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Notiziario Marketpress di Martedì 18 Ottobre 2011
 
   
  I DATI DELLA QUARTA INDAGINE RAPIDA CONGIUNTA CONFINDUSTRIA COMO - LECCO

 
   
   Como, 18 ottobre 2011 - Nei giorni scorsi si è conclusa la rilevazione della nuova edizione dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Como e Confindustria Lecco del mese di settembre. Gli indicatori confermano le aspettative negative che erano emerse durante la rilevazione dell’Osservatorio Congiunturale di luglio. In particolare, dopo un primo semestre di moderata crescita, la seconda parte dell’anno si è rivelata in controtendenza mostrando segnali di rallentamento già visibili in luglio e un più deciso arresto degli indicatori in settembre. Nonostante la maggior parte dei giudizi espressi indichino situazioni di stabilità delle attività, risulta in forte crescita il numero di aziende che evidenziano una diminuzione di ordini e produzione. La domanda interna è la più penalizzata mentre l’export, pur con qualche difficoltà, si riconferma l’elemento trainante per le aziende delle due province. Permangono le criticità già rilevate nelle precedenti edizioni riguardo alle situazioni di insolvenza e all’andamento dei prezzi delle materie prime. Tornano ad aggravarsi i rapporti con gli Istituti di credito dove oltre un’azienda su tre evidenzia condizioni meno favorevoli. A ciò si aggiunge inoltre uno scenario occupazionale che non mostra segnali di svolta. Anche le aspettative per le prossime settimane non prevedono un miglioramento, confermando invece il trend al ribasso. Gli Ordini - A livello congiunto per le due province, gli ordini descrivono una fase di marcato rallentamento esprimendo valori fortemente diversi rispetto ai livelli di luglio. Nonostante i giudizi prevalenti riguardino la stabilità (indicata nel 41,1%), infatti, i casi di diminuzione della domanda (32,7%) superano notevolmente quelli di crescita (26,2%). Ancora una volta il mercato nazionale si mostra in affanno mentre l’export pare resistere meglio. La domanda in Italia frena per circa 4 aziende su 10 mentre il 47,6% del campione indica livelli stabili. Decisamente scarso invece il numero di imprese che segnala una crescita, pari al 12,6%. Sul versante delle esportazioni la situazione appare meno preoccupante anche se i dati esprimono un peggioramento. Il 46,7% del campione indica una stabilità nei rapporti con i clienti esteri e il 27,8% di aver registrato un aumento delle richieste. Ammonta però al 25,6% il numero di soggetti che dichiara di aver raccolto minori ordini rispetto al mese di luglio. La Produzione - A livello congiunto, l’attività produttiva presenta segnali di rallentamento, complice una ripresa a rilento dalla pausa estiva. Nonostante il 56% del campione segnali livelli produttivi in linea con quelli dello scorso luglio, il 28% circa evidenzia una diminuzione e solamente il 16% un aumento. La bilancia dei giudizi non sembra dunque favorire le aziende dei due territori e il quadro peggiora se si considera anche il dato sul livello di saturazione degli impianti: l’utilizzo di questi ultimi rispetto alla capacità totale è del 72,5%, al di sotto di quanto segnalato nelle precedenti edizioni dell’Osservatorio. Le Previsioni - A livello generale, le imprese del campione esprimono incertezza per le prossime settimane. Se, da un lato, infatti, nel 61% dei casi le previsioni risultano stabili e nel 10% si ipotizza la crescita, dall’altro, si attestano al 29% (con un rapporto di quasi 3 a 1 rispetto ai giudizi positivi) i casi in cui le imprese rivelano la possibilità di un ulteriore rallentamento delle attività. L’orizzonte temporale di visibilità conferma sostanzialmente quanto emerso nelle precedenti edizioni dell’Indagine. Per il 41,3% delle imprese gli ordini in portafoglio risultano infatti sufficienti a garantire l’attività di qualche settimana, sino a un trimestre per il 43,3% e oltre un trimestre per il 15,4%, con un aumento rispetto alla precedente edizione. Le Materie Prime - Le aziende continuano a segnalare un aumento dei prezzi delle principali materie prime utilizzate, anche se i dati pervenuti negli ultimi giorni parlano di un miglioramento in tal senso. Si riduce lo scarto tra chi segnala di aver subito aumenti nel prezzo delle forniture (24,5%) e chi invece indica una diminuzione degli stessi (12,3%). Il restante 62,4% delle aziende di entrambe le province dichiara invece un sostanziale congelamento dei livelli dei prezzi. La Solvibilita’ - Nei casi di insolvenza da parte dei clienti le imprese dei due territori indicano una situazione in deciso peggioramento. Quasi il 36% delle aziende evidenzia un giudizio negativo in tal senso ,e se è vero che il 62,4% indica una situazione invariata, solamente l’1,8% segnala un miglioramento. I Rapporti Con Gli Istituti Di Credito - Dopo una fase di generale stabilità registrata nei mesi scorsi, le imprese di entrambe le province segnalano un peggioramento dei rapporti con gli Istituti