Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 24 Gennaio 2007
 
   
  ARMI MADE IN EUROPE: IN CHE MANI FINISCONO?

 
   
  Bruxelles, 24 gennaio 2007 - Il Parlamento chiede regole precise nellŽexport dŽarmi Spesso, seguendo i reportage televisivi o guardando le foto riportate dalla carta stampata, ci accorgiamo di quante e quali armi siano in possesso della criminalità, dei terroristi, dei regimi oppressivi e addirittura di bambini soldato. I deputati europei non vogliono più vedere armi prodotte in Europa nelle loro mani. Ecco perchè il Parlamento europeo ha chiesto agli Stati membri di assumersi le proprie responsabilità e verificare dove vanno a finire queste armi… Tutti o quasi abbiamo sentito parlare del Kalashnikov, lŽahimè conosciuta arma automatica russa, e della sua diffusione nel mondo. Ma che dire delle armi "made in Europe"? Anche le armi europee, infatti, sono diffuse un pò dappertutto nel mondo, e di fatto lŽUe, assieme agli Usa e alla Cina, é lŽesportatore più grande al mondo di armi. Il Parlamento europeo si è fatto portavoce delle preoccupazioni crescenti sulla vendita di armi prodotte nellŽUnione europea a gruppi o individui fuori legge o a regimi oppressivi. La richiesta degli eurodeputati è chiara, far sì che le armi e le attrezzature militari europee non siano complici di tragedie, come avvenuto ad esempio nel Darfur o a Tiananmen. Cifre da brivido - Ogni anno, nel mondo, vengono prodotte 8 milioni di armi e raggiungono quota mille le persone che ogni anno vengono uccise con armi cosìddette leggere, il cui commercio risulta spesso illegale. Attualmente, sono in circolazione sufficienti pallottole per uccidere ogni essere umano addirittura due volte. Se diamo uno sguardo alla cifra globale utilizzata per lŽacquisto di materiale militare, tale somma risulta 15 volte superiore a quella investita per gli aiuti umanitari internazionali. Sebbene lŽUnione europea abbia adottato, con decisione del Consiglio del 1998, un codice di condotta sullŽexport di armi, tale documento non è vincolante. É per questo motivo che gli eurodeputati chiedono allŽUe di iniziare unŽazione risolutrice in questo ambito, "quale attore globale responsabile contro la proliferazione", ponendo così fine alla diffusione incontrollata di armi del pianeta. Romeva: "Fatti non parole" - Il Parlamento ha adottato la scorsa settimana una relazione annuale sullŽimplementazione del codice di condotta europeo per lŽesportazione di armi. Il testo dŽiniziativa, affidato al deputato spagnolo Raül Romeva (gruppo Verde/ale), chiede unŽapplicazione legalmente vincolante del codice, con richiesta agli Stati membri di "tenere sotto costante controllo la situazione dei diritti dellŽuomo nei paesi importatori di armi" e di "stilare una lista dei paesi coinvolti nei conflitti armati, dove lŽexport di armi dovrebbe essere messo al bando per principio. " "Il trasferimento irresponsabile di armi continua a impedire lo sviluppo democratico, sociale e economico in molte parti del mondo, contribuendo a conflitti violenti e alla corruzione", ha affermato Romeva. Il relatore del Parlamento, ha criticato "le contraddizioni fondamentali fra gli accordi sulle armi e il Codice di condotta", ricordando che molte esportazioni di armi europee finiscono, solo per citare qualche esempio, in Cina, Colombia, Etiopia, Eritrea, Indonesia, Israele e Nepal. I deputati che hanno preso parte al dibattito in aula, hanno chiesto unŽazione senza indugi, affinché lŽUe non diventi vittima della sua stessa irresponsabilità. Il Parlamento chiede uno strumento vincolante - La relazione, votata dalla maggioranza schiacciante dellŽAula, chiede un controllo nella proliferazione di armi e il rispetto di principi globali, attraverso lŽapplicazione vincolante di uno specifico trattato sul commercio delle armi, attualmente in discussione alle Nazioni Unite. Fra le altre richieste, emergono lŽarmonizzazione della politica di controllo sullŽexport europeo di armi e il prolungamento dellŽembargo nei confronti della Cina. .  
   
 

<<BACK