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Notiziario Marketpress di Martedì 13 Settembre 2011
 
   
  AGROALIMENTARE FVG: FIORENTINA? NO, CHIEDETE PEZZATA ROSSA. PAROLA DI CHEF

 
   
  Pordenone - Su un campione di 1200 intervistati il 23 per cento conosce e consuma prodotti tipici del Friuli Venezia Giulia e addirittura il 63 per cento si è dichiarato intenzionato ad acquistarli più spesso nella propria spesa settimanale. Le condizioni? Che abbiano un prezzo d´acquisto giusto, siano facilmente reperibili in negozio e nei supermercati, abbiano garanzia di salubrità e affidabilità e provengano da coltivazioni o preparazioni artigianali della regione. Infine, il consumatore gradirebbe un marchio di riconoscibilità e quello di "Tipicamente Friulano" è giudicato ottimo. Questo quadro è emerso grazie all´indagine svolta dall´Osservatorio sui processi di valorizzazione dei prodotti agroalimentari del Friuli Venezia Giulia che è stata presentata e discussa il 9 settembre in occasione del convegno "L´agroalimentare friulano allo specchio. Valorizzare l´eccellenza" in corso alla Fiera campionaria di Pordenone, alla presenza dell´assessore regionale alle Risorse agricole Claudio Violino. Si tratta di una prima fase di indagine - ha spiegato il direttore dell´Irtef, Istituto per la ricerca sulle tecniche educative e formative, Sergio Simeoni - che si è concentrata in particolare sulla conoscenza dei prodotti tipici tradizionali da parte dei consumatori finali, cercando di capire anche quali sono le loro abitudini alimentari e qual è la percezione dei prodotti regionali in un contesto di promozione e valorizzazione. Nel convegno, moderato dal giornalista Nicolò Gambarotto, si è fatta luce anche sui risultati delle simulazioni e analisi di laboratorio che hanno riprodotto nove pietanze tradizionali, tra cui il frico, il musetto con la brovada, gli strucchi, la polenta, per valutarne le caratteristiche organolettiche. Ebbene, i risultati sono stati a dir poco inattesi. "Pietanze giudicate nell´immaginario comune come ´bombe ipercaloriche´ e dannose per la salute sono invece dal punto di vista della chimica degli alimenti assolutamente salubri", spiega Maria Parpinel, ricercatrice del Dipartimento di Scienze mediche e biologiche dell´Università di Udine. "Con i prodotti e i piatti della tradizione friulana e regionale è possibile riempire tutti i tasselli della corretta piramide alimentare moderna", conferma Parpinel. Del resto i dati emersi con l´indagine fanno capire che i consumatori sono consci del "valore aggiunto" dei prodotti tipici: giudicano come molto positivi il gusto e il sapore, l´odore e l´aroma, la sicurezza e la salubrità. Li consumano prevalentemente al ristorante e in trattoria (in seconda battuta, ma con distacco percentuale, durante sagre e feste e a casa di amici e parenti). Nell´immaginario comune gli intervistati definiscono i prodotti alimentari tradizionali come "legati a specifiche zone di produzione", dotati di "sapori, odori, aromi, colori particolari", e "fatti con ingredienti naturali, locali, di stagione" e in grado di "raccontare il modo di alimentarsi della popolazione locale". Quale dunque la strada da percorrere per incrementare il consumo di questi "made in Friuli Venezia Giulia". L´assessore regionale Violino (presente in platea, tra gli altri, il presidente degli artigiani, Carlo Faleschini) ha indicato con sicurezza la direzione. "I nostri consumatori hanno un´idea dei prodotti tipici ancora troppo legata ai cliché. Questo - fa notare Violino - da una parte dimostra una conoscenza ancora epidermica della varietà dell´agroalimentare friulano ma ci apre grandi spazi di manovra nel potenziamento del marketing". Incrementare il tasso di identità dei prodotti del Friuli Venezia Giulia è dunque l´imperativo per permettere ad un´agricoltura come la nostra - che non può certo contare sui grandi numeri - di essere competitiva e vincente, ha concluso l´assessore. A fare da "ambasciatori" all´estero delle eccellenze regionali ed "avanguardie" del marketing territoriale sono da sempre i ristoratori e gli esercenti. Al convegno di Pordenone, in particolare, è intervenuto uno dei cuochi più rappresentativi e maggiormente abili a reinterpretare la tradizione culinaria locale utilizzando prodotti a chilometro zero e di grande radicamento territoriale. "E´ con grande orgoglio che proponiamo i nostri prodotti tipici in manifestazioni all´estero - spiega Emanuele Scarello, cuoco e presidente dei Giovani ristoratori d´Europa - e lo facciamo in modo sempre creativo". Scarello interpreta al meglio il ruolo di "passaparola" d´eccellenza per il made in Friuli. "Tra noi cuochi ci parliamo e ci scambiamo idee: oggi è un mio collega a consigliarmi il peperone di Carmagnola, domani sarò io a suggerirgli le qualità della patata di Godia. Senza contare che ormai ogni ristoratore che abbia a cuore la qualità sente come obbligo morale quello di stringere un patto con i produttori e contadini locali: io, per esempio, ho ´adottato´ un contadino che prepara per mette da parte per noi prelibatezze uniche dal suo orto". Per spaziare nella lista dei 141 prodotti tipici tradizionali, ecco anche suggerita la "top list" dei prodotti tipici del cuore di Emanuele Scarello: "Io considero strepitosa la carne della nostra pezzata rossa, che sceglierei sempre al posto della più inflazionata fiorentina, il latteria di Brazzacco e la patata di Godia", indica il cuoco stellato friulano.  
   
 

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