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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Dicembre 2011
 
   
  XV MEETING DEI DIRITTI UMANI: STELLA RACCONTA GLI ITALIANI CHE SOGNAVANO LA “MERICA”

 
   
  Firenze, 14 dicembre 2011 – Improbabili imbarcazioni a perdere che attraversano il canale di Sicilia, con a bordo donne, bambini, ragazzi, soccorsi dalle motovedette della Guardia costiera di Lampedusa. Le immagini scorrono sui tre grandi schermi del Palamandela, mentre sul palco sale il comandante Antonio Morana: “Stringi le loro mani – dice – e tocchi le loro vite, ti restano impressi gli sguardi pieni di panico dei bambini. E parole usurate come solidarietà e rispetto dopo aver visto tanta sofferenza riacquistano significato”. Su altre imbarcazioni, che spesso subirono naufragio, si ammonticchiarono altri immigrati, italiani, i nostri nonni. Un’epopea spesso tragica di milioni di uomini, donne, bambini che sognavano la loro “Merica”, e volevano spedire a casa una cartolina conla Statua della Libertà illuminata. Ma una volta superata le barriere e i test di ogni tipo di Ellis Island, si trovarono ad affollare strade come Bayard Street a Little Italy, 132 stanze per un totale di 1324 italiani, a fare mestieri di ogni tipo, a vendere i propri bambini. Una vicenda che tendiamo a dimenticare e che Gian Antonio Stella racconta a fine mattina agli ottomila ragazzi del Palamandela, mostrando una carrellata di vecchie foto di balie, minatori, stradini, di “orsanti e scimmianti”, di piroscafi naufragati come il “Sirio” o il “Principessa Mafalda “, di vittime di un odio che contro di noi che abbiamo rimosso. “Il ‘foera dai ball’ leghista è come il manifesto del Kukluxklan che inneggiava a ‘L’america agli americani’ – dice il giornalista, autore tra l’altro di “L’orda”, che passa poi ad elencare gli attacchi e gli omicidi di italiani, spesso colpevoli solo di non sapere parlare l’inglese, fino al processo contro gli anarchici Sacco e Vanzetti con il Daily News che ne annunciò la fine sulla sedia elettrica titolando semplicemente ‘Dead’ “. Ironicamente Stella cita anche il primo premio di poesia lombarda assegnato a un ragazzino cinese di Voghera, Lihao Zhang, per la sua composizione “La Pochada”, mentre non così lombardo è il simbolo del sole delle Alpi che si ritrova persino in una moschea. ” Meditate, ragazzi – dice – meditate”. Intanto sono saliti sul palco Ismail, 29 anni, arrivato a 14 su un gommone dall’Albania e Enayatollah, afgano, che forse ha 23 anni ( la data di nascita gliel’ha assegnata la questura di Torino). Ismail voleva fare il diplomatico ma ha scoperto che non gli è possibile in quanto non è cittadino italiano pur essendo laureato in Scienze politiche. Da tre anni aspetta la risposta alla sua richiesta di cittadinanza, tanto che la figlia che ha appena avuto ha dovuto subito portarla in questure per le foto segnaletiche. “In un paese che è stato la culla della civiltà, come ho imparato a scuola, vi sembra normale?” chiede alla platea, ricevendone in risposta un lungo “no”. Enayatollah ci ha messo invece sei anni a raggiungere l’Italia, dopo essere stato lasciato da sua madre solo in Pakistan per poter arrivare in occidente. Dopo peripezie di ogni tipo oggi ha lo status di rifugiato politico, ma questo non gli consente di rientrare in Afganistan. “Sono 13 anni che non vedo mia madre. Voi ragazzi italiani – dice – avete vinto il superenalotto ad essere nati e cresciuti qui. Il diritto alla mobilità non vale per tutti”.  
   
 

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