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Notiziario Marketpress di Mercoledì 11 Gennaio 2012
 
   
  DAL PALEOZOICO IL PIÙ GRANDE E ANTICO RETTILE MAI SCOPERTO IN ITALIA: L’ECCEZIONALE RITROVAMENTO IN SARDEGNA, DA PARTE DI UN TEAM DI PLEONTOLOGI PAVESI E ROMANI.

 
   
   Pavia, 11 gennaio 2012 - I resti ossei di un gigantesco rettile, lungo circa 4 metri, vissuto alla fine del Paleozoico circa 270 milioni di anni fa, sono stati ritrovati ad Alghero, nel corso di una Campagna geologico-didattica organizzata dall’Università di Pavia: era un erbivoro ed è considerato un progenitore dei mammiferi. L’eccezionale scoperta. L’eccezionale scoperta, avvenuta nella zona nord-ovest dell’isola, poco a nord della città di Alghero, è descritta sull´ultimo numero degli Acta Palaeontologica Polonica, una delle maggiori riviste internazionali di paleontologia ed è pubblicata anche sul National Geographic. “Abbiamo studiato nel dettaglio e per molti anni queste successioni continentali permotriassiche, che affiorano in modo spettacolare lungo la costa a nord di Capo Caccia, senza mai imbatterci nel ben che minimo fossile”, spiega Ausonio Ronchi, stratigrafo del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente di Pavia e primo firmatario dell’articolo. “Poi, per un incredibile colpo di fortuna e grazie alla vista acuta dialcuni nostri studenti (Marco Morandotti ed Enrico Bortoluzzi), da questi antichi terreni fluviali sono affiorati i resti di una colonna vertebrale…”. Inoltre “questa scoperta ci consente finalmente di dare un’età, anche se approssimativa, agli antichi terreni sedimentari che caratterizzano questa parte dell’isola”. Il ritrovamento di uno di questi grandi vertebrati, probabilmente molto diffusi nel Permiano inferiore-medio, è un fatto estremamente raro: infatti, esemplari di questo tipo si contano sulle dita di una mano in tutta l’Europa, spiega Umberto Nicosia dell’Università “la Sapienza” di Roma e a capo del team di paleontologi che hanno estratto e studiato il fossile. Cinque campagne di scavo, sotto l’attenta supervisione della Soprintendenza archeologica per la Sardegna di Sassari, che ne ha concesso lo studio presso i laboratori de “la Sapienza”, hanno portato a dissotterrare varie decine di frammenti ossei, alcuni ancora in connessione anatomica, e a risalire così al tipo di vertebrato. L’ottima preservazione dei resti porta a concludere che essi appartenevano tutti ad uno stesso esemplare, di dimensioni eccezionali per uno del suo genere, stimate in oltre 4 metri di lunghezza. Esso probabilmente morì per un evento traumatico, forse dovuto al crollo di un argine fluviale; tale evento portò al rapido seppellimento dell’animale e ciò spiega anche come mai le ossa non evidenzino né i segni di un lungo trasporto né tracce di predazione ad opera carnivori ad esso coevi. I caseidi, rettili erbivori della fine del Paleozoico, delle dimensioni simili a quelle degli ippopotami, apparivano sgraziati, con una testa minuscola e sproporzionata rispetto al ventre e alle zampe possenti. Questo gruppo di “rettili” faceva a sua volta parte della classe dei sinapsidi il cui ramo evolutivo è quello che ha portato ai mammiferi. L’esemplare rinvenuto in Sardegna, vicino al genere Cotylorhynchus, è il primo grande vertebrato paleozoico scoperto in Italia, anche se bisogna considerare che la Sardegna in quel periodo geologico era ruotata insieme alla Corsica di circa 60° e “saldata” alla Francia meridionale a costituire i versanti meridionali di una grande catena montuosa chiamata varisica. Dopo lo studio presso i laboratori romani, i resti fossili torneranno in Sardegna, in un museo e un luogo che valorizzeranno appieno questo antichissimo abitante dell’isola. Carta D’identita’ Nome: Cotylorhynchus (genere simile a) Classe: Sinapsidi ; Sottordine: Caseidi; Tipo di rettile: erbivoro Dimensioni: ca. 6 metri; Ambiente di vita: piane fluviali ; Luogo di ritrovamento: Torre del Porticciolo (Alghero, Sardegna nord-ovest); Età: Permiano medio-inferiore (ca. 270 milioni di anni).  
   
 

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