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Notiziario Marketpress di Venerdì 05 Settembre 2003
 
   
  OPERAESTATE FESTIVAL VENETO 2003 LE CITTÀ PALCOSCENICO CONCLUSIONE IN GRANDE STILE PER LA XXIII EDIZIONE

 
   
  Si è tenuta ieri a Bassano del Grappa – Palazzo Sturm la conferenza stampa conclusiva di Operaestate Festival Veneto, la lunga kermesse estiva promossa dalla Città di Bassano– Assessorato allo Spettacolo con la Regione Veneto e Unicredit Banca, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Provincia di Vicenza e numerosi altri partner pubblici e privati. Ennesimo successo messo a segno dalla manifestazione, che per la sua ventitreesima edizione ha confermato l’alta qualità degli eventi presentati, seguiti da un pubblico sempre più numeroso, appassionato e partecipe. Un pubblico in grado di leggere ed apprezzare anche le proposte più innovative, decodificando percorsi, linee artistiche e progetti diversi tra loro. Del resto la forza del festival sta proprio nella capacità di affiancare scelte di grande impatto popolare a proposte più di nicchia, in grado di stuzzicare l’appetito anche dei palati più raffinati e di accontentare i critici più severi. Una direzione di lavoro confermata anche in quest’ultima edizione, che proprio nella diversificazione della proposta ha trovato la sua cifra distintiva, presentando alcuni eventi che hanno incontrato il pieno favore di pubblico e critica. A tal proposito va sottolineata l’attenzione riservata dalla stampa, specializzata e non, alla manifestazione, oramai considerata a tutti gli effetti un punto di riferimento fondamentale, sul piano regionale, ed uno dei festival estivi più eclettici ed originali, nel panorama nazionale. Per fare un bilancio del festival, è dunque necessario focalizzarsi sui tanti diversi appuntamenti che nei vari settori hanno scandito e accompagnato l’estate 2003 a partire dalla Lirica. Pienamente superata la prova Palabassano, risultato in grado di sostenere sul piano scenico ed acustico un allestimento d’opera, la Madama Butterfly prodotta dal festival è stata accolta da un coro di consensi, ed ha premiato l’enorme sforzo produttivo che ha visto impegnate circa 200 persone tra coro, comparse, orchestrali, cantanti, tecnici e staff organizzativo. Un allestimento che rimarrà nella memoria delle oltre 2000 persone che hanno gremito il Palabassano, per la raffinatezza delle scelte registiche e sceniche, l’appassionata direzione musicale e il grande talento vocale dei cantanti protagonisti. Altra stagione da annoverare tra gli annali del festival, quella della Danza, con un calendario segnato dalla presenza di alcuni veri e propri miti della danza internazionale contemporanea. Dall’irresistibile magnetismo coreografico di Twyla Tharp, all’asciuttezza del rigore scenico di Trisha Brown, passando per la travolgente energia dei Complexions, fino al sensazionalismo acrobatico dei Kataklo o alla delicata poesia coreografica dedicata da Maurice Bejart ai giovani della Compagnie M, le proposte di quest’anno hanno portato a Bassano uno sguardo contemporaneo carico di spunti e di invenzioni originali, suscitando nello spettatore curiosità e stupore per l’alternanza di schematismi essenziali e densità drammaturgiche, rigore coreografico e sfrenato atletismo. Spazio anche alla coreografia italiana con il candore claustrofobico di Sosta Palmizi e l’humor nero di Naturalis Labor. Il tutto in un’istantanea del panorama contemporaneo, tanto composita quanto intrigante per un pubblico di appassionati, attento osservatore delle differenti modalità dello stare in scena emerse nel corso del festival. A completare il calendario non è mancato lo spazio per la danza classica, qui rappresentata dalla splendida versione di Cenerentola, proposta dal Balletto Del Cremlino in un’atmosfera da favola. Quella magicamente ricreata nella Piazza degli Scacchi di Marostica, grazie ad un allestimento che ha permesso al folto pubblico presente di godere al meglio questo incantevole spettacolo. E poi un vero e proprio trionfo quello riservato dal Teatro Cimberle Ferrari di Bassano alla danza popolare, con il travolgente flamenco del Nuevo Ballet Espanol e il suadente tango della Compania Argentina Anibal Pannunzio, due appuntamenti salutati da ovazioni e che hanno fatto registrare presenze record, a conferma di come, all’interno del festival bassanese, quantità e qualità possono trovare un felice terreno comune. Più complesso e composito, il calendario del Teatro si è sviluppato attraverso tre sezioni principali, che hanno