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Notiziario Marketpress di Lunedì 24 Ottobre 2011
 
   
  RICORSO DELLA REGIONE VALLE D’AOSTA CONTRO LA FINANZIARIA

 
   
   Aosta, 24 ottobre 2011 - La Giunta regionale, nella seduta di venerdì 21 ottobre, ha deliberato di proporre ricorso, dinnanzi alla Corte costituzionale, avverso il decreto legge 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo), convertito, con modificazioni, con la legge 14 settembre 2011, n. 148, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n.216 del 16 settembre 2011, limitatamente agli articoli 2, commi 3 e 36, e 14, comma 2 del citato decreto legge affidando la rappresentanza e la difesa della Regione a. Francesco Saverio Marini del foro di Roma. Le disposizioni contenute nel decreto legge 138/2011, inerenti la stabilizzazione finanziaria e il contenimento della spesa pubblica, succedono ai recenti interventi normativi, contenuti nella legge 106/2011 e 111/2011, rispettivamente del 12 e 15 luglio 2011, le cosiddette “manovre estive”, con i quali lo Stato è intervenuto al fine di garantire la stabilità del Paese, con riferimento all’eccezionale situazione di crisi internazionale e per rispettare gli impegni assunti in sede di Unione europea. La Giunta regionale, pur riconoscendo la necessità delle misure previste nel decreto legge 138/2011 con riferimento alla situazione di crisi internazionale e di instabilità dei mercati, come anticipato all’indomani della manovra, in sostanziale accordo con le altre autonomie speciali, ritiene necessario difendere le prerogative regionali, proponendo ricorso alla Corte costituzionale, con riguardo all’articolo 2, commi 3 e 36, che dispone la riserva all’Erario anche delle maggiori entrate percepite nel territorio regionale, senza che siano soddisfatte le condizioni previste dalla normativa di attuazione in materia di ordinamento finanziario della Regione. Oltre che l’articolo 14, comma 2, il quale impone alla Regione l’adeguamento a norme riferite anche alla riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori regionali, in evidente contrasto con le norme dello Statuto la cui riforma, come noto, richiede un procedimento di approvazione parlamentare di rango costituzionale.  
   
 

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