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Notiziario Marketpress di Giovedì 13 Ottobre 2011
 
   
  IL VENETO. IL DISTRETTO ENOLOGICO PIÙ COMPLETO DEL MONDO DALLE RADICI MILLENARIE BEN SALDE NEL TERRITORIO

 
   
   Borgo Malanotte di Vazzola (Treviso) - “Non c’è al mondo un territorio dove il vino abbia radici tanto estese, identitarie, variegate e antiche come il Veneto, i cui vini non da oggi sono uno straordinario ed eccellente biglietto da visita di questa terra: se ne producono oltre 8 milioni di ettolitri l’anno, dei quali quasi la metà a Denominazione, con le tre più grandi Denominazioni italiane da vitigni autoctoni. Di tale quantità, infatti (dati 2010), 1.595.326 hl riguardano Doc e Docg Prosecco (la quantità è riferita alla sola produzione veneta cui si aggiunge quella del Friuli Venezia Giulia); 553.552 hl i vini della Valpolicella nelle loro varie tipologie Doc e Docg; 448.043 hl il Soave nelle varie tipologie Doc e Docg”. Lo ha ricordato ieri l’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato, nel delineare il quadro dell’enologia veneta in Italia e nel mondo. Gli esportatori della regione vendono all’estero una quantità di vini e mosti equivalenti a circa il 60 per cento della produzione regionale, per una quantità e un valore (oltre 1,158 miliardi euro) equivalente a circa il 29,5 per cento del totale dell’export italiano di vino, con un trend in crescita. Il vino veneto a Doc è unico perché proviene per la gran parte da vitigni autoctoni e originari (oltre l’80 per cento del totale) e anche da tecniche autoctone, come l’appassimento delle uve su graticci, ad esempio per ottenere un vino maestoso come l’Amarone o il Malanotte del Piave. E’ vario perché è in grado di coprire ogni esigenza e di abbinarsi ad ogni cibo. Solo il Veneto produce in qualità e quantità vini bianchi giovani o di grande temperamento; vini rossi beverini o da lungo invecchiamento, vini rosati, vini spumanti metodo tradizionale o charmat, vini frizzanti, vini dolci, vini passiti. Per non parlare della grappa, distillato che completa la filiera enologica regionale. Accanto alla tradizione viticola, il Veneto dispone di esperienza e professionalità, di ricerca e innovazione, di tecnologia enologica sviluppata e anch’essa autoctona, pure esportata in tutto il mondo, ovunque si voglia produrre vino di qualità. Nel Veneto ci sono anche i vigneti più preziosi (e costosi) del mondo, i circa 107 ettari a vite del Cartizze. In realtà non hanno un vero e proprio prezzo di mercato, perché chi li possiede non li vende, e se lo fa non necessariamente va dal compratore più generoso ma da quello che più garantisce la continuità qualitativa del territorio. ““Più che descrivere i vini del Veneto – ha fatto presente Manzato – vale la pena di assaggiarli, semplicemente: chiunque troverà quello che gli piace di più. E chi li degusta assapora la storia, respira il territorio, la tipicità assoluta e inimitabile. Perché nel Veneto il vino è presente da quanto inizia la storia”. Le prime citazioni documentate dei vini veneti riguardano infatti il Vino Retico, vino della Retia, la regione collinare che agli albori di Roma si estendeva din parte della pianura padana. Il vino retico è ricordato da Celso Aulo Cornelio, da Columella, da Virgilio che lo pone come secondo solo al Falerno, da Plinio il Vecchio. Da allora in poi le testimonianze e i documenti di una presenza enologica che si evolve si susseguono di continuo: da Cassiodoro, ministro di Teodorico, che descrive l’“Acinatico”, nel quale si percepisce l’antenato del Recioto, al re longobardo Teodorico, che nel suo Editto prevede pene per chi danneggi le viti o ne rubi i grappoli, passando per i Comuni e la Repubblica Veneta. Il contesto enologico regionale ha cambiato oggi la sua fisionomia originaria, si è specializzato, si è evoluto ulteriormente, fino ai risultati di oggi, che sono risultati di bontà ma anche di reddito per i produttori.  
   
 

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