di credito con cui operano stabilmente. Tale andamento riguarda, in particolare, oltre un’azienda su tre (il 34,9%), mentre per il restante 65,1% la situazione è rimasta stabile. Causa delle condizioni sfavorevoli sono l’incremento degli spread, per il 59% dei casi, l’aumento di spese e commissioni bancarie, nel 40,7%, e l’innalzamento della richiesta di garanzie per il 27,5%. L’occupazione - A livello occupazionale si assiste ancora una volta ad una situazione di forte stallo nelle due province. Il 75,5% delle aziende segnala infatti un mantenimento dei livelli, mentre i giudizi in diminuzione (14,5%) sono leggermente superiori ai giudizi che indicano un aumento (10%). A livello previsionale si segnala un’ulteriore flessione dei livelli di occupazione, con uno scarto in aumento tra giudizi negativi e positivi pari a circa l’8%. I Dati Di Como - Gli indicatori monitorati indicano uno scenario “di stallo” con alcune indicazioni poco negative, in particolar modo sul credito e sulla liquidità. La domanda registra deboli variazioni positive solo sui mercati esteri; buono l’utilizzo della capacità produttiva; stabile la dinamica dei prezzi delle materie prime e l’orizzonte di previsione della domanda, sempre più onerose le linee di credito e più frequenti i casi d’insolvenza della clientela. Nel dettaglio, sul fronte della domanda, l’indagine rapida evidenzia un aumento degli ordini per il 29% del campione, mentre il 34% indica una riduzione. Si attesta al 37% il numero dei soggetti che indicano invece una stabilità rispetto ai livelli di inizio anno. Gli ordini provenienti dall’estero rilevano una performance migliore, con una crescita per il 28% degli intervistati, stabilità nel 44%. Non si ravvisano segnali di ripresa per la domanda interna: il 46% del campione comunica il mantenimento dei livelli; i giudizi che indicano contrazione sono ben il 40%; quelli che esprimono una crescita solo il 14%. L’attività produttiva risente della debole prestazione degli ordini. Il 24% delle imprese comunica un incremento, il 50% segnala stabilità e solo il 26% una diminuzione. In media, il campione rivela di utilizzare circa il 73% della capacità produttiva disponibile. Il dato è in linea con le rilevazioni effettuate in maggio e aprile. Le aspettative delle imprese non sono incoraggianti, esprimono fiducia e intravedono uno scenario di crescita 15 imprese su 100; il 56% conferma per le prossime settimane uno scenario nel complesso invariato; il 29% invece comunica previsioni negative. Permangono criticità sull’orizzonte temporale di visibilità sulla domanda. Infatti, il 42% del campione rivela di avere visibilità per poche settimane (inferiori ad un mese), il 45% per qualche mese. Il dato è migliore, seppur di poco, rispetto a quanto rilevato nel corso dei primi mesi del 2011. Se la domanda registra una sostanziale tenuta, la solvibilità dei clienti delle aziende aderenti all’indagine mostra segnali preoccupanti, compensando quindi gli sforzi profusi per incrementare il fatturato. Nessun imprenditore segnala un miglioramento delle insolvenze, il 51% del campione comunica stabilità, il 49% comunica nuove insolvenze. Sul versante delle materie prime, l’osservatorio descrive una situazione stabile rispetto al recente passato. Nel 62% dei casi non sono stati rilevati incrementi, nel 12% un miglioramento, nel 29% l’approvvigionamento è risultato più costoso rispetto ai mesi scorsi. All’aumento delle insolvenze e ai ritardi nei pagamenti si associano crescenti difficoltà nel rapporto con il sistema creditizio. Il 46% degli intervistati dichiara un peggioramento, il 51% stabilità e solo nel 3% dei casi si riscontra un miglioramento delle condizioni. In particolare si riporta un incremento degli spread e delle commissioni applicate (rispettivamente nel 60% e nel 54%), meno ricorrenti le richieste di garanzie (aumenti nel 40% dei casi). A fronte del difficile quadro economico descritto, il mercato del lavoro appare sedimentato e poco flessibile: il giudizio prevalente è il mantenimento dei livelli (indicato nel 71% dei casi), il 10% degli intervistati ha indicato livelli occupazionali in aumento e il restante 17% in diminuzione. Le previsioni espresse dal campione paiono confermare lo scenario appena descritto anche per i prossimi mesi (prospettive stabili nell 63% dei casi). Anche da questa indagine – commenta Francesco Verga, Presidente di Confindustria Como – uno dei pochi, forse l’unico, dato sostanzialmente positivo riguarda gli ordini provenienti dai mercati esteri. Le imprese che esportano, infatti, dichiarano mediamente performance migliori di quelle che si rivolgono solo ai mercati interni. Se già prima sostenevo l’importanza dell’internazionalizzazione, ora lo ribadisco con ancora più forza. Per il resto purtroppo non si intravedono segnali particolarmente incoraggianti: sia l’attività produttiva che la visibilità sulla domanda si attestano su livelli invariati.  
   
 

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