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Notiziario Marketpress di Martedì 02 Settembre 2003
 
   
  UNO STUDIO RIVELA CHE LE DECISIONI DEI MEDICI SONO INFLUENZATE DALLA RELIGIONE, DALLA CULTURA E DALLA GEOGRAFIA

 
   
  Gerusalemme, 2 settembre 2003 - Secondo un importante studio condotto sulle prassi mediche adottate in diversi paesi europei nelle fasi terminali della vita, le decisioni assunte dai medici in merito alla limitazione dei trattamenti di sostegno vitale per i pazienti in terapia intensiva variano in funzione di elementi quali la religione, la cultura e la geografia. Lo studio "Ethicus", condotto dai ricercatori del Centro medico dell´Università Hadassah-hebrew di Gerusalemme (Israele), ha preso in esame oltre 30.000 casi di pazienti in 17 paesi europei. I ricercatori sono giunti alla conclusione che la limitazione dei trattamenti di sostegno vitale è una prassi comune che varia, tuttavia, da paese a paese. Le differenze sono per lo più dovute a fattori di natura religiosa e culturale, ma il team ha registrato discrepanze anche fra i valori e le prassi degli intensivisti dei vari paesi europei. Lo studio rivela che i medici dell´Europa meridionale tendono a ricorrere più frequentemente all´astensione terapeutica per accelerare il "processo del morire", rispetto ai colleghi dell´Europa settentrionale. Inoltre, la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale viene praticata in maggior misura da medici protestanti, cattolici o agnostici, rispetto a quelli musulmani, ebrei o greci ortodossi. Secondo la ricerca, tuttavia, accanto ai fattori geografici e religiosi, la decisione dei medici è dettata da considerazioni chiave quali l´età del paziente, la diagnosi e la durata del ricovero in terapia intensiva. Nel complesso, la limitazione del trattamento è stata praticata in circa tre quarti dei casi di decesso presi in esame dallo studio: in un terzo dei casi si è trattato di sospensione terapeutica (withdrawing) e in un terzo di astensione terapeutica (withholding). Il coordinatore dello studio, prof. Charles Sprung dell´Università Hadassah-hebrew, ha affermato: "Negli anni Settanta si tentava di rianimare tutti i pazienti. Oggi questa non è più una procedura di routine. I medici ascoltano i pazienti e i familiari per capire qual è la volontà dei singoli malati e ciò che è meglio per loro". Il prof. Sprung auspica che questo studio possa aiutare medici, infermieri, pazienti e familiari ad "affrontare meglio le difficili e dolorose decisioni che occorre prendere ogni giorno".  
   
 

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