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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Gennaio 2007
 
   
  TUTTI PAZZI PER LA MOBILE-TV. MA COSA SI VEDE?

 
   
  Milano, 15 gennaio 2007 - E’ cominciata la corsa a creare contenuti per i cellulari di ultima generazione e si sono subito attrezzati produttori, registi, pubblicitari, operatori: Ma dov’è il business? Caroline Flack, 26 anni, inglese, è una star della Tv mobile e dopo essere stata una conduttrice per canali importanti, vedi E4 e Channel 4, ha accettato di partecipare a una trasmissione che va in onda solo sui cellulari Umts dell’operatore O2, e che si chiama ‘Soccer addicts’, cioè contagiati o drogati dal calcio. Oggi non c´è tifoso inglese che non la conosca. Il format è un sapiente mix di contributi inviati direttamente dai possessori di telefonini che commentano le partite di calcio, raccontano barzellette, scherniscono gli avversari. La trasmissione è prodotta dalla società italiana Buongiorno, nata per creare contenuti per il web e ora si è diversificata anche nel mobile. Insomma, come altre aziende, ha dato inizio al business che si porta in tasca. Ma interrogativi e rischi non mancano. Secondo Stefano Portu, direttore media unit della Buongiorno, il successo di ‘Soccer addicts’ “è legato agli elementi vincenti della nuova tv: in modo particolare la possibilità di far interagire direttamente il pubblico e di creare delle sinergie con altri media”. La trasmissione, premiata recentemente al Mipcomm di Cannes quale contributo più innovativo, si basa infatti su una videocommunity. Cioè, lo spettatore valuta i contenuti e meno la tecnologia. E le opportunità per fare business creando contenuti per i telefonini, insomma, non mancano. La Endemol, per esempio, ha reso disponibile per i cellulari tutto il materiale girato dietro le quinte del Grande Fratello. Ma rimane il fatto che il business più redditizio è quello dei fornitori di contenuti tradizionali, perché con costi marginali possono sfruttare la nuova modalità di fruizione offerta dalla tv mobile. E allora? Anche se le prospettive sono interessanti, almeno a guardare l´offerta della tv mobile italiana, si può dire che non sono molti i contenuti dedicati e prodotti espressamente per i cellulari. Gli italiani, abituati al grande schermo, apprezzano soprattutto la possibilità di vedere, ovunque e in qualsiasi momento, i canali tv tradizionali. Esiste una recente ricerca della London School of Economics commissionata dalla Nokia che sottolinea l’attuale impasse: “Perché la possibilità di scaricare contenuti nati per la tv mobile diventi un fenomeno di massa occorrerà lavorare sui canali esistenti, sui programmi e sui modi di fruire la televisione, utilizzando l´esperienza maturata grazie a internet”. In Italia la prima a produrre contenuti è stata la 3, che già nel settembre 2004 lanciò la trasmissione 93esimo minuto. Forte di quell´esperienza l´operatore telefonico (gruppo Hutchison Whampoa diHong Kong) ha costituito un vero e proprio centro di produzione televisiva che attualmente conta due canali, La3live e La3sport, spendendo solo nel 2006 oltre 50 milioni di euro per sviluppare e realizzare contenuti per la tv mobile. E la Tim come si sta muovemdo? L’avvicinamento a questo business è diverso. Puntando sulla convergenza tra Internet, tv via cavo e telefonia, la società del gruppo Telecom ha privilegiato la strada dei contenuti più tradizionali stringendo accordi con Mediaset e La7, che di contenuti ne hanno a iosa. Vodafone ha invece firmato con la Skytv un accordo per produrre contenuti pensati esclusivamente per il cellulare. Intanto cresce la copertura della rete per la televisione mobile: la 3 e la Tim, attualmente, riescono a irradiare il segnale a circa il 75 per cento della popolazione italiana. E’ evidente che al momento il business è più favorevole agli sviluppatori di contenuti rispetto agli operatori telefonici, i quali devono rientrare da significativi investimenti. In effetti le società devono ancora ammortizzare i costi della costruzione delle reti Umts e delle licenze. Si comincia a pensare: ma da dove verranno i ricavi per sostenere il business? Sia dalla spesa dei clienti sia dalla pubblicità? Alcuni operatori sostengono che il video in mobilità potrebbe far risorgere e rendere validi i modelli della pubblicità tv interattiva, che hanno dimostrato di non funzionare con i vecchi media. Ma a quanto pare, i tempi per abituare i consumatori a utilizzare nuovi media sono più lunghi di quelli tecnologici. Rimane un grande interrogativo: quando per i clienti comprare un film o un programma sul cellulare sarà normale come accendere la tv del salotto? Se lo chiedono soprattutto gli operatori del settore. .  
   
 

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