offerto diversi sguardi e differenti modalità di indagare le infinite possibilità del linguaggio teatrale. A partire da I Classici Contemporanei: cinque modi originali di affrontare testi e drammaturgie classiche, fuori dai canoni convenzionali, ognuna seguendo linee di indirizzo molto personali e profondamente diverse tra loro. Si è passati così da una versione “filologicamente” corretta de Le Baruffe Chiozzotte di Carlo Goldoni alla libera interpretazione dello shakespeariano “Romeo e Giulietta” come paradigma dello scontro generazionale, ma soprattutto del rapporto con il potere, proposto in Il Balcone Di Giulietta, lo spettacolo che ha rivelato al pubblico del festival lo straordinario talento dalla giovane compagnia Le Saracinesche. E poi ancora Shakespeare, stretto nella sua essenza linguistica dal patchwork intessuto da Roberto Latini in Essere E Non. Uno spettacolo che punta tutto sul talento di un interprete capace di giocare con le parole, restituendole allo spettatore nella loro cruda essenzialità. Sempre alla ricerca del cuore pulsante della drammaturgia shakespeariana, la Compagnia Gank, in coproduzione con il festival, ha presentato in prima nazionale una versione di Amleto accolta dal pubblico con calore ed entusiasmo. Uno spettacolo che conferma lo stile asciutto di questa formazione emergente che, mettendo da parte inutili orpelli scenici, ha dato nuova vita al più controverso classico schakespeariano, trasformando il principe di Danimarca in un “uomo contemporaneo”. Un essere fragile, inevitabilmente travolto dal ritmo concitato di un tempo, tanto vicino al nostro da rendere le sue parole limpide e comprensibili come raramente si è visto sulla scena italiana. Un altro successo che ripaga ampiamente la scelta del festival di investire nei giovani talenti producendoli in prima persona. A chiudere questa sezione, la proposta del Teatro del Lemming di Rovigo. Una livida versione dell’Inferno dantesco strutturata in quadri di tragica bellezza espressiva, capaci di calare lo spettatore in un clima sulfureo. Un’atmosfera drammaticamente tesa, che ha inquietato e affascinato al contempo il numeroso pubblico presente al Chiostro del Museo di Bassano. Altre atmosfere ed altri sapori quelli provati con gli appuntamenti de I Sapori Del Teatro, la seconda fortunata edizione di un percorso che unisce cibo e teatro, nel corso di eventi esclusivi dove l’arte culinaria si sposa con quella della scena. E’ ciò che è successo quest’anno in due spettacoli molto diversi tra loro per tipologia di linguaggio utilizzato. Da un lato D’aqua E Di Fuoco della Compagnia Nautai ha calato il Ristorante Al Ponte di Bassano in un sensuale clima sudamericano, utilizzando la narrazione, ma anche la danza e la musica del bandoneon, per raccontare un’incantevole storia d’amore ricca di fascino e di magia, mentre ad Asolo Villa Razzolini Loredan è stata trasformata nella reggia della Regina Caterina Cornaro per evocare il suo mito in Comizi D’amore, una delle più felici sorprese della stagione, accolta trionfalmente dal pubblico, per la capacità di guardare al passato con un linguaggio contemporaneo ricco di ironia e di gustose citazioni popolari, e per lo straordinario talento di cantanti-attori dei due protagonisti. L’ultima sezione del festival, intitolata a I Luoghi Del Teatro, si è concretizzata in una serie di eventi che proprio dai luoghi hanno tratto spunto. Spettacoli in cui la drammaturgia è stata direttamente ispirata dal contesto, per rendere ancora più pregnante ed unica l’esperienza dello spettatore. Del resto, creare dei percorsi teatrali a partire dagli spunti offerti da un luogo e dalla sua storia, è una direzione di lavoro che rafforza la dimensione regionale del festival, con l’obiettivo di riscoprire e valorizzare l’immenso e variegato patrimonio culturale di cui è così ricco il territorio veneto. Ne è un esempio il percorso legato all’acqua, che a Carpanè di San Nazario con Voci Dalla Brenta ha rievocato la terribile brentana del ‘66, mentre a Valstagna Marco Paolini ha letteralmente entusiasmato il pubblico con Song N. 32, un concerto per voce recitante dove, affiancato dal gruppo Mercanti di Liquore, ha ripercorso commoventi pagine della nostra storia recente. Ad Asolo, invece, la dimensione raccolta del Castello Caterina Cornaro, si è rivelata ideale per riscoprire la nobile arte di narrare delle storie. Un’arte che ha radici profonde nella cultura popolare di paesi antichi come il nostro, e che quest’anno ha trovato in Moni Ovadia e Ascanio Celestini due interpreti