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Notiziario Marketpress di Giovedì 26 Giugno 2003
 
   
  UN ESPERTO AMERICANO ILLUSTRA I MITI E LE VERITÀ SULLA POLITICA DELL´INNOVAZIONE NEGLI USA

 
   
  Copenaghen, 26 giugno 2003 - Definire una politica dell´innovazione per l´Europa significa adottare le strategie, gli incentivi e le iniziative di cooperazione ottimali: questa l´opinione espressa da Charles Wessner dell´Accademia nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, durante la Xiv Conferenza interparlamentare Eureka, tenutasi a Copenaghen il 23 giugno. Nella sua allocuzione programmatica, il dott. Wessner ha illustrato alcune tendenze e anomalie della ricerca e sviluppo (R&s) negli Stati Uniti e ha posto l´accento su una serie di miti e verità in merito al sostegno del governo all´industria, sottolineando il fatto che anche gli Usa, come l´Europa, devono affrontare diverse sfide nel settore della R&s. "Molti di voi, probabilmente, pensano che gli Usa dispongano di un meccanismo di ricerca completamente efficiente e ben oliato, finanziato segretamente attraverso la R&s della difesa militare [...] Tuttavia, sebbene il settore della R&s sia complessivamente in crescita, il sostegno alle attività di ricerca pubblica è diminuito rispetto alla crescita dell´economia americana e gli obblighi federali mostrano notevoli disparità", ha spiegato il dott. Wessner, sottolineando come a Washington cresca il timore che gli investimenti previsti per il futuro non siano sufficienti. Il dott. Wessner ha affermato, inoltre, che si registra grande ambiguità anche in merito al ruolo ottimale che il governo dovrebbe assumere nella società dell´innovazione, accanto ad una serie di miti politici, riscontrabili su entrambe le sponde dell´Atlantico. Secondo il primo mito, l´innovazione costituisce un processo lineare e, pertanto, è necessario adottare un modello lineare. Il dott. Wessner ritiene che tale assunto si fondi sull´ipotesi semplicistica che gli investimenti nella R&s conducono automaticamente all´innovazione e allo sviluppo di prodotti. "Non dobbiamo dimenticare che questo processo è basato su un modello e non sulla realtà". "Se da un lato dobbiamo incoraggiare le università e gli istituti a adottare un approccio diverso alla R&s, dall´altro non dobbiamo dimenticare la valenza della ricerca ispirata dalla curiosità", ha affermato il dott. Wessner. "L´innovazione appare quindi molto più complessa, poiché caratterizzata da una sovrapposizione fra ricerca applicata e di base, nonché fra ricerca orientata allo sviluppo e alla commercializzazione". Un altro mito molto diffuso negli Stati Uniti riguarda la convinzione che se l´idea è valida, il mercato la finanzierà. Nella realtà, invece, molto spesso gli operatori del mercato possiedono una conoscenza tutt´altro che perfetta, soprattutto su ciò che contraddistingue un´idea innovativa, e per le piccole aziende ottenere un finanziamento può risultare molto difficile. Inoltre, ha spiegato il dott. Wessner, mentre l´innovazione riguarda spesso lo sviluppo delle fasi iniziali di una tecnologia, gli investitori di capitali di rischio tendono a concentrarsi sulle fasi successive. Nonostante tali imperfezioni, il sistema americano può rappresentare ancora una fonte d´insegnamento per l´Europa. "Il sistema statunitense deve affrontare ancora importanti sfide, ma negli Usa esiste un contesto imprenditoriale determinante per la crescita basata sulla conoscenza", ha affermato il dott. Wessner, aggiungendo che la cultura della proprietà, la presenza di ridotti ostacoli normativi all´ingresso degli operatori e mercati finanziari solidi e diversificati sono tutti fattori essenziali per favorire l´innovazione. Come ha spiegato il dott. Wessner, gli Stati Uniti, inoltre, sono riusciti a sviluppare iniziative di partenariato fra pubblico e privato di grande successo, come il programma di ricerca per l´innovazione delle piccole aziende e il programma per la tecnologia avanzata, nonché efficaci sistemi di incentivazione che permettono non solo di finanziare le prime fasi di sviluppo e le tecnologie emergenti, ma anche di far avanzare verso i mercati le nuove idee che emergono in ambito accademico e creare sinergie fra le piccole imprese, le grandi società e le università. Quale consiglio, pertanto, ha fornito il dott. Wessner ai delegati, per aiutarli a formulare un´efficace politica europea dell´innovazione? "Non esiste un unico modo di procedere. Non si tratta di imitare gli Stati Uniti, non è questo il messaggio", ha ammesso il dott. Wessner al Notiziario Cordis. "Tutti abbiamo problemi in questo settore e dobbiamo elaborare le soluzioni migliori per risolverli". "La sfida principale dell´Europa non è la ricerca, ma la commercializzazione della R&s. I responsabili politici devono garantire la necessaria autonomia e potenziare i finanziamenti, mentre i programmi di sostegno devono prevedere l´assunzione dei rischi e tollerare i fallimenti per raggiungere un reale successo", ha affermato il dott. Wessner. "Allo stesso tempo - ha aggiunto - sono necessarie delle politiche che pongano l´accento sulla definizione di un quadro di cooperazione, basato sulle esigenze dei cittadini: dopotutto, sono le società e non i paesi che creano innovazione". "Tuttavia, il dialogo politico sull´innovazione si svolge essenzialmente a livello nazionale e sebbene la Commissione stia facendo progressi nello sviluppo di uno spazio europeo, ciò non significa che si abbandoneranno le politiche nazionali, regionali e locali", ha avvertito il dott. Wessner. Un altro motivo per cui non è necessario che l´Europa guardi agli Stati Uniti per trovare delle risposte è, secondo il dott. Wessner, l´esistenza di agenzie per la R&s come Tekes in Finlandia e di reti come Eureka, le quali rappresentano validi esempi di strumenti efficaci per favorire una crescita basata sull´innovazione in Europa. "A mio avviso, strutture come Eureka funzionano, ma gli Stati membri non stanziano sufficienti finanziamenti: perché?".  
   
 

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