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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Giugno 2003
 
   
  A STRASBURGO ROMANO PRODI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA PRESENTA AL PARLAMENTO IL CONSIGLIO EUROPEO DI SALONICCO

 
   
  Strasburgo, 5 giugno 2003 - Di seguito il discorso di presentazione di Romano Prodi sul consiglio europeo che si terrà a Salonicco "Signor Presidente, Onorevoli deputati, La bozza di Trattato costituzionale preparata della Convenzione europea sarà al centro dei lavori del prossimo Consiglio europeo di Salonicco. Data la straordinaria importanza dell´evento, il mio intervento di oggi sarà dedicato interamente a questo tema e sono certo che il dibattito che seguirà sarà ricco di stimoli e di suggerimenti per le fasi finali dei lavori della Convenzione. A pochi giorni dal termine della Convenzione, vorrei ringraziare tutti coloro che vi hanno rappresentato questa assemblea. Il vostro impegno è stato e sarà determinante per portare avanti il processo. Ringrazio anche il Presidente Simitis e il suo team per il paziente lavoro di mediazione che toccherà il suo culmine a Salonicco, spero con risultati positivi. Non è passato molto tempo da quando la Commissione e il Parlamento proponevano con forza la creazione di una Convenzione sul futuro dell´Europa. Oggi, abbiamo l´occasione di far nascere la nostra prima vera Costituzione da un dibattito democratico che si svolge alla luce del sole. Insieme abbiamo voluto la Convenzione e insieme dobbiamo impegnarci per il suo successo. La Convenzione deve presentare un testo equilibrato e senza alternative, un testo che getti le fondamenta dell´Europa per molti anni a venire assicurando la nostra presenza e la nostra indipendenza sulla scena internazionale. Se ciò non dovesse avvenire, i rischi sarebbero grandissimi. Rinviando la decisione su alcune questioni importanti alla Conferenza Intergovernativa si corre il rischio di ripetere la dolorosa esperienza di Nizza. E sarebbe una triste ironia della storia. Questa è la nostra occasione e non possiamo sprecarla. Lasciatemi ricordare gli intenti originari di questa grande opera di riforma delle nostre politiche e delle nostre istituzioni. Nel dicembre 2001 la Dichiarazione di Laeken istituisce la Convenzione e le affida il compito di preparare il terreno per la Conferenza Intergovernativa nel modo più ampio e più trasparente possibile. La Dichiarazione di Laeken solleva tre punti principali: migliorare la ripartizione e la definizione delle competenze nell´Unione europea; semplificare i nostri strumenti legislativi e di azione e, infine, dare all´Unione più democrazia, più trasparenza e più efficienza. L´obiettivo di fondo è quello di affermare i valori perseguiti dall´Unione, definire i diritti e i doveri fondamentali del cittadino e chiarire i rapporti fra gli Stati membri all´interno dell´Unione. La Convenzione nasce quindi con un compito difficilissimo, tuttavia alle sue spalle ci sono cinquant´anni di successi. In quasi mezzo secolo, abbiamo accumulato uno straordinario patrimonio istituzionale e normativo e abbiamo affinato uno stile di fare politica che è unico sulla scena mondiale. Il mandato della Convenzione è quindi chiaro. In parole povere, deve definire meglio chi fa cosa nell´Unione europea. Questo si traduce in un nuovo equilibrio istituzionale capace di interpretare il ruolo dell´Europa in un mondo globalizzato ma che il cittadino possa comprendere con facilità. Il Parlamento e il Consiglio devono avere la responsabilità congiunta del potere legislativo. Ciò significa che si deve generalizzare l´applicazione del metodo della codecisione; il potere giudiziario spetta alla Corte di giustizia. A questo riguardo, sono a favore di estendere la sua giurisdizione alla politica estera e sul piano della Giustizia e degli affari interni; infine, l´Unione ha bisogno di un solo organo esecutivo: la Commissione. La Commissione sotto il controllo del Parlamento europeo e del Consiglio, attua la legislazione, mette in pratica le politiche e assicura la rappresentanza esterna dell´Unione tranne che nell´ambito della politica di sicurezza e di difesa comune. Uno sdoppiamento dell´esecutivo, invece, non assicurerebbe ai cittadini europei la trasparenza e la responsabilità necessarie e si sottrarrebbe al controllo del Parlamento europeo. E sopra tutto, come elemento determinante e qualificante della volontà politica di agire democraticamente ed efficacemente: la generalizzazione delle decisioni a maggioranza. L´ultima versione della bozza di Trattato costituzionale resa nota dalla Convenzione comprende numerose buone proposte: la Carta dei diritti fondamentali è entrata stabilmente nel testo e sarà la seconda parte