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Notiziario Marketpress di
Giovedì 08 Settembre 2011 |
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PROGETTO PERMANET E CAMBIAMENTO CLIMATICO
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Trento, 8 settembre 2011 - Dal 2008 al 2011 il progetto Alpine Space "Permanet" ha riunito 14 partner provenienti dall´Italia (fra appunto le Province autonome di Trento e di Bolzano), dall´Austria, dalla Francia, dalla Germania e dalla Svizzera per studiare le variazione del permafrost, ovvero il terreno permanentemente gelato. In Trentino interessa circa il 5% del territorio ed è diffuso sopra i 2.500 metri di quota. In questi quattro anni il progetto ha raggiunto risultati straordinari, permettendo di creare una mappa per l´intero arco alpino della diffusione del permafrost con 408 punti individuati e sette catasti di rock glacier che comprendono quasi 4800 forme. Stamattina, nell´ambito della settimana "Climatica...mente cambiando" sono stati presentati i risultati del progetto Permanet, durante un workshop nella sede del Museo delle Scienze. Mappare il permafrost è un´azione importantissima per le regioni alpine, perché può permettere di mitigare le pericolosità che derivano dalla degradazione di questo terreno ghiacciato dovute ai cambiamenti climatici. Se il permafrost si scioglie, infatti, si possono verificare crolli rocciosi, colate detritiche, movimenti di versante, oltre che danni sulle infrastrutture in quota come funivie, piste da sci, sentieri, rifugi e vie attrezzate. Come illustrato da Giorgio Zampedri, del Servizio Geologico della Provincia autonoma di Trento: "In Trentino il permafrost interessa solo il 5% del territorio ed è collocato al di sopra dei 2.500 metri, ovvero in zone a bassa infrastrutturazione, quindi i rischi sono davvero ridotti, ma altri paesi dell´arco alpino stanno affrontando problematiche serie". Ieri mattina, ad aprire i lavori del workshop, è stato proprio il responsabile del progetto, Volkmar Mair, dell´Ufficio Geologia e prove materiale della Provincia autonoma di Bolzano. Mair ha evidenziato l´evoluzione termica subita dall´arco alpino negli ultimi cinquant´anni e la progressiva diminuzione dei giorni di ghiaccio e di neve sopra i 1800 metri: "Mentre i ghiacciai reagiscono in modo molto veloce al cambiamento termico in alta montagna, i rock glacier, corpi geologici costituiti da ghiaccio e detrito sciolto cementati assieme e dotati di movimento in seguito alla deformazione del permafrost, degradano in modo più lento. Negli ultimi anni però si è notata un´evoluzione esponenziale anche per i rock glacier, con un inizio lento seguito da un aumento progressivo". Successivamente gli interventi dei professori Alberto Carton, del Dipartimento di Geografia dell´Università di Padova, che ha analizzato le forme del permafrost alpino, e Riccardo Rigon, del Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell´Università di Trento, che assieme a Matteo Dall´amico è entrato nel dettaglio delle caratteristiche del permafrost. Infine Roberto Seppi, del Dipartimento di Scienze della Terra e dell´Ambiente dell´Università di Pavia ha ripercorso i punti di rilievo delle temperature in alta quota collocati in Trentino. Sette i siti di monitoraggio, di cui due dedicati al permafrost, nella zona del Cavaion a 2890 metri di quota e presso il rifugio "Ai Caduti dell´Adamello" a 3040 metri. In quest´ultimo, nel 2008, due pozzi inclinometrici profondi 20 metri sono stati equipaggiati con sensori di temperatura e in oltre due anni di misure si è stabilita la presenza del permafrost ad una profondità superiore a 12 metri. Altre punti di misurazione sono situati al rifugio Vioz, dove si stanno monitorando alcuni rock glacier, sul ghiacciato della Presena dove sono in corso misure di temperature basale invernale e su Cima Uomo. Controllati costantemente da oltre dieci anni sono i rock glacier dell´Amola e del Maroccaro, entrambi attivi e in movimento. Tra i 2001 e il 2010 questi due rock glacier si sono infatti spostati di circa un metro e mezzo. In Trentino l´area totale coperta dai rock glacier è pari a circa l´1,4%, contro il 5% di superficie interessata dal permafrost. In totale si tratta di 33,5 km2, raffrontabili con l´area totale dei ghiacciai della provincia pari a 38,3 km2 nel 2003. I rock glacier trentini sono 705, di cui solo il 25% è attivo, ovvero in movimento, mentre gli altri sono relitti. La distribuzione dei rock glacier in una certa area consente di stimare la distribuzione del permafrost e la quota minima alla quale esso si colloca, sono infatti utilizzati per verificare e validare i modelli di mappatura del permafrost e per capirne l´evoluzione. Solo in questo modo sarà possibile sviluppare strategie per garantire la coltivazione e l’uso sostenibile e nel rispetto dell’ambiente delle zone alpine in futuro. |
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