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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Dicembre 2011
 
   
  INDAGINE CONGIUNTURALE 3° TRIMESTRE 2011 E ATTESE PER IL 4° TRIMESTRE 2011. IL FOCUS SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE CONFERMA LA VOCAZIONE DELLE AZIENDE FRIULANE, CHE VANNO ALL’ESTERO MA NON CHIUDONO GLI STABILIMENTI IN ITALIA. PREVALE IL “FAI DA TE”, MA A UDINE SI AFFIDANO ALLA CCIAA MOLTO PIÙ CHE NEL RESTO DEL NORDEST E DELL’ITALIA. IL CONFRONTO.

 
   
  Udine, 19 dicembre 2011 - A fronte di un fatturato tendenziale generalmente stazionario o in lieve crescita tra 3° trimestre 2010 e 3° 2011 per i settori indagati (vitivinicolo, legno e mobili, meccanica, commercio e alberghi, altri alloggi e pubblici esercizi) a preoccupare è ancora il calo dell’occupazione, soprattutto nel legno e mobili (-3,3% rispetto al 3° trimestre 2010), commercio (-2,9%) e alberghi (-1,8%), con meccanica e vitivinicolo in controtendenza (rispettivamente con occupazione a +1,2% e +1%), in una provincia, quella di Udine, che anche nel 2011 si conferma particolarmente vocata all’internazionalizzazione, con un aumento dell’export del +14,9% nei primi 9 mesi: quasi 5 punti percentuali in più del Fvg e circa 2 più del Nordest, secondo le ultime rilevazioni Istat. Sono alcuni dati significativi emersi dall’ultima indagine congiunturale che la Camera di Commercio ha commissionato a Questlab srl, presentata questa mattina dal presidente Cciaa Giovanni Da Pozzo e dal presidente del Cda di Questlab Nicola Ianuale, e risultata dalle risposte di circa 600 imprese della provincia. «L’internazionalizzazione - ha detto Da Pozzo - è l’unica risposta possibile e le nostre imprese sono particolarmente impegnate su questa strada, anche se sono per la maggior parte di piccole e piccolissime dimensioni e vanno dunque accompagnate in percorsi di crescita e aggregazione che permettano loro di essere più forti e competitive sul mercato globale. In questi momenti - ha continuato - fare previsioni non è corretto e non è possibile. La situazione cambia di continuo, totalmente esposta all’incertezza. Non possiamo più leggere i dati con parametri tradizionali e non aggiornati: a questo ritmo dovrebbero essere rilevati ed elaborati di settimana in settimana». Da Pozzo ha poi ribadito l’importanza di agire sul nodo del credito. «La fiducia dei consumatori è ai minimi in Italia e i consumi interni sono in continuo calo. Se la filiera del credito alle imprese si interrompe, rischiamo il collasso. Sono dunque questi i cardini su cui agire per consentire alle imprese di andare avanti». Anche perché «bisogna ricordare - gli ha fatto eco Ianuale - che quando si stringono i cordoni del credito, purtroppo si stringono per tutti, cioè anche per le aziende e le realtà solide, che vengono così fortemente penalizzate». Focus internazionalizzazione. L’indagine congiunturale ha, come d’abitudine, un focus su un tema specifico: questa volta è stata scelta l’internazionalizzazione (lo sarà anche per tutto il 2012, come confermato dal presidente Da Pozzo). I dati sono stati elaborati con il coordinamento del professor Daniele Marini, direttore scientifico della Fondazione Nord Est. Un focus che ha messo in luce dati inediti: ben il 56,8% delle aziende della provincia di Udine intervistate ha avuto rapporti con mercati esteri nel 2011, superando le percentuali del Nordest (47,5%) e dell’Italia, ferma al 38,8%, anche se in Friuli è più elevata la percentuale di aziende (11,8%) che ha dichiarato di non averne avuti nel 2011, ma in passato sì. Questa percentuale è solo del 4,4% sia in Italia sia nel Nordest. Oltre che per i tradizionali “vendere prodotti e servizi”, “utilizzare fornitori esteri” e “commissionare produzioni” o “produrre direttamente”, nell’ultimo biennio, in Italia e nel Nordest, sono emerse due “nuove” tipologie di rapporti con l’estero, cioè creare negli altri Paesi una rete di agenti o di filiali commerciali. Entra dunque la parola “rete”, che sembra esprime una necessità di radicamento più efficace nei Paesi-target. In Friuli questa nuova tipologia sembra non essere