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Notiziario Marketpress di Mercoledì 26 Ottobre 2011
 
   
  BABY-PENSIONI: UN´EREDITA´ DEL PASSATO

 
   
  Trento, 26 ottobre 2011 - L’articolo comparso ieri su un quotidiano locale relativo alla spesa per le cosiddette "baby-pensioni" in Trentino, derivato da un’analisi del Centro Studi Sintesi, fa riferimento a quelle pensioni liquidate a lavoratori con un’età anagrafica inferiore a 50 anni e che sono ancora in pagamento. L’analisi - spiegano gli uffici della Provincia autonoma di Trento - si sofferma solo sui “baby-pensionati” il cui numero è cresciuto a partire dal 1973 (con il decreto 1092 varato dal governo Rumor). All’epoca, infatti, alle impiegate pubbliche con figli, bastavano appena 14 anni, sei mesi e un giorno per andare in pensione; e indifferentemente dal sesso tutti i dipendenti statali potevano ambire alla pensione dopo 19 anni, sei mesi e un giorno. I dipendenti degli enti locali potevano andare in pensione con 25 anni di contributi. Questa situazione valeva per tutto il Paese e anche per il Trentino. Ma questa normativa, a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90, è stata modificata radicalmente. Pertanto, i dati presentati dal giornale fanno riferimento ad un contesto normativo ormai superato e che non trova riscontro nella situazione attuale. In Trentino, fra l´altro, la percentuale di pensionati sugli occupati è più bassa che nel resto d´Italia (62 pensionati ogni 100 occupati in Trentino, 70 ogni 100 in Italia). Dall’articolo si può osservare che le regioni che hanno questo maggior peso dei “baby-pensionati” sono regioni di piccole dimensioni demografiche (tra 0,2% e il 2,8% della popolazione italiana) e con competenze molto ampie gestite territorialmente (Valle d’Aosta, Trentino-alto Adige, Friuli-venezia Giulia e Sardegna). In Trentino in particolare le competenze via via acquisite hanno comportato un aumento significativo degli organici del sistema pubblico locale, sopratutto a partire dai primi anni ‘70 e dopo il varo del secondo Statuto di Autonomia. Dal censimento della popolazione del 1991 - anno di possibile pensionamento dei dipendenti assunti negli anni ’70 - si rileva che i dipendenti pubblici rappresentavano in Trentino il 26% degli occupati mentre in Italia circa il 24%. La particolare normativa sulle pensioni, come detto, fra gli anni ‘80 e ‘90 è stata modificata radicalmente. Pertanto, il problema può dirsi da tempo superato. I dati relativi al 2008 (ultimo dato disponibile) rilevano che i pensionati sotto i 50 anni per pensioni di vecchiaia sono solo 185 e rappresentano lo 0,2% dei pensionati trentini. Sempre nel 2008, in Trentino le pensioni di vecchiaia sul totale delle pensioni pesano per il 76,6%, mentre a livello italiano per il 68%. Di contro, in Trentino il peso delle pensioni per inabilità rappresentano il 7,2% contro il 10,2% dell’Italia. I pensionati, chiaramente, sono direttamente correlati agli occupati. Si ricorda che in Trentino il tasso di occupazione è superiore al dato italiano di circa 10 punti percentuali. Ma in Trentino il numero di pensioni ogni 100 occupati è pari a 62 mentre in Italia tale rapporto è pari a 70.  
   
 

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