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Notiziario Marketpress di Giovedì 11 Gennaio 2007
 
   
  TUMORI, AUMENTANO I CASI MA SI MUORE SEMPRE MENO ANDREOLLI: “OCCORRE MODIFICARE I PROPRI STILI DI VITA”

 
   
  Trento, 11 gennaio 2007 – Aumentano anche in Trentino i casi di tumore, ma per questa causa si muore sempre meno. Nella nostra provincia, così come nel resto d’Italia, un maschio ogni tre ed una donna ogni quattro hanno la probabilità di avere una diagnosi di tumore nel corso della vita. Le nuove diagnosi di tumore sono ogni anno in Trentino 1. 500 per i maschi e 1. 600 per le femmine; 700-750 all’anno sono i decessi per i maschi, 650-670 per le femmine. Sono i dati, rilevabili dal Registro tumori provinciale, illustrati e commentati stamani nel corso di una conferenza stampa dall’assessore provinciale alle politiche per la salute. “Prevenzione, diagnosi precoci, assunzione di comportamenti e stili di vita non dannosi alla salute, assieme ad una sempre più allargata attività di screening -– ha affermato Remo Andreolli – rimangono gli strumenti che più di altri possono contribuire alla diminuzione dei casi, migliorando la triste posizione di primato che il Trentino ha in Italia per l’incidenza di alcuni tipi di tumore”. E proprio dal primato che la nostra provincia – collocata in un’area del paese a maggiore mortalità ed incidenza per tumori – detiene in particolare per alcune patologie tumorali, quali ad esempio quelle che interessano il capo e il collo, è partito Andreolli per sottolineare, ancora una volta, come siano soprattutto le cattive abitudini di vita (fumo, abuso di alcolici, non equilibrata alimentazione, assenza di attività fisica) ad aumentare la possibilità di contrarre un tumore. “Permangono nella nostra provincia alcune consolidate “tradizioni”, difficili da modificare, che spiegano perché in Trentino alcuni tumori siano più diffusi che altrove. Occorre insistere sulla promozione della cultura della salute, soprattutto fra i bambini e i giovani, facendo capire chiaramente che il fumo, ad esempio, non può essere considerato un diritto. Niente sigarette, dunque, a scuola, nemmeno in cortile”. Le sedi più frequenti d’insorgenza di un tumore (esclusi i tumori cutanei non melanoma) e che rappresentano più della metà dei casi complessivi sono per i maschi il polmone (15,6 per cento), la prostata (11,2 per cento), la vescica (10,1 per cento), il colon (9,4 per cento) e lo stomaco (5,7 per cento); per le femmine, invece, sono la mammella (30,2 per cento), il colon (9,1 per cento), lo stomaco (5,5 per cento), il corpo dell’utero (4,9 per cento) e l’ovaio (4,3 per cento). Ci sono, però, anche notizie positive. I tumori al collo dell’utero, ad esempio, sono in calo nella nostra provincia. Così come si iniziano a registrare significativi passi avanti nell’attività di screening in particolare per quanto riguarda i tumori al collo dell’utero (poco meno del 70 per cento delle donne tra 24 e 65 anni di età si sottopongono al pap test, non ancora un numero sufficiente ma comunque superiore a quello delle regioni vicine ed a quello nazionale) e alla mammella (più dell’80 per cento sono le donne trentine tra 50 e 69 anni che aderiscono allo screening, il dato più alto in assoluto in Italia). Il 13 per cento dei casi di tumore alla mammella viene diagnosticato in stadio avanzato, ed è questa la “fetta” della torta statistica sulla quale occorre maggiormente intervenire. Dall’anno 2000 al 2004 la mastectomie subtotali sono salite dal 54,9 al 60 per cento dei ricoveri. La registrazione dei tumori – che avviene di biennio in biennio e che comporta un lungo lavoro di raccolta e di verifica dei dati – e le attività conseguenti possono offrire un supporto importante per descrivere i cambiamenti ed approfondire le conoscenze sul tema. Nel corso del 2007 – ha affermato l’assessore Andreolli, affiancato in conferenza stampa dai responsabili di settore e dal direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, Carlo Favaretti – proseguirà dunque l’attività di registrazione della casistica (ora si sta lavorando ai dati del biennio 2003-2004), mentre nei prossimi mesi saranno disponibili dati disaggregati per comprensorio. Si stanno nel frattempo portando avanti alcuni studi sull’accesso alla radioterapia e sulle neoplasie del testicolo. Andreolli ha ricordato infine gli obiettivi e le nuove iniziative in campo oncologico che Assessorato e Azienda sanitaria intendono perseguire per l’anno appena iniziato: elaborare una specifica indagine per individuare i profili delle donne che volontariamente o involontariamente non hanno partecipato agli screening provinciali del tumore del collo dell’utero e della mammella; organizzare una campagna informativi che inviti anche le donne in età 45-49 anni, con familiarità positiva per cancro mammario, a valutare l’opportunità di sottoporsi spontaneamente all’esame mammografico di carattere preventivo in regime di gratuità; aderire allo Studio sperimentale coordinato dall’Istituto superiore di sanità e dalla Regione Piemonte riguardante la vaccinazione Hpv (contro il Papilloma Virus); studiare la fattibilità di implementare una Unità di trattamento (Breast Unit) provinciale che integri, nel trattamento della patologia mammaria, le competenze preventive, diagnostiche, oncologiche, chirurgiche, anatomo-patologiche, plastico-ricostruttive, psicologiche e riabilitative, anche se – come ha ricordato Silvano Piffer, direttore del Servizio epidemiologico dell’Azienda sanitaria - da sempre le donne con tumore alla mammella sono state “gestire” nella nostra provincia in maniera integrata; progettare lo screening provinciale del carcinoma del colon-retto ed implementarlo in un numero di distretti che consenta di raggiungere almeno il 50 per cento del target provinciale, nella prospettive di realizzare entro il giugno 2008 la copertura dell’intero territorio provinciale; estendere il programma assistenziale Adi-cp (cure palliative) su tutto il territorio provinciale. .  
   
 

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