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Notiziario Marketpress di Giovedì 27 Ottobre 2011
 
   
  LA LANA PROTAGONISTA AL PARMA POINT TANTI MANUFATTI ISPIRATI ALL’ANTICA TRADIZIONE MEDIOEVALE E GOMITOLI DI CORNIGLIESE.

 
   
  Parma – Si possono acquistare i prodotti di un tempo, come il taquim e il cuscino del pellegrino, la bisaccia e il grembiale, e quelli più attuali, tutti realizzati con la lana, dai tappeti ai maglioni, dalle borse alle calze, dai cappelli ai mantelli, alle sciarpe. E si può trovare una lana molto preziosa, quella di Pecora cornigliese, una razza autoctona che ha rischiato l’estinzione. A chi entra nel Parma Point, la vetrina turistica della Provincia, sembrerà un po’ di tornare indietro nel tempo: da un lato potrà trovare i prodotti artigianali de “I laboratori del Parco”, ispirati all’antica tradizione medioevale locale e rivisitati in chiave moderna; dall’altro potrà acquistare la lana di Pecora cornigliese e alcuni prodotti lavorati dalle tessitrici del Parmense. “I laboratori del parco” è l’iniziativa patrocinata dal Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano che mira a promuovere e incentivare piccole attività produttive, che utilizzino principalmente materie prime locali, e a creare opportunità di lavoro indipendente all’interno del territorio del Parco. I laboratori si trovano infatti in diverse aree del Parco: qui le donne, dopo essere state formate, producono manufatti artigianali, che vengono poi venduti in diverse realtà commerciali, come il Parma Point, l’unico punto vendita per il Parmense. Al Parma Point, nel cuore della città, si può acquistare anche la lana della Pecora cornigliese, l’antica razza ovina presente nel nostro Appennino fin dal 1700, che fino a qualche anno fa sembrava condannata all’estinzione: un pericolo che è stato scongiurato grazie all’impegno della Provincia nel promuovere diverse azioni mirate alla sua tutela e valorizzazione. Da alcuni anni l’Ente di piazza della Pace, insieme al Parco delle Valli del Cedra e del Parma e alla Camera di Commercio, ha infatti avviato iniziative di valorizzazione di questa razza locale del nostro Appennino, riscoprendo in particolare la filiera della lana e quella della carne. Nel tempo le lavoratrici della lana si sono organizzate in piccole realtà imprenditoriali producendo diversi manufatti, dal lavoro a maglia alla tessitura, alla produzione di feltro. “Al di là della bellezza di questi oggetti e indumenti, che va comunque segnalata, è importante sottolineare il loro valore testimoniale – dice l’assessore provinciale al Turismo Agostino Maggiali -. Sono i segni viventi di una tradizione e di un passato che non muoiono ma che possono e vogliono continuare ad essere fecondi anche oggi. Tenerli in vita attraverso la realizzazione e la vendita di questi prodotti è un altro modo per aiutare la montagna, la sua cultura, i suoi usi, la sua gente”.  
   
 

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