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Notiziario Marketpress di Martedì 29 Novembre 2011
 
   
  TOSCANA, REGIONE INCONTRA IL CONSOLE CINESE: SERVE COLLABORAZIONE, MA NON SOLO A PAROLE PER ATTENUARE LA MORSA DELL’ILLEGALITÀ CHE STA STROZZANDO L’ ECONOMIA

 
   
  Firenze, 29 novembre 2011 - – “E’ urgente passare dalle parole ai fatti e servono decisioni finalizzate ad arrestare la grave situazione in cui ci troviamo”. E’ chiaro l’assessore Riccardo Nencini con il console cinese Hu Chengyuan, che ha incontrato ieri e a cui ha ripetuto che “senza la collaborazione attiva e convinta delle autorità politiche ed istituzionali che rappresentano la comunità cinese in Toscana non sarà possibile attenuare la morsa dell’illegalità che sta strozzando la nostra economia”. Da parte del console cinese, racconta Nencini, non è mancata attenzione al problema e disponibilità a collaborare con gli enti locali e le istituzioni toscane: soprattutto per rafforzare le pratiche di informazione e comunicazione nei confronti degli imprenditori cinesi sul sistema delle regole e delle leggi da rispettare. “Ma ho a mia volta rilevato – dice – che la stessa disponibilità ci fu data un anno fa dal console generale Li Runfu e da allora non è successo niente. Anzi, la situazione si è ulteriormente aggravata, come ci raccontano le cronache delle ultime settimane”. “È vero, come ha sottolineato il dottor Hu, che le aziende sono private e dunque difficilmente controllabili – aggiunge Nencini – , è vero che possono essere i rappresentanti degli imprenditori cinesi ad individuare le priorità; ma non è pensabile che si possa affrontare un problema di tale portata se le massime autorità istituzionali, la Regione e il Consolato, non intensificano la loro collaborazione. Noi lo stiamo già facendo e non intendiamo mollare la presa”. La Regione già domani sarebbe p ronta a mettere a disposizioni tecnici e funzionari per individuare, assieme agli addetti del Consolato, le misure e le iniziative da intraprendere nei prossimi mesi. L’assessore al bilancio Nencini aveva scritto due settimane fa al console cinese, dopo l’ennesima operazione delle forze dell’ordine che aveva portato alla luce, tra Prato e Firenze, un vero e proprio ‘lager’ in cui cittadini cinesi venivano tenuti segregati, costretti a lavorare in condizione di schiavitù da altri connazionali. Una questione posta con forza da Nencini al console già in un incontro di un anno e mezzo fa, quando l’assessore sottolineò al diplomatico la necessità di concentrare gli sforzi delle istituzioni e di tutti gli attori coinvolti a vario titolo nella lotta all’evasione fiscale verso le sempre più diffuse situazioni di illegalità economica del ‘distretto cinese’. Con un duplice danno: per le aziende toscane, costrette a far fronte alla concorrenza sleale delle imprese cinesi, ma anche per i lavoratori cinesi, i cui diritti vengono sistematicamente violati, e dunque per i giovani, ai quali il mancato rispetto delle leggi da parte delle aziende ruba il futuro. I dati raccolti da Silvia Pieraccini del Sole 24 Ore in un libro di pochi anni fa fotografano una situazione di estrema emergenza, che negli ultimi tempi certo non è migliorata. Su 3400 imprese cinesi del distretto pratese, la stima era che vi lavorassero circa 40mila persone. Ma solo 6.147 dipendenti cinesi erano iscritti all’Inps, mentre in tutto il 2009 sono stati solo 3 gli infortuni denunciati all’Inail. I furbetti delle tasse, dati 2009, costano ai toscani piàù di due miliardi di euro l’anno. Una cifra enorme eppure parziale. “Le imprese cinesi non sono le sole ad operare nell’illegalità – conclude Nencini – e ci sono, tra loro, anche aziende che rispettano le regole. Ma è un distretto in cui si concentrano più illegalità e per questo costituiscono una questione che occorre affrontare con urgenza”.  
   
 

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