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Notiziario Marketpress di Mercoledì 03 Settembre 2003
 
   
  MACCHINE PER IL LEGNO: ORDINI A MENO 15,5 PER CENTO NEL SECONDO TRIMESTRE

 
   
  Milano, 3 settembre 2003 - Purtroppo niente di nuovo sotto il sole per le macchine e le tecnologie italiane per la lavorazione del legno e dei suoi derivati che, ancora una volta, risentono della stagnazione dei consumi e, di conseguenza, della minore propensione all´investimento delle imprese. Nel secondo trimestre 2003, infatti, gli ordini sono diminuiti del 15,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2002. È quanto emerge dalla oramai tradizionale indagine congiunturale trimestrale realizzata dall´Ufficio studi di Acimall, l´associazione che riunisce oltre 200 aziende italiane del settore che rappresentano ben l´85 per cento dell´intera produzione nazionale. Nelle risposte il campione statistico di riferimento ha ribadito il difficile periodo economico e l´accentuarsi della flessione già registrata nel primo trimestre 2003, flessione che aveva portato gli imprenditori e gli addetti ai lavori a giudicare la piccola ripresa avvenuta a fine 2002 come una sorta di "rimbalzo" destinato - purtroppo - ad esaurirsi velocemente. A determinare il calo complessivo degli ordini ha contribuito la minor propensione agli acquisti da parte delle imprese trasformatrici straniere (ordini in discesa dell´11,4 per cento) ma soprattutto dei clienti italiani (meno 23 per cento, anche per la fine dei benefici previsti dalla Legge Tremonti). Per quanto riguarda i prezzi l´indagine rivela che nei primi sei mesi dell´anno sono aumentati dell´1 per cento, mentre il portafoglio ordini è stimato in calo nel periodo aprile-giugno rispetto al trimestre precedente, con una produzione garantita per circa 2,1 mesi. L´indagine Acimall non tralascia le verifiche "qualitative" sull´andamento del trimestre. Il 47 per cento delle aziende intervistate indica un andamento della produzione stazionario, il 10 per cento in crescita e il 43 per cento in diminuzione. Le giacenze risultano stabili nel 63 per cento dei casi, in diminuzione nel 23 per cento e in aumento nel restante 14 per cento. Segnali di "attenzione" arrivano anche dal versante occupazione, che viene indicata stazionaria dal 73 per cento del campione e in diminuzione dal 27 per cento (non si registra alcuna segnalazione di aumento). E il futuro? L´indagine previsionale è assolutamente chiara: i mercati esteri - che contribuiscono in misura determinante al raggiungimento del fatturato complessivo del settore, pari a circa 2 miliardi di euro annui - avranno una crescita secondo il 27 per cento degli intervistati e rimarranno stabili per il 57 per cento, mentre faranno registrare ancora un calo per il 16 per cento del campione (saldo positivo +11). Per il mercato italiano le indicazioni evidenziano una situazione analoga a quella attuale nel 67 per cento dei casi, una ripresa per il 10 per cento delle aziende intervistate e un ulteriore peggioramento per il restante 23 per cento (saldo negativo -13). "Dovremo tenere duro ancora per qualche tempo", commenta a caldo il presidente di Acimall Luciano Costa. "La nostra associazione persevera nel manovrare tutte le leve di cui dispone per offrire alle aziende ogni possibile strumento al fine di "alleviare" un periodo che, purtroppo, continua a destare preoccupazione. Non ci basta sapere che è una situazione in cui versa l´intera economia mondiale, ma operiamo per trovare stimoli e possibilità di nuovi sbocchi per le nostre aziende, tradizionalmente pronte a muoversi con grande efficacia su tutti i mercati". "Tutto questo - ha proseguito Luciano Costa - ci impone anche una riflessione sulla struttura del nostro settore, sulla capacità di reagire in modo propositivo ai sempre più profondi mutamenti degli scenari internazionali. Probabilmente è venuto il momento di mettere a frutto in modo ancora più proficuo il patrimonio di conoscenze, di flessibilità, di capacità di reazione, di cultura imprenditoriale che abbiamo maturato in tanti anni di leadership mondiale. Sono personalmente propenso a credere, infatti, che una stagnazione degli investimenti così duratura possa e debba portare molte delle nostre imprese a guardare alla propria realtà e ai mercati internazionali con occhi nuovi, magari pensando anche a strumenti che potrebbero rivelarsi di grande utilità di fronte a un sempre più impegnativo processo di globalizzazione".  
   
 

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