ideali. A San Zenone degli Ezzelini, nello splendido parco della Villa degli Armeni, un altro evento accolto da un inaspettato successo di pubblico, quello che Patricia Zanco ha costruito attorno al tema dell’esilio a partire dalla figura di Antigone. Il tutto con la collaborazione di un gruppo di venti giovani del territorio che hanno seguito un laboratorio teatrale, dimostrando nel corso della serata una presenza scenica di grande valore. E per concludere come dimenticare l’eccezionale evento sul Canova, che nella splendida Gipsoteca di Possagno ha accompagnato lo spettatore all’interno di un percorso di sottile fascino, costruito attorno al grande scultore e all’amore che lega indissolubilmente l’uomo alle statue. Un altro felice connubio tra arte e spettacolo che ha convinto e appassionato anche gli spettatori più esigenti. Un discorso a parte meritano invece gli appuntamenti di danza, musica e teatro che hanno visto protagonisti il Castello Di Romeo a Montecchio Maggiore e l’intera città di Schio coinvolta nel progetto Textures. Due veri e propri festival nel festival diametralmente opposti, più popolare il primo più di sperimentazione il secondo, a confermare la poliedricità di una grande manifestazione che spazia tra generi e modi differenti di affrontare il rapporto tra l’artista e la scena, fissando come unica discriminante l’alta qualità delle proposte presentate. Oltre alla lirica, alla danza e al teatro, il festival ha offerto serate indimenticabili anche per la Musica, da un lato la sezione curata da Veneto Jazz dedicata quest’anno alla figura di Dizzie Gillespie, con gli affollati concerti dei Gotan Project e di Charles Lloyd, dall’altro i grandi appuntamenti di musica sinfonica con orchestre prestigiose come quella del Teatro La Fenice di Venezia e la European Union Youth Orchestra diretta dal grande Vladimir Ashkenazy, ma anche musica da camera con il pianoforte di Gabriele Vianello e il violino di Dejan Bogdanovic. Una presenza, quella della musica classica, che segna il ritorno al festival in modo più significativo di questo genere di spettacolo, e che ha incontrate il pieno favore di un pubblico particolarmente numeroso. Come dimenticare poi gli oltre 25 appuntamenti con il jazz a Bassano e nei comuni del festival, i numerosi concerti che hanno animato le piazze e le strade della città, e gli oltre 100 giovani provenienti da tutto il mondo per frequentare i corsi tenuti dalla New School University. Questa significativa presenza di giovani, testimonia una volta di più l’attenzione che il festival riserva alle nuove generazioni di artisti, creando importanti contesti formativi e qualificati ambiti di confronto. In questa direzione anche il prologo al festival che quest’anno ha anticipato di un mese l’inizio della programmazione, con due progetti nati dalla volontà di creare nuovi spazi di visibilità per gli artisti emergenti della scena teatrale, e occasioni per stare insieme confrontandosi ed approfondendo la conoscenza di culture diverse dalla nostra. Questo lo spirito di Teatrinmovimento-primo Premio Citta’ Palcoscenico e Tam Tam Suoni E Culture Dal Mondo, Il prologo all’Operafestival che al suo esordio ha già trovato un consistente numero di appassionati sostenitori in fervida attesa della prossima edizione. Anche il Cinema ha offerto appuntamenti di grande interesse, proponendo, accanto alle rassegne dislocate nei vari comuni del festival (oltre a Bassano, Rossano Veneto, Sandrigo, Thiene, Montecchio Maggiore e per il primo anno Schio) la seconda edizione di Viva il Cinema Italiano, una quattrogiorni dedicata alla cinematografia nostrana realizzata in collaborazione con Cinecittà Holding, che ha confermato la significativa attenzione riscossa presso il pubblico del festival lo scorso anno. Questa nelle linee generali l’edizione 2003 di Operaestate Festival Veneto, un’edizione ricca di sorprese, di novità ma anche di importanti conferme. Un’edizione che sfiora il traguardo dei 120.000 spettatori, 119.710 per l’esattezza con un incremento rispetto allo scorso anno pari al 12,7%, una, cifra che sarà addirittura superata con La Traviata di dicembre. In una stagione particolarmente critica a livello nazionale, per la contenuta affluenza di pubblico, il festival bassanese è invece in deciso aumento, confermando il trend di crescita costante che lo ha accompagnato nel corso degli anni, dandogli forza per progettare stagioni di qualità sempre maggiore, dove alternare con cura novità e tradizione.  
   
 

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