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Notiziario Marketpress di Giovedì 20 Ottobre 2011
 
   
  DIGHE E INVASI, QUALI RISCHI?

 
   
  Torino, 20 ottobre 2011 - “Dighe e invasi, quali le situazioni di rischio in Piemonte e nel resto d’Italia?” è l’argomento del convegno nazionale organizzato dall’assessorato regionale all’Ambiente - direzione Opere pubbliche e Difesa del suolo - dal 19 al 21 ottobre presso il Centro Incontri di corso Stati Uniti a Torino. Sono 962 le opere di sbarramento esaminate dal settore Pianificazione e Difesa del suolo attraverso perizie integrate e ispezioni. Di queste, 708 sono di competenza regionale, la maggior parte utilizzate per uso irriguo (circa l’83%). Le verifiche effettuate in collaborazione al Corpo Forestale dello Stato hanno permesso di far emergere situazioni rischiose anche su alcuni impianti privi di sbarramento artificiale, quindi non rientranti nelle competenze regionali, ad esempio per l’inadeguatezza del manufatto di contenimento o per la mancanza di recinzioni e cartelli. L’intento di stilare una nuova classificazione in base al rischio e l’aggiornamento del Catasto sbarramenti risponde all’esigenza di disporre di uno strumento per l’organizzazione completa delle informazioni relative alle dighe e agli invasi di competenza regionale e nazionale, al fine di gestire in maniera integrata sia la componente descrittiva delle informazioni di tipo generale, tecnico e amministrativo, sia la componente geografica relativa alla localizzazione degli impianti. In quest’ottica, sarà possibile semplificare le procedure dei controlli sugli sbarramenti esistenti e in costruzione e stanziare risorse utili per monitorare in maniera più approfondita gli sbarramenti ritenuti maggiormente pericolosi. “Le attività condotte fino ad oggi - ha dichiarato in apertura dei lavori l’assessore all’Ambiente, Roberto Ravello - confermano non solo la necessità di incrementare la conoscenza del territorio da parte dell’amministrazione regionale, ma anche di promuovere una cultura di prevenzione del rischio e di verificare con maggiore frequenza le condizioni degli sbarramenti in esercizio. Diventa quindi quanto mai opportuno procedere ad una classificazione degli sbarramenti sulla base della pericolosità, in modo da poter stilare con largo anticipo, in collaborazione con la Protezione civile regionale, eventuali piani di intervento in caso d’emergenza. Dai primi dati raccolti, solo un 7% delle dighe piemontesi risulta non essere in ottimo stato. È dunque dovere della politica, partendo dall’acquisizione di questi risultati, tutelare il territorio e chi lo abita. L’attenzione rivolta dalla Regione a questo tipo approfondimenti permetterà infatti di sbloccare attività urgenti per la messa in sicurezza stessa degli impianti di ritenuta, imboccando un percorso virtuoso che dovrebbe consentirci di effettuare manutenzioni più frequenti, controlli sui corsi d’acqua maggiori e lo sfruttamento più corretto del materiale sedimentato nei bacini”.  
   
 

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