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Notiziario Marketpress di Martedì 18 Ottobre 2011
 
   
  CINEMA TEATRO DI CHIASSO: MASSIMO FURLAN, PIROTECNIE SEVENTIES

 
   
  Chiasso, 18 ottobre 2011 - Arriva da un palcoscenico prestigioso come quello del Festival d’Avignon, per il quale è stato creato nel luglio dello scorso anno, lo spettacolo-parodia di Massimo Furlan, 1973, al Cinema Teatro di Chiasso giovedì 27 ottobre alle 20.30. Nella molteplice veste di regista, scenografo ed interprete, Furlan presenta una divertente e virtuosistica riproposizione di un popolare show canoro della televisione, il Concorso Eurovision de la Chanson, che vedeva la partecipazione di cantanti provenienti da tutta Europa. In chiave ironica l’artista ci fa rivivere l’edizione andata in onda nel 1973, in un’epoca in cui i satelliti televisivi erano ben lontani dall’aver invaso il nostro quotidiano. Furlan canta, si trasforma, si maschera e interpreta tutte le canzoni cercando di imitare in modo fedele lo stile originale, dando vita ad uno spettacolo di intelligente comicità che è allo stesso tempo una finestra sull’Europa di quegli anni e sulle sue forme di rappresentazione. A dividere la scena con lui spicca l’eccezionale presenza dell’antropologo francese Marc Augè che si presta al divertente gioco scenico. Un lavoro di ripresa, dunque, che trasforma quello che è stato un concorso televisivo in una commedia musicale. L’operazione tocca due aspetti importanti che appartengono alla nostra dimensione intima: la memoria e l’oblio. La memoria collettiva, che rievoca le atmosfere degli anni ’70, e la memoria individuale che riporta in vita momenti e ricordi personali dello spettatore. L´oblio di un evento passato, con i suoi ritmi e i suoi protagonisti, che riacquista vita nella forma del teatro. In collaborazione con Festival Internazionale di Teatro, Lugano. 1973 Regia: Massimo Furlan; Drammaturgia: Claire de Ribaupierre; Scenografia: Massimo Furlan, Antoine Friderici; Costumi: Cécile Delanoë; Interpreti: Massimo Furlan, Anne Delahaye, Stéphane Vecchione, Marc Augé, Serge Margel, Bastien Gallet; Massimo Furlan - Nato in Svizzera nel 1965 da genitori italiani, conclusi gli studi alla Scuola di Belle Arti di Losanna, inizia un ciclo di lavoro incentrato sulla tematica del ricordo e dell’oblio. Espone regolarmente a partire dal 1987. Si interessa alla rappresentazione scenica e inizia a collaborare con numerose compagnie di danza e teatro. Nel 2003 fonda Numero 23 Prod, incentrato sulla pratica della performance e dell’installazione. Da lì nascono progetti come Furlan/ Numero 23, International Airport, (Love story) Superman, Palo Alto, Numéro 10, Les filles et les garçons. 1973 “Ricordo quella sera d’aprile. Era il 1973. Come sempre, mia sorella ed io attendevamo il momento da settimane. Finalmente iniziava, e potevamo sognare. Come noi, milioni di telespettatori avevano gli occhi incollati allo schermo. Era la sera più importante dell’anno. L’ora del Concorso Eurovision de la Chanson. Noi eravamo italiani nati in Svizzera e in questo caso il nostro cuore batteva naturalmente per il concorrente italiano. Ma quella sera, le cose andarono diversamente: rimasi stupefatto dall’esibizione di un concorrente svizzero. Un uomo giovane, alto, con lunghi capelli biondi, stava cantando. Appariva perfettamente a suo agio. Eppure era svizzero. Non assomigliava alle persone che incrociavo nella piccola città di Ecublens, vicino a Losanna. Lui sembrava felice”. (Massimo Furlan) Il Concorso Eurovision de la Chanson (prima edizione a Lugano nel 1956) negli anni Settanta era uno dei rari momenti in cui si riunivano i migliori cantanti di varietà. Il rituale era sempre lo stesso: un artista per Paese era selezionato per interpretare una canzone, accompagnato da un’orchestra dal vivo. In quegli anni era ancora raro vedere dei cantanti in televisione. Il Concorso era un evento unico anche perché internazionale: veniva registrato dal vivo nel Paese ospite – ogni volta diverso. Negli anni, molte trasmissioni hanno preso spunto da questa. Il progetto 1973 indaga una forma specifica di spettacolo popolare ed apre interessanti prospettive sulla cultura di massa. Due sono le dimensioni del fenomeno: quella commerciale, che riguarda la musica come prodotto di un mercato sempre più globalizzato e standardizzato; quella più emotiva e simbolica, che guarda agli aspetti rituali dello show – aspetti che molti altri spettacoli in seguito hanno assunto. Dal punto di vista antropologico si apre una domanda interessante: perché gli esseri umani amano ritrovarsi insieme per scegliere “il migliore”? Questo li rassicura? Crea un senso di comunità? Il materiale di partenza per la creazione dello spettacolo di Massimo Furlan e Claire de Ribaupierre è la registrazione della puntata del Concorso tenutasi il 7 aprile del 1973 al Teatro Municipale di Lussemburgo. Diciassette i Paesi in gara, dalla Finlandia a Israele, passando per Italia, Regno Unito, Svizzera, Francia, Svezia, Yugoslavia… Come per altri progetti di Furlan – ad esempio Numéro 10, che si riferisce al calcio – 1973 riattualizza uno specifico momento del passato, una precisa serata di una trasmissione notissima negli anni ’70. Sul palco viene ricostruito lo show il più fedelmente possibile, ma, ovviamente, è diverso dall’originale. Cambiano gli interpreti, il periodo, il contesto. Cambia lo spettacolo, che diventa un musical spassoso dove un unico cantante, Furlan, cerca di assumere le fattezze e lo stile canoro di tutti i personaggi in gara, uno dopo l’altro, in un vortice di travestimenti. A fare da motore alla comicità, il senso di inettitudine di questo cantante, gli involontari incidenti che provocano ilarità, laddove nell’originale tutto era accurato, perfetto,quasi compassato. Non vi è però ironia o cinismo nei confronti dell’originale, ma piuttosto uno sguardo innocente, stupito, bambino, su un pezzo importante della storia della musica e della televisione.  
   
 

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