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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Gennaio 2007
 
   
  P.A.: DIRIGENTI, SÌ A VALUTAZIONE, MA CON AUTONOMIA RESPONSABILE

 
   
  Roma, 22 gennaio 2007 – I dirigenti pubblici accettano la sfida della valutazione e rilanciano chiedendo – come ha fatto il 18 gennaio il neo-costituito Coordinamento delle Associazioni dei Dirigenti delle P. A. , nella sua prima iniziativa pubblica – di attuare una vera riforma della Pubblica amministrazione. Mentre si discute sulla possibilità di licenziare i dipendenti pubblici scarsamente produttivi e di fare ricorso ad una nuova autorità di valutazione, i dirigenti della P. A. (sono oltre 21 mila) chiedono alla politica strumenti per rendere effettiva l’autonomia gestionale, sancita sulla carta sin dal 1993. È la richiesta saliente del Coordinamento, che ha presentato un pacchetto di 5 proposte, illustrate ai rappresentanti del Governo, delle istituzioni e della politica in un convegno svoltosi con il patrocinio di entrambe le Camere, aperto dal presidente del Senato, Franco Marini, cui sono intervenuti Renzo Lusetti per il presidente Fausto Bertinotti, il ministro Clemente Mastella, il sottosegretario Gian Piero Scanu, i parlamentari Tiziano Treu e Maurizio Sacconi. Sulla giornata di studio è riecheggiato spesso il problema dell’eccessivo ricorso allo spoil’s-system, per il quale si è posta la necessità di evitare che «l’alternanza del Governo non deve creare discontinuità nella P. A. Perché essa è al servizio della collettività, le riorganizzazione permanenti, invece, determinano costi finanziari notevoli, perdite di funzionalità, dispersione del know how individuale e collettivo della dirigenza». Per questo i dirigenti pubblici- con la relazione di Carlo D’orta e gli interventi di Italo Guarente, Pompeo Savarino, Marco Piredda, Vincenzo Di Carlo e Biagio D’ambrosio – hanno sottolineato, con la prima proposta, che «per essere reale la distinzione tra politica e amministrazione, ossia tra indirizzo e gestione, deve esserci una separazione strutturale: da un lato, quindi, un centro snello di elaborazione delle politiche e, dall’altro, centri separati per la gestione, dotate di adeguata autonomia operativa». Anzi, è la seconda proposta, «lo spoil’s system deve essere riportato alla ratio originaria, limitandolo solo alle posizioni di segretario generale, con un meccanismo che restituisca stabilità a tutte le posizioni dirigenziali, con una mobilità limitata (salvo valutazione negativa) solo a parità di livello funzionale e retributivo. Ma, soprattutto, con un massiccio piano di formazione dei dirigenti». La terza proposta riguarda l’autonomia gestionale. I dirigenti hanno lamentato che la prassi ha vanificato i principi della distinzione tra politica e amministrazione e dell’autonomia gestionale della dirigenza, contenuti nella riforma 1992/93. Per questo, «occorre recuperare lo spirito di tale riforma e porre in essere azioni come l’adozione di politiche di spesa selettive, anziché tagli lineari; restituire discrezionalità gestionale al management; snellire il sistema dei controlli evitando sovrapposizioni e ridondanze; escludere responsabilità formali e procedurali a fronte di risultati gestionali positivi». La quarta proposta pone come essenziale la cultura della «misurazione» e «valutazione» nelle Pa per avere più efficienza e servizi di qualità, con l’adozione di strumenti di misurazione e valutazione dell’attività, dei risultati della gestione e delle prestazioni del personale. Prima di tutto bisogna, però, puntare a «ciò che interessa ai cittadini e alle imprese», ossia misurazioni e valutazioni riferite ai servizi resi e alle performance della singola Pa e dei singoli uffici. Insomma, condizionare effettivamente premi e incentivi al personale e agli uffici che conseguono gli obiettivi predeterminati, come avviene nelle aziende. Non ultima, la quinta proposta affronta il problema di un’effettiva semplificazione di regole e procedure. «La persistente ipertrofia del sistema normativo», è stato sottolineato, «è ostacolo di fondo a qualsiasi semplificazione ed al miglioramento dell’efficienza e qualità della Pa». Per questo bisogna semplificare l’ordinamento, eliminare le norme che nel tempo hanno conferito protezione giuridica ad interessi minori e la cui cura può essere restituita ai privati o lasciata alla discrezionalità dell’amministrazione. Ma anche semplificare l’organizzazione, con l’eliminazione dei livelli organizzativi non indispensabili; semplificare le procedure, abolire tutti gli atti di assenso non indispensabili (autorizzazioni, approvazioni, licenze, ecc. ) e ridurre drasticamente gli obblighi di parere e concerto con altri organismi pubblici. Infine, fare maggior ricorso all’uso delle nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione (Ict) per riprogettare la Pa in funzione delle esigenze di cittadini ed imprese (Pa digitale ed e-Government), piuttosto che informatizzare l’esistente. Il Coordinamento ha auspicato nel corso del convegno il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali dei dipendenti pubblici sottolineando la grande importanza della contrattazione quale strumento per migliorare l’organizzazione dell’attività amministrativa e le politiche premiali. - .  
   
 

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