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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Dicembre 2011
 
   
  IVA. VENETO A MONTI: UN AUMENTO PUNIREBBE ANCORA LE FAMIGLIE E SOFFOCHEREBBE LA DOMANDA INTERNA, INCORAGGIANDO L’EVASIONE

 
   
  Venezia, 1 dicembre 2011 - “Un altro aumento dell’Iva non ci sta proprio: abbiamo già dato, e da poche settimane. Non solo le famiglie hanno sempre meno soldi (e questo sarebbe un ulteriore mano che fruga nelle tasche soprattutto dei redditi più bassi) ma, visto che nelle Regioni del Sud già si spende ufficialmente più del Pil prodotto, non vorremmo che l’unico a pagare i rincari fosse come sempre il Nord e che, ancora una volta, si desse ragione ai furbi che evadono”. Franco Manzato, assessore alla tutela del consumatore del Veneto, ripete al capo del governo tecnico Mario Monti l’appello inascoltato già formulato a Berlusconi tre mesi fa in occasione del recente ritocco all’insù di un punto dell’Imposta sul Valore Aggiunto. “Ma quale valore aggiunto – afferma Manzato – sono semplicemente soldi sottratti ai consumatori!”. “Posso capire le esigenze di cassa dello Stato – aggiunge Manzato – per un debito pubblico che dimostra come non siano stati gli italiani a vivere al di sopra delle loro possibilità, ma l’apparto governativo statale. Ma alzare l’Iva deprime ulteriormente, dal punto di vista economico e anche psicologico, un Paese che vorrebbe anche pensare allo sviluppo: senza crescita dei consumi è difficile che ci sia crescita del Pil, anzi a me non risulta sia mai accaduto”. “Se poi consideriamo che, mediamente, al Nord il costo della vita è superiore del 15 – 20 per cento rispetto al Sud Italia, si capisce quale sarebbe la parte d’Italia in ogni caso più penalizzata perché condannata a pagare di più – dice ancora Manzato – mentre un aumento dell’Iva rischia oggi di penalizzare di più proprio le nostre aziende, specie che fanno qualità, rispetto ai prodotti esteri a basso costo. Per non parlare dei tarocchi. Insomma, sul medio – lungo termine è certamente un autogol su tutta la linea, al di là di un momentaneo e solo apparente beneficio per le casse pubbliche, ma presumibilmente con meno introiti del previsto, dal momento che la maggior parte dei cittadini italiani non arriva a fine mese e dovrà rinuncerà agli acquisti, mentre chi di soldi ne ha tanti non accrescerà certo le entrate statali in maniera proporzionale alla loro ricchezza. L’effetto depressione –conclude l’assessore del Veneto – rischierebbe in definitiva di ripercuotersi a catena lungo tutte le filiere economiche e produttive: l’economia così non solo rischia di non decollare, ma si troverebbe ulteriore sabbia negli ingranaggi che pure molti imprenditori vorrebbero rimettere in movimento”.  
   
 

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