispetto alle altre province lombarde (seconda Cremona con 29,5 mila euro). In Lombardia questa differenza raggiunge i 25,4 mila euro; Nord-ovest (24 mila euro); Nord-est (18,8); Centro (18,1); Sud-isole (18,2); Italia (20,5). Nel biennio 2000-2001 (ultimo dato disponibile) l´indicatore della ricchezza prodotta dal sistema economico milanese ha registrato un incremento del 5,4%, rispetto al 5,5% della Lombardia, al 5% del Nord Ovest, al 5,2% del Nord Est e al 5,2% dell´Italia. L´incremento è dovuto in particolare all´andamento del settore dei servizi (valore aggiunto prodotto: +6,5%), rispetto all´agricoltura (+4,6%) e all´industria (2,8%). La qualità delle risorse umane e l´investimento in formazione. Rispetto al resto del panorama regionale e nazionale, nella provincia di Milano è decisamente più elevata la richiesta da parte delle imprese di lavoratori ad elevato capitale umano (dato relativo al 2002): la richiesta di dirigenti è pari all´1,1% del tot. (rispetto allo 0,7% della Lombardia e allo 0,4% dell´Italia); quella delle professioni intellettuali e scientifiche raggiunge il 12,4% del tot. (Lombardia: 7,8%; Italia: 5,4%); quella delle professioni tecniche il 19% (Lombardia: 15,5%; Italia: 11,8%). Complessivamente, il gruppo dei dirigenti degli impiegati con elevata specializzazione e dei tecnici conta 21.445 unità, pari al 32,5% del totale delle assunzioni programmate nella provincia (in Lombardia sono il 24% e in Italia il 17,6%). Sono invece meno ricercate le professioni legate all´industria tradizionale: operai specializzati (14,7% del tot. Rispetto al 21,4% della Lombardia e al 25,4% dell´Italia); conduttori impianti (9,2% rispetto al 13,3% della Lombardia e al 13,4% dell´Italia), a causa della maggiore terziarizzazione che caratterizza il sistema produttivo milanese. Per quanto riguarda gli investimenti in formazione, nel corso del 2001 (ultimo dato disponibile), le aziende milanesi hanno speso 131 milioni di Euro per la formazione dei propri lavoratori (+8,6% rispetto al 2000: +11 milioni di Euro; rispetto al +11,5% in Lombardia e al +2,4% italiano). I programmi di formazione hanno coinvolto 187 mila dipendenti (il 16% del tot.), e il costo pro capite è stato di circa 700 euro (686 in Lombardia; 649 in Italia). A Milano si concentra il 52,2% dei formati totali lombardi e il 13% di quelli italiani. Il contributo fornito dai fondi pubblici ai programmi di formazione è invece sceso del 50%: da 10 milioni di euro a 5 milioni. Rispetto ai diversi settori produttivi, sono le aziende del terziario (in particolare dei servizi alle imprese) che investono di più nella formazione: il 44,6% della spesa totale nella formazione a Milano è infatti sostenuta da queste imprese; seguono: industrie estrattive e chimiche (15,9% della spesa) e quelle meccaniche (11,6%). Per quanto riguarda le dimensioni delle aziende, i maggiori investimenti in formazione provengono dalla aziende con più di 250 dipendenti (76 milioni di euro); seguite da quelle fino a 50 dipendenti (39 milioni di euro), e da quelle con 50-249 addetti (15,5 milioni di euro). La proiezione sul territorio Commercio con l´estero. Le difficoltà a livello internazionale durante il 2002 si sono fatte sentire sulla dinamica del commercio estero, in particolare per una area come quella milanese da sempre integrata nel sistema economico globale. Le esportazioni milanesi sono infatti scese del 4,4% (rispetto al -4,5% lombardo e al -2,8% italiano), le importazioni del 4,1% (rispetto al -3,7% lombardo e al -2,6% italiano). Le esportazioni milanesi si concentrano soprattutto nel settore metalmeccanico (49,9% del tot.); in quello chimico, gomma e plastica (26,8%) e nel sistema moda (9,7%); un andamento simile si ha per quanto riguarda le importazioni: metalmeccanico (56,8%); chimica (20,1%); altra industria (10,6%). I principali mercati di sbocco delle merci milanesi risiedono in Europa (64% del tot., di cui l´Ue ne rappresenta il 48%), seguiti dall´Asia (17,2%) e dall´America del Nord (9,9%). Riguardo all´origine geografica delle importazioni, anche in questo caso prevale l´Europa (oltre l´80% delle importazioni; l´Ue rappresenta il 68%), seguita dall´Asia (11,2%). L´attrattività del territorio: localizzazione e delocalizzazione d´impresa. Le imprese milanesi hanno creato 440.995 posti di lavoro sul territorio italiano, grazie al fatto di aver delocalizzato 23.911 unità. L´indice di delocalizzazione (rapporto tra il numero dei dipendenti che lavorano in unità locali fuori provincia con la totalità dei dipendenti occupati nelle imprese di una provincia) raggiunge il 31,7%, il valore più elevato rispetto alle altre province lombarde. E´ più elevato rispetto anche alla Lombardia (15%); al Nord-ovest (12%); al Nord-est (5,1%); al Centro (14,9%); al Sud-isole (3%); all´Italia 17%. Per quanto riguarda la distribuzione geografica del lavoro creato dalle imprese milanesi, 119.897 posti di lavoro sono stati creati in Lombardia; oltre 72 mila nel