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Notiziario Marketpress di
Lunedì 08 Gennaio 2007 |
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COME DUE GOCCE D’ACQUA, IL THRILLER, AL TEATRO SAN BABILA
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Milano, 8 gennaio 2007 – Alessandro Benvenuti mette in scena, da autore, da attore e da regista, questo thriller dalle tinte forti che gioca con l´emotività dello spettatore facendolo oscillare tra l’allegria e lo sgomento, il tragico e il comico. Lo spettatore ride quindi di gusto e si spaventa mentre viene lentamente coinvolto all’interno di un complesso meccanismo psicologico. Questa la storia: un teatro nel teatro, dove assente il capo macchinista alle cui dipendenze lavorano, un macchinista e un elettricista si trovano per la prima volta a lavorare assieme per montare la scena di un’edizione polacca di quell’ "Aspettando Godot" di beckettiana memoria che fu il capolavoro dell’assurdo. Mentre il macchinista è calabrese, ciarliere e beone, "l´elettrico" è toscano chiuso e taciturno. Eppure l´estroverso macchinista sostiene che in fondo si somigliano. L’altro invece sembra provare avversione nei suoi confronti e gli risponde sarcastico: ´uguali come due gocce d´acqua!´ Funziona perfettamente il meccanismo virtuosistico di identificare il teatro con la vita, rendendo l’illusione inseparabile dalla realtà in questa versione insolita della commedia dublinese, dove i protagonisti attendono, proprio come nell’opera di Benvenuti, qualche cosa che non arriverà mai. E se la prima trovata scandalosa del capolavoro di Beckett è l’assenza del protagonista, “Come due gocce d’acqua” non è da meno, scrivendo nel passato del toscano un evento che ha prodotto ferite profonde e mai rimarginate. Qualcosa di incontrollabile e dimenticato che un gesto casuale del macchinista fa riaffiorare dagli abissi dell´inconscio in tutta la sua devastante dolorosità. E così un pensiero si mette in moto nella testa dell’elettricista. Un pensiero davvero pericoloso che, con la sua estroversione, l’altro contribuisce ad accrescere. Poi si accendono le luci e per alcuni memorabili istanti si rimane inchiodati alla sedia, emozionati e increduli. Fausto e Saraceno sono esattamente il contrario di due gocce d’acqua. Fausto e Saraceno, infatti, non hanno niente in comune. Fausto è alto, Saraceno è basso. Fausto parla poco è cupo, pensoso; Saraceno è logorroico, è sempre alla ricerca di una “battuta divertente”. Fausto è toscano, Saraceno è calabrese. Il caso li ha messi assieme costringendoli a lavorare fianco a fianco nell’arco di una giornata. Fausto e Saraceno sono due tecnici di teatro (uno elettricista, l’altro macchinista) impegnati a montare la scena di uno spettacolo (“Aspettando Godot”) allestito da una compagnia polacca. Per la precisione “assieme” li ha messi un fantomatico Mario, presente solo attraverso il telefono perché impegnato nell’allestimento di una sfilata di moda. Infatti lo “stronzo” ha preferito “le fighe ai rompicazzi dei polacchi” come sostiene la brutale e diretta esemplificazione di Saraceno. Inizialmente il rapporto tra i due somiglia a una partita senza “avversario”, il silenzioso Fausto mette in atto la difesa passiva dell’estraniamento lasciando campo libero all’onda anomala di Saraceno. Presto succede qualcosa di non spiegabile, Saraceno firma una cantinella col soprannome di “Pazzesco” e subito gli occhi di Fausto non riescono a nascondere una rabbia dolorosa; come se qualcosa si stesse “rompendo” nella sua mente. Questo “turbamento” è il primo tassello misterioso di un puzzle che si costruisce gradualmente, sempre sul filo di una suspence minimalista ma avvincente, come un duello occulto che segue le regole precisate di un triller. Un triller dove la strada di campagna con l’albero spoglio dipinta sul fondale della scena beckettiana, torna come un ossessivo flash-back nella mente di Fausto svelandosi solo nella soluzione finale. Un triller dove la storia di un tecnico soprannominato “il topo” che si è impiccato alla graticcia del teatro diventa elemento destabilizzante, spunto per allucinazione, e alla fine gioco crudele ai danni di Saraceno da parte di Fausto. “ Due gocce d’acqua” si articola in un crescendo calcolato di indizi e sospetti, un intreccio di piste inquietanti che emergono dal passato dei protagonisti, schegge di un mistero che fanno intuire tra Fausto e Saraceno molte più cose in comune di quanto fosse sembrato all’inizio. La conclusione completa il disegno del puzzle, rivelando i contorni di un dramma umano dove il dolore di un padre per la perdita della figlia involontariamente uccisa in un regolamento di conti tra bande rivali si traduce in vendetta verso l’unico testimone che si è nascosto dietro un colpevole silenzio. . |
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