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Notiziario Marketpress di Martedì 06 Dicembre 2011
 
   
  CONGRESSO NAZIONALE LEGAMBIENTE DI BARI

 
   
  Bari, 6 dicembre 2011 - Di seguito, l’intervento dell’assessore all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, al congresso nazionale di Legambiente svoltosi a Bari: “ Saluto in voi i “Custodi del mondo”, avete una responsabilità enorme, ma avete anche spalle assai larghe e robuste per sopportarne il peso. Un ricordo personale, Francesco sa di cosa parlo, l’emozione della lettura del primo rapporto di Legambiente sulle “Ecomafie” nel 1994. Ecomafia, un neologismo sulla cui sopravvivenza lessicale pochi avrebbero allora scommesso, divenuto via via nel tempo un sostantivo di uso comune non solo in Italia, non solo in Europa, ma nel mondo intero. Chi aveva a quei tempi a disposizione, per combattere le aggressioni all’ambiente, le spade di latta del Dpr 915 del 1982 o della legge 319 del 1976 (legge Merli) cominciava finalmente ad intravedere una possibile uscita dal tunnel. Molto c’è ancora da fare sul fronte della individuazione e tipizzazione degli illeciti ambientali, sia penali che amministrativi. Moltissimo, poi, c’è ancora da fare sul fronte degli assetti sanzionatori, ancora larghissimamente insufficienti, quando non risibili. Dice Luciano Gallino, in un suo recentissimo saggio che il “Financapitalismo” è una mega-macchina creata con lo scopo di massimizzare il valore estraibile sia dagli esseri umani sia dagli ecosistemi. E’ il precipitato storico e finanziario della civiltà-mondo, come Gallino la definisce, quella civiltà che ha imposto il modello occidentale alla quasi totalità delle società del pianeta. La nuova civiltà, a livello planetario, non presenta ormai confini di alcun genere. Questo comporta che la civiltà-mondo non può più soddisfare il suo bisogno di risorse commerciando con altre civiltà, oppure espropriandole come avveniva in epoca coloniale. Può soddisfarlo solamente contenendolo nei limiti delle risorse biologiche e fisiche che il pianeta è in grado di riprodurre. Consumare, oggi, risorse in quantità superiore a tale limite significa sottrarle alle generazioni future. In tema di rapporto con l’ambiente e di sostenibilità del suo modello di sviluppo, lo stato attuale e prossimo della civiltà-mondo si compendia in una cifra: l’impronta ecologica del pianeta toccava nel 2008 il livello di 1,3. Questo significa che il nostro pianeta, oltre alle proprie, sta consumando un terzo delle risorse di un altro pianeta. Se questa tendenza fosse confermata, entro il 2050 la civiltà-mondo avrebbe bisogno di un altro pianeta accanto al nostro per soddisfare i propri consumi di risorse. Questo è però un dato medio, se i paesi emergenti si avvicinassero ai livelli di consumo dei paesi della Ue sarebbero già oggi necessari 2,1 pianeti Terra per soddisfarli. Se il mondo intero giungesse a consumare quanto gli Stati Uniti d’America, di pianeti Terra accanto al nostro ne occorrerebbero altri quattro. Scomponendo la questione ecologica la situazione appare ancora più critica. Pensiamo alla distruzione delle foreste primarie, che procede al tasso di 13 milioni di ettari all’anno, al mutamento climatico che aggrava lo scempio, all’inquinamento dell’aria, dei suoli e delle acque fluviali e marine, all’erosione, alla desertificazione, alla salinizzazione dei suoli, alla perdita della biodiversità, all’accumulazione di rifiuti tossici. Tutti aspetti di un deterioramento sistemico dell’ambiente terrestre che è, come abbiamo detto, il prodotto diretto della civiltà-mondo che, orientata da teorie economiche predatorie, attribuisce valore solo al consumo delle risorse naturali, ignorando il valore della loro produzione e riproduzione ad opera del pianeta. “  
   
 

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