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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Dicembre 2011
 
   
  IL PARLAMENTO EUROPEO INSISTE: APRIRE IL MERCATO DEL LAVORO A BULGARI E RUMENI

 
   
  Strasburgo, 19 dicembre 2011 - Il Parlamento, in una risoluzione approvata giovedì scorso, afferma che tutti gli Stati membri, Italia inclusa, dovrebbero eliminare le barriere al mercato nazionale del lavoro verso bulgari e rumeni. Secondo l´Aula non ci sono giustificazioni di tipo economico per restringere il diritto fondamentale di poter vivere e lavorare in qualsiasi paese Ue. La risoluzione, presentata dai gruppi del Ppe, S&d, Alde e Verdi, chiede a tutti gli Stati membri di abolire tutte le "misure transitorie" e di accettare bulgari e rumeni nel proprio mercato del lavoro entro al fine del 2011. Questa richiesta reitera quella fatta in una risoluzione del 25 ottobre scorso sulla mobilità dei lavoratori nell´Ue. Le nazioni Ue possono, però, prolungare il bando temporaneo dei lavoratori bulgari e rumeni per altri due anni, cioè fino al dicembre 2013, ma solo se comunicheranno alla Commissione, entro il 31 dicembre di quest´anno, quali sono le "serie minacce" al loro mercato del lavoro. Nessuna vera giustificazione economica - Il Parlamento afferma che non sono stati evidenziati effetti negativi in quegli Stati membri che hanno accettato nel proprio mercato i lavoratori dei paesi che sono entrati nell´Ue nel 2004 e nel 2007. Tuttavia, denuncia la risoluzione, alcuni Stati membri hanno deciso di continuare ad applicare restrizioni ai lavoratori rumeni e bulgari, più spinti da pressioni politiche che da una giustificata paura di possibili effetti negativi sul proprio mercato del lavoro. Al contrario una comunicazione della Commissione dell´11 novembre scorso afferma che i lavoratori di Bulgaria e Romania hanno avuto un impatto positivo per le economie di quegli stati che hanno permesso loro di lavorare. I dati forniti recentemente da Eurostat mostrano inoltre che la presenza di lavoratori rumeni e bulgari non ha inciso in maniera significativa né sulle retribuzioni né sul tasso di disoccupazione dei paesi di accoglienza. Alla fine del 2010, infatti, i lavoratori mobili provenienti da Romania e Bulgaria, residenti sul territorio di un altro Stato membro, rappresentavano lo 0,6% del totale della popolazione dell´Ue. Le restrizioni devono essere giustificate - Il Parlamento chiede alla Commissione europea di proporre una chiara definizione delle "gravi perturbazioni del mercato del lavoro" richieste per giustificare le restrizioni. Secondo l´Aula, gli Stati membri che mantengono le restrizioni senza "una chiara e trasparente giustificazione socio-economica legata a gravi perturbazioni del mercato del lavoro", in linea con le sentenze della Corte di giustizia, contravvengono ai trattati e per questo la risoluzione chiede, sempre alla Commissione, di garantire il rispetto del principio di libera circolazione. Il contesto - Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Olanda e Gran Bretagna hanno ancora in vigore delle restrizioni per l´accesso al loro mercato del lavoro per bulgari e rumeni. La Spagna ha delle restrizioni nei confronti i rumeni, ma con l´approvazione della Commissione, fino al 31 dicembre 2012, a causa di seri problemi per il suo mercato del lavoro.  
   
 

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