resto del Nord-ovest; quasi 86 mila nel Nord-est; oltre 82 mila nel Centro; 80,5 mila nel Sud e Isole. Milano ha invece attratto 10.585 imprese italiane sul suo territorio, che occupano oltre 140 mila addetti. L´indice di attrazione (rapporto tra il numero di dipendenti che lavorano in unità locali di imprese che hanno sede in un´altra provincia e la totalità dei dipendenti impiegati nel settore analizzato) raggiunge per Milano il 12,9%, superiore a quello Lombardo (e pari all´8,3%), ma inferiore a quello nazionale (pari al 17%). Da qua emerge che per ogni 100 posti di lavoro che le imprese milanesi creano al di fuori del territorio provinciale, circa 32 vengono creati da imprese extraprovinciali sul territorio provinciale milanese. La proiezione internazionale. Sebbene nel corso degli anni ´90 l´internazionalizzazione produttiva dell´industria milanese abbia conosciuto una dinamica rallentata, Milano - con le 547 imprese estere partecipate da 187 imprese milanesi - rappresenta l´area con la maggiore propensione multinazionale d´Italia (assorbendo quasi il 20% del totale delle imprese estere partecipate dall´intera industria nazionale, un peso che sale 37% se si considerano i settori a elevata intensità tecnologica, quali la filiera chimica-farmaceutica-plastica e quella dei prodotti elettrici-elettronici). Gli ultimi tre anni (1998-2001) hanno visto una significativa e più intensa crescita, rispetto agli anni precedenti, del numero delle multinazionali milanesi (da 143 a 187) e delle loro partecipate industriali all´estero (da 430 a 547). La presenza all´estero delle imprese milanesi vede inoltre un maggiore radicamento nei mercati più ricchi dell´Occidente (Unione Europea e Nord America) e in America Latina, mentre minore risulta la propensione a investire nei paesi a più basso costo del lavoro dell´Europa centro-orientale e del Nord-africa. Milano detiene una posizione di leader anche sul fronte degli investimenti esteri in entrata (28% del totale nazionale, un peso peraltro inferiore al 34% del 1990), che nel periodo 1998-2001 registrano un discreto aumento (il numero delle imprese industriali milanesi partecipate da imprese estere passa da 527 a 537). Innovazione Il rendimento degli investimenti. Utilizzando l´indicatore Roi per valutare la redditività delle risorse finanziarie impiegate nelle imprese milanesi, si può constatare un aumento costante di Milano: dal 6,2% del 1997 al 6,7% del 2000 (ultimo dato disponibile), rispetto al 6,5% lombardo e al 5,7% italiano. A livello di settore, la redditività più elevata si riscontra nella provincia di Milano nei servizi alle imprese (dal 4,4% del 1997 al 7,7% del 2000); e in quello manifatturiero (sebbene in leggero calo: dal 7,9% al 7%). Bene anche gli altri servizi (dall´8,1% al 9%). Oltre al 6% anche gli alberghi e ristoranti (dal 3,9% al 6,4%) e il commercio (dal 5,7% al 6,2%). I valori più contenuti si registrano nel settore delle costruzioni (dall´1,7% al 3,3%); nell´agricoltura (dal 2% al 2,6%) e nei trasporti (dal 3,6% all´1%). Propensione all´innovazione: il settore high-tech. Nel 2002 il settore high-tech nel suo complesso (informatica, telecomunicazioni, servizi telematici, manifatturiero avanzato, servizi di ricerca e sviluppo) ha fatto registrare 18.264 imprese operanti nella provincia di Milano, pari al 52,2% del tot. Della imprese attive in Lombardia nello stesso settore e al 13,6% del tot. Nazionale. In particolare: il solo settore dell´informatica e telecomunicazioni rappresenta con 9.065 il 58,5% del tot. Lombardo e il 13,9% di quello nazionale. Il settore del manifatturiero avanzato raggiunge le 8.820 imprese, pari al 52,4% lombardo e al 13,2% italiano (tra cui: quello della fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche il 63,6% lombardo e il 23% nazionale); infine il settore della ricerca e sviluppo con 379 imprese rappresenta il 69,4% del tot. Regionale e il 17,7% del tot. Nazionale. Rispetto al 2001, il settore high-tech nel suo complesso ha fatto segnare una crescita dello 0,7%, risentendo anch´esso del generale rallentamento dell´economia. In particolare, il settore manifatturiero avanzato ha segnato un -2%; una variazione positiva è stata invece fatta registrare dalla ricerca e sviluppo: +2,7%; e dall´informatica e telecomunicazioni: +3,5%. Propensione all´innovazione: numero di brevetti. Milano detiene il primato italiano dei brevetti nazionali ed internazionali depositati. Nel solo 2002 sono stati depositati a Milano 2.784 domande di brevetto, pari all´89,1% dei depositi della Lombardia e al 31,5% del tot. Nazionale. Rispetto al 2001 c´è stata una diminuzione del 2%, che rispecchia sia l´andamento regionale che nazionale. Per quanto riguarda i brevetti europei, le aziende milanesi nel 2000 (ultimo anno disponibile) hanno depositato 386 domande di brevetto europeo, pari al 55,9% delle domande lombarde e al 16,3% di quelle italiane.  
   
 

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