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Notiziario Marketpress di Mercoledì 24 Gennaio 2007
 
   
  SECONDO UN´INDAGINE, CONDIVIDERE LA PROPRIETÀ INTELLETTUALE GIOVA ALLE AZIENDE

 
   
  Bruxelles, 24 gennaio 2007 - Le società europee sono sempre più convinte che la collaborazione con terzi nella ricerca e sviluppo (R&s) contribuirà a massimizzare il valore della loro proprietà intellettuale (Pi). Ritengono inoltre che i responsabili politici possano fare molto di più per salvaguardare e sfruttare la conoscenza e le idee europee: sono soltanto alcune delle conclusioni di una relazione prodotta dalla Economist Intelligence Unit (Eui). La relazione comprende un sondaggio condotto tra 405 alti dirigenti di paesi europei, oltre a una serie di interviste approfondite a diversi dirigenti con responsabilità dirette nella gestione della Pi delle rispettive società, e ad esperti del settore. In passato, le aziende erano solite investire nella R&s interna, nonché stanziare fondi destinati esclusivamente alle loro idee e tecnologie, ritenendo che fosse il modo migliore di proteggere la loro Pi e di trarne vantaggi economici. Tuttavia, nell´ambiente odierno traboccante di informazioni, molte imprese considerano obsoleto tale approccio alla protezione della Pi e agli affari, e tendono a privilegiare un´impostazione più aperta all´innovazione, in cui le idee entrano ed escono liberamente dalle aziende. Nell´indagine in oggetto, la maggior parte degli intervistati appoggia l´idea di una strategia Pi più aperta. Il 68% ritiene che intensificare la collaborazione con terzi sulla R&s aumenterà la produzione innovativa. Nel contempo, circa il 46% reputa che sia economicamente sensato condividere le invenzioni con le comunità «open source», mentre il 28% appoggia il concetto della condivisione delle invenzioni mediante licenze incrociate con terzi all´interno di «comunità di brevetti». Poiché la maggior parte degli accordi nel settore della R&s collaborativi si basa su contratti di licenza, il 51% degli intervistati si aspetta un incremento dei profitti dalle licenze nei prossimi due anni, e la maggioranza prevede un aumento degli utili dal 6 al 10%. Il 41% ritiene inoltre che l´esternalizzazione della R&s a terzi in cambio di diritti di licenza contribuirà ad accelerare la velocità di immissione sul mercato dei nuovi prodotti. «Sempre più società stanno tentando di attrarre idee dall´esterno o di esternalizzare la R&s», ha dichiarato Christopher Pike, un avvocato britannico specializzato in brevetti e autore di strategie di Pi. «In passato la risposta sarebbe presumibilmente stata: "Siamo proprietari di tutto e aggrediremo chiunque cerchi di avvicinarsi". Adesso la risposta più probabile è: "Possediamo determinate cose, altre invece le concediamo in licenza, ne facciamo oggetto di accordi incrociati di licenza o le acquisiamo tramite licenza". In ogni caso, la Pi è la valuta di scambio di tale rapporto». Christopher Pike ha fatto riferimento alla società Procter & Gamble e al suo programma Connect + Develop, in base al quale la società si è impegnata ad acquisire la metà delle sue innovazioni da fonti esterne, e di offrire a organizzazioni esterne la licenza sui propri brevetti in caso di mancato utilizzo dei medesimi a distanza di tre anni dalla loro concessione. Un approccio «aperto» all´innovazione non significa tuttavia ignorare l´esigenza di tutelare meglio la proprietà intellettuale. La maggioranza degli intervistati ha affermato che i politici potrebbero fare di più per armonizzare meglio la politica dei brevetti in tutta l´Unione europea. Un brevetto comunitario europeo che consenta a privati e aziende di ottenere un brevetto unico in tutta l´Ue viene considerato da molti il sistema migliore per garantire la protezione e lo sfruttamento adeguato della Pi delle aziende europee. La Commissione europea ha tentato ripetutamente di introdurre un brevetto comunitario, ma sinora si è scontrata con l´opposizione del Consiglio: l´ostacolo maggiore è rappresentato dalla lingua in cui autorizzare il deposito del brevetto. Tra le altre aree che secondo gli intervistati richiedono un intervento figurano, solo per citarne alcune, l´armonizzazione dei criteri di autorizzazione dei brevetti e i costi del contenzioso per la loro violazione, voci che differiscono entrambe da paese a paese, la garanzia della conformità ai trattati internazionali in materia di diritti di proprietà intellettuale (Dpi), l´elaborazione di una legislazione che migliori la protezione della Pi dei brevetti individuali all´interno delle comunità di brevetti, e la definizione di orientamenti applicabili per i contratti di licenza delle aziende. Http://www. Eiu. Com/ .  
   
 

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