della nostra Costituzione; è stato esteso il ricorso al processo di codecisione e infine; è ormai chiaro che avremo un Ministro degli esteri che sarà il rappresentante dell´Unione in sede internazionale. Su altre questioni invece dobbiamo continuare a insistere: In primo luogo, non è stato abolito il ricorso all´unanimità. Si tratta del problema fondamentale che condiziona tutta l´efficacia futura delle istituzioni europee, perché il diritto di veto non può che condurre alla paralisi l´Unione. La soluzione migliore ci sembra la doppia maggioranza semplice, ovvero il 50% degli Stati membri e il 50% della popolazione. È il sistema che preferiamo perché riflette la doppia legittimità dell´Unione che, ricordo, si fonda sull´accordo fra gli Stati e sulla comune volontà dei popoli. Ma ripeto, il punto essenziale è la fine del diritto di veto. In secondo luogo, resta ancora irrisolta la questione di una Presidenza stabile del Consiglio Europeo. La soluzione che figura nell´ultima bozza presenta, a mio avviso, tre problemi: innanzitutto c´è il problema della legittimità (accountability), ovvero non si capisce a chi dovrebbe rispondere questa figura; inoltre, si indebolisce il ruolo del Parlamento europeo, perché questa assemblea ha potere di controllo sulla Commissione ma non sul Consiglio e sul suo Presidente. Quindi ben poca democrazia europea! infine, si crea presso il Consiglio un altro organo esecutivo che finirebbe per creare confusione fra le competenze comunitarie. Nessuna semplificazione degli strumenti, dunque, e ancora meno chiarezza su chi fa cosa nell´Unione. Tenuto conto di questo quadro, siamo aperti a diverse soluzioni: dal mantenimento del sistema di rotazione alla figura di un presidente chairman che migliori l´efficienza del Consiglio da un punto di vista tecnico. Più in generale, ciò che importa è che si gettino le basi per poter far convivere efficacemente quanto oggi non può andare oltre la cooperazione intergovernativa con i più consolidati meccanismi comunitari. Questo non si ottiene organizzando la separazione e la frammentazione, ma creando passerelle tra le due dimensioni e prevedendo la possibile evoluzione futura verso formule unitarie, come ad esempio quella del Presidente dell´Unione. E già da oggi abbiamo un terreno concreto su cui lavorare, quello del Ministro degli esteri dell´Unione. Questa figura rappresenterà l´Unione nel campo della Politica estera e di sicurezza comune, mentre chiediamo che alla Commissione resti la rappresentanza in tutti gli altri campi. Questo spiega la proposta della doppia natura e perché, per funzionare, il Ministro deve essere Commissario, seppur con statuto speciale per quel che riguarda la Pesc. Il Ministro degli esteri dovrà quindi collaborare strettamente con il Collegio e soprattutto con il Presidente della Commissione e dovrà avvalersi di un vero servizio europeo. Tale struttura dovrà essere amministrativamente collegata alla Commissione per poter lavorare insieme con gli altri servizi della Commissione, per ottimizzare le conoscenze e le risorse. In questo modo, la rappresentanza esterna dell´Unione sarà davvero unitaria e potrà efficacemente avvalersi degli strumenti comunitari e intergovernativi e questo ci darà il peso e il ruolo che ci spettano nel mondo. Ecco un esempio concreto di come si deve organizzare la coesistenza tra intergovernativo e comunitario. Le vicende degli ultimi mesi ci hanno insegnato una cosa: se continueremo a presentarci divisi resteremo per sempre un gigante economico e un nano politico sulla scena internazionale. Prima di chiudere, vorrei ricordare un ultimo punto: occorre dare strumenti istituzionali adeguati al rafforzamento delle politiche economiche. In questo senso è legittimo domandarsi se per far convivere il mix d´intergovernativo e di comunitario oggi esistente un´opzione non potrebbe essere che il Commissario per gli Affari economici e finanziari, presiedesse l´Eurogruppo e assumesse la rappresentanza esterna della zona Euro presso le istituzioni internazionali. Onorevoli deputati, questo è in breve ciò di cui volevo parlarvi oggi. Naturalmente, ci sarebbero molte altre cose da aggiungere, ma ho preferito limitarmi all´essenziale per lasciare più spazio al dibattito. Un´ultima parola per ringraziare la Presidenza Greca: determinata, efficace, sensibile ai diversi punti di vista. Una collaborazione esemplare. Formule di ingegneria istituzionale possono razionalmente spiegare che la rotazione non può funzionare. Forse; ma nessuna formula potrà sostituire la passione e l´intelligenza di responsabili politici che mettono al servizio dell´interesse comune europeo il proprio patrimonio culturale nazionale "  
   
 

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