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Notiziario Marketpress di Mercoledì 07 Settembre 2011
 
   
  L´IMPATTO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI SULLA BIODIVERSITA´

 
   
   Trento, 7 settembre 2011 - Anche in Trentino il cambiamento climatico produce degli effetti, tanto sulla flora quanto sulla fauna. La situazione non è tale, al momento, da creare allarme, ma va attentamente monitorata. Alcune specie riescono ad adattarsi, e anzi ampliano il loro areale di diffusione, altre, specie quelle con meno variabilità genetica, fanno più fatica. Arrivano anche delle specie "aliene", che prima frequentavano altri habitat: il caso forse più macroscopico - e fastidioso - è quello della zanzara Tigre. Ma le modificazioni che interessano la biodiversità hanno anche altre cause, oltre all´innalzamento delle temperature, anzi: sul versante delle specie vegetali l´impatto maggiore non è dato dal surriscaldamento ambientale ma dal cambio di uso dei suoli (maggiore colonizzazione dei fondovalle, abbandono di certe colture o loro intensificazione). Che cosa è possibile fare per mitigare gli effetti negativi che il complesso dei fenomeni che agiscono sulla biodiversità può produrre? Per quanto riguarda il mondo vegetale, creare ad esempio delle "banche dei semi" per conservare il patrimonio genetico delle specie più a rischio. Per quanto riguarda la fauna, in primo luogo approfondire la conoscenza della maniera con cui le specie - tutte, dai microrganismi alla grande fauna - reagiscono ai cambiamenti. Queste alcune delle evidenze registrate dagli esperti, emerse oggi nel corso del workshop dedicato al tema: "L´impatto dei cambiamenti globali sulla biodiversità del Trentino". Introdotto da Roberto Barbiero, coordinatore dell´Osservatorio provinciale sui cambiamenti climatici, il workshop ha visto la partecipazione di Annapaola Rizzoli (Fondazione Mach), David Neal (Università della California), Alessio Bertolli (Museo Civico di Rovereto), Domenico D´alelio (Fondazione Mach), Elena Mosca (Università della California a Davis), Lino Ometto (Fondazione Mach), Cristiano Vernesi (Fondazione Mach), Roberto Rosà (Fondazione Mach). A livello globale, quindi prescindendo dalla situazione specifica del Trentino, il tasso di estinzione delle varie specie, come registrato dall´Unione internazionale conservazione della natura, è attualmente 1000 volte più alto di quello naturale. A rischio estinzione sono una specie di uccelli su otto, una specie di mammiferi su quattro, una su quattro anche di conifere, una su tre di specie anfibie. In Trentino, sul versante della flora, è oggi potenzialmente a rischio un terzo delle 2359 specie vegetali catalogate, ma come ovvio non significa che ciò accadrà veramente. In realtà per le specie presenti sul territorio non vi è un rischio di estinzione "globale" (in Italia si registrano solo 5 casi di estinzioni globali, ovvero di scomparsa totale di una specie arborea, tutti in Sicilia), ma, in qualche caso, di estinzione parziale, limitata ad alcune zone. Gli habitat più a rischio sono le acque, i coltivi e le zone umide, ed in generale quelli situati alle quote più basse. In alta montagna non ci sono al momento evidenze di gravi minacce alla vegetazione; si registra invece, per effetto dell´innalzamento delle temperature, una migrazione di alcune specie verso l´alto. I fattori che concorrono a generare questi fenomeni, come detto, sono molteplici: al primo posto, il cambiamento di uso dei suoli, che impatta anche sulla distribuzione della fauna alpina. Fra le specie oggetto di studio in Trentino la pernice bianca e la lucertola vivipara sono entrambe emblematiche delle dinamiche che l’ecosistema alpino sta conoscendo. La pernice bianca, ad esempio, è un "lascito" delle glaciazioni e vive solo nelle principali catene montuose (Alpi e Pirenei). Dai primi studi è emerso che la specie ha un buon grado di diversità genetica che dovrebbe consentirle di adattarsi più facilmente agli effetti dei mutamenti climatici. Ma è l’habitat in cui vive ad essere danneggiato, a causa dello sfruttamento intensivo operato dall´uomo. Preservare l´ambiente dal degrado, dunque, è di fondamentale importanza per consentire a specie già sottoposte ad un notevole stress a causa dell´innalzamento delle temperature di sopravvivere. La biodiversità è una garanzia anche nei confronti della diffusione di particolari malattie e virus, come la Tbe (Tick-borne encephalitis) o encefalite da zecche, per la quale risulta determinante la densità di roditori presenti in un determinato habitat, dal momento che costituiscono la specie serbatoio del virus. Si è visto inoltre che una maggiore densità di caprioli può portare ad un aumento delle popolazioni di zecche ma può anche può ridurre la circolazione del virus. Lo studio condotto in Trentino ha modificato un recente scenario sulla diffusione del virus in Nord Italia, dimostrando che preservare l’ecosistema e la biodiversità - in particolare mantenendo alto il numero e la diversità di specie selvatiche presenti nelle aree interessate - può mitigare la circolazione del virus della Tbe mantenendo la sua diffusione entro soglie accettabili. L´ecosistema, insomma, è anche in grado di autoregolarsi .  
   
 

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