invece particolarmente utilizzata per affrontare l’estero, a vantaggio di relazioni più “tradizionali” con i Paesi-target. Ciò è dovuto anche alle piccolissime dimensioni del campione di aziende della provincia. Ha infatti creato una rete di agenti all’estero nel 2011 solo l’8,1% delle aziende friulane (contro il 42,4% del Nordest e al 40,4% dell’Italia); e ha creato una rete di filiali commerciali all’estero solo l’1,3% delle aziende friulane (contro il 28,7% del Nordest e il 21,3% dell’Italia). Altro elemento interessante: se nel 2011, nel Nordest, il 13% delle aziende intervistate ha chiuso gli stabilimenti a seguito di internazionalizzazione, non l’ha fatto nessuna impresa della provincia di Udine. Ciò, anche se l’internazionalizzazione ha comunque comportato una diminuzione dell’occupazione per il 27% delle aziende del Nordest e per il 20,5% delle aziende della provincia di Udine. Nonostante la propensione all’internazionalizzazione, resta elevata la tendenza anche delle aziende friulane a rivolgersi al mercato interno: lo ha considerato più promettente nel 2011 il 59% delle nostre aziende, anche se il dato è inferiore a quelli del Nordest e dell’Italia (rispettivamente 65,8% e 69,2%). Le imprese friulane guardano ancora all’Unione europea (15,9% contro l’11,1% dell’Italia e il 12% del Nordest), ma molto anche ai Paesi Brics (13,5% contro il 6,8% del Nordest e l’8,8% dell’Italia). Dall’indagine è emerso come le aziende affrontino molto l’estero con il “fai da te”: il 68,2% delle friulane contro il 56,5% delle italiane e il 57,2% delle nordestine. Le prime istituzioni di cui si avvalgono, però, sono le associazioni di categoria (14,6%) e Cciaa (11,1% delle aziende friulane, di gran lunga superiore al 2,2% delle nordestine e al 5,3% delle italiane). Indagine settoriale. Tornando ai risultati settoriali dell’indagine Questlab, le imprese della manifattura hanno dichiarato una produzione in diminuzione nel corso di un anno (la meccanica passando dal +14,9 del terzo trimestre 2010 al +5% del terzo 2011; il legno-arredo dal +4,1 allo 0%). La meccanica, sempre nell’anno, è però salita da +8,9% nel fatturato estero al +11,8%, confermando la propensione all’internazionalizzazione anche se in rallentamento nel corso dell’anno, mentre il legno dal +2% è sceso al -1,2%. Il vitivinicolo è cresciuto dal 5,6 al 5,9% di fatturato, con domanda interna positiva, mentre nello stesso periodo ha visto scendere il fatturato estero dal 14,4% al -4,1%. Il saldo generale è comunque positivo. Il fatturato degli alberghi, sempre fra 3° trimestre 2010 e 2° 2011 è invece risalito notevolmente, da -2,8% a + 6,7%, mentre quello del commercio è passato dal +2,6% al -4%. Sono settori che comunque risentono molto della stagionalità. Previsioni di fatturato per il trimestre in corso. Le aspettative sono di sostanziale incertezza, con differenze fra i settori. Quello che ha attese migliori è il vitivinicolo, con il 41% delle intervistate che attende una crescita. Sostanzialmente positiva anche la meccanica (il 24% degli intervistati attende miglioramenti, ma il 35% prevede stabilità o comunque incertezza). Le maggiori difficoltà sono espresse dalle attese del comparto alberghiero: solo il 15% attende un miglioramento e il 31% incertezza, ma è più elevata la percentuale di chi si aspetta un peggioramento (il 54% degli intervistati, dei quali il 38% attende addirittura una diminuzione superiore al 5%). Qualche dato dell’economia provinciale. Imprese attive in provincia di Udine al 30 novembre 2011: 47.645, di cui 14.953 artigiane. Le imprese femminili: sono 11.925, il 25,1% del sistema produttivo friulano. Le imprese giovani (under 35) rappresentano l’8,6% delle imprese e sono maggiormente rappresentate nelle assicurazioni e credito (14,2%), costruzioni (13,8%), servizi alle famiglie e alla popolazione (11,5%), turismo (10,9%). Le imprese “straniere” (imprenditori nati all’estero) sono l’8,6% delle imprese e sono più rappresentate nelle costruzioni (16,3%), commercio (9,1%), servizi alle famiglie e alla popolazione (9%), turismo (8,9%).  
   
 

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