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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Dicembre 2011
 
   
  «VITA DI KAROL», IL TEATRO SECONDO WOJTYLA

 
   
  Busto Arsizio (Varese), 14 dicembre 2011 - Sabato 10 dicembre 2011 - Una casa privata, cinque attori, pochi spettatori, una candela e qualche brano di Frédéric Chopin al pianoforte: l’atmosfera, raccolta e suggestiva, del Teatro rapsodico clandestino di Crocovia, fondato dal professor Mieczyslaw Kotlarczyk negli anni del nazismo, rivivrà giovedì 15 dicembre 2011, alle ore 21.00, presso gli spazi del ridotto «Luigi Pirandello», sala piccola del teatro Sociale di Busto Arsizio. L’occasione è offerta dallo spettacolo «Vita di Karol (Il mio Wojtyla)», prodotto dallo stesso teatro Sociale e dall’associazione culturale «Educarte». L’appuntamento, inserito nel cartellone della quinta edizione della stagione cittadina «Ba Teatro», vedrà salire sul palco Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini, Silvano Melia e Mario Piciollo, sotto la regia di Delia Cajelli; luci e fonica sono a cura di Maurizio «Billo» Aspes. Con questo nuovo omaggio del teatro Sociale alla figura del beato Giovanni Paolo Ii, i riflettori saranno accesi su un aspetto intimo e ancora poco approfondito della vita del pontefice polacco: la sua passione per il teatro, «veicolo di un messaggio capace di esercitare un grande influsso su quanti vi partecipano […], cattedra dalla quale si propone un insegnamento», grazie al lavoro dell’«attore che vive personalmente sulla scena sentimenti di gioia o di dolore, di tristezza o di letizia», comunicandoli allo «spettatore, che ne rimane sempre in qualche modo influenzato, impressionato o addirittura trasformato». La vicenda di Karol Wojtyla, «attore di Dio», è strettamente legata alla storia, romantica e avventurosa, del Teatro rapsodico clandestino di Cracovia, conosciuto anche come «teatro delle catacombe», perché recitato in clandestinità, per pochi «iniziati» e con il costante timore di una retata nazista. Un modo di recitare, questo, legato al culto della «parola viva», nel quale si cessava di far uso di sipario e palcoscenico tradizionale, nonché di scenografie, costumi e trucco, per dare spazio prioritario alle rime e al ritmo di un’opera teatrale. Questa esperienza -ripercorsa in scena attraverso le parole di due amiche e compagne di palcoscenico, Danuta Mickalowska e Halina Kròlikiewicz- segnò profondamente la gioventù di Karol Wojtyla: nacquero in quegli anni spettacoli come «La bottega dell’orefice», «Fratello del nostro Dio» e «Giobbe», che rivelano un talento capace di esprimere poeticamente i più profondi concetti di carattere teologico e filosofico. La passione del futuro papa Giovanni Paolo Ii, allora studente di filologia polacca all’Università Jaghellonica di Cracovia, non si limitò, però, alla sola stesura di commedie e drammi: Karol Wojtyla -lo si evince da testi autobiografici come «Dono e mistero nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio» (1996) e «Alzatevi, andiamo! » (2004) - sperimentò e visse in prima persona tutte le componenti del teatro, esercitando i ruoli di voce recitante, attore, regista e, persino, critico teatrale per il settimanale «Tygodnik Powszechny», dove scrisse dal 1959 al 1961, quando era già sacerdote, con lo pseudonimo di Andrzej Jawien. I dettami del Teatro rapsodico clandestino, nel quale gestualità e scenografie erano ridotte all’essenziale, segneranno lo snodarsi dell’intero spettacolo, durante il quale verrà proposto anche un itinerario evocativo attraverso l’ampia produzione poetica di papa Giovanni Paolo Ii, soprattutto quella legata ai temi del lavoro, della multiculturalità e della fede, con opere come «Il negro» (1962) e «La cava di pietra» (1956), sull’esperienza vissuta da Wojtyla alla miniera di Zakrzowek. In apertura di serata verrà, inoltre, proposto un ampio stralcio delle «Meditazioni sulla Genesi», una sezione del «Trittico romano», nella quale il pontefice si ferma in contemplazione sulla soglia della Cappella Sistina ed elogia l´opera di Michelangelo che, attraverso una «ricchezza affluente di colori», ha saputo tradurre in visione concreta quello stupore che vive ed esiste nell´atto straordinario della Creazione. La poesia, redatta durante un soggiorno nella residenza estiva di Castelgandolfo e presentata dagli attori del teatro Sociale anche attraverso uno scenografico allestimento, si chiude con un passo intenso, nella quale Wojtyla si rivolge con chiarezza ed estrema serenità ai cardinali del Conclave successivo alla sua morte, auspicando che essi vengano illuminati e guidati dalla luce e dalla trasparenza delle immagini affrescate. Non mancherà, infine, un accenno alla figura di una delle amiche più care di Karol Wojtyla: Wanda Poltawska, una delle ultime reduci viventi degli esperimenti dei medici nazisti nel campo di concentramento di Ravensbrück,la cui storia sarà al centro anche dello spettacolo «Chi è di voi Wanda? (I coniglietti di Ravensbrück)», proposto in occasione della Giornata della memoria 2012. Www.teatrosociale.it    
   
 

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