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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Maggio 2006
 
   
  RENZO PIANO BUILDING WORKSHOP

 
   
  Sesto San Giovanni 30 Maggio 2006 – Di seguito un commento di Renzo Piano sul nuovo progetto: “Sesto San Giovanni è stata la città delle fabbriche. Fabbriche di tecnologia, di modernità, ma anche di crescita democratica e sociale. Ne porta i segni nell’urbanistica dei luoghi ma anche nella sua cultura e nella dignità dei suoi cittadini. Il progetto di trasformazione in corso non lo puó ignorare. Mi piacerebbe restasse fabbrica: una fabbrica di idee. Vedo dei centri di ricerca, vedo delle università, vedo dei giovani al lavoro e un vivaio di imprese, in un contesto di nuovi mestieri. Certo ci saranno negozi, certo ci saranno residenze, uffici, luoghi di scambio e di cultura e un grande parco, secondo l’unico modello di città che ci appartiene (quello della città che mescola mille attività rendendola viva). Ma la vera anima deve continuare ad essere quella della fabbrica. Da città di fabbriche a fabbrica di idee. Quanto al progetto, non puó essere che un sistema aperto: cadono i muri della Falck e improvvisamente la comunità intera si appropria di un grande parco. Le strade si connettono, il verde invade nuovo e vecchio e si costruiscono i ponti tra la città esistente e l’area industriale, al di sopra e al di sotto del fiume di binari della ferrovia. Il parco, grande, anche più grande di quel che si potesse immaginare, è tutto un mondo nel quale riaffiorano di tanto in tanto dei frammenti della fabbrica, memoria viva e nobile di un fortissimo passato. Ma il verde non è solo quello del parco, è anche quello che invade le strade, i viali e che tiene tutto insieme. Naturalmente, il tema dell’energia e della sostenibilità, dei consumi e dei trasporti pubblici, è e deve essere di grande rilevanza, da degni eredi di quella modernità che appartiene alla storia di Sesto San Giovanni. Parliamo ora di architettura: mi piace l’idea di costruire degli edifici alti per abitarci, per lavorarci, per studiarci; ma non delle torri, che sono spesso simbolo di arroganza e di potere, bensì delle Case Alte che non tocchino il terreno se non con le loro strutture. Così come tutti gli altri volumi, che si raccordano a terra con generosi porticati e spazi aperti: non una città fortezza, bensì una città che dialoga. Questo anche perchè la massa di verde vi passi accanto e crei un effetto di leggerezza e trasparenza, che mi piacerebbe eleggere a cifra poetica dell’intero progetto. Le Case Alte non toccano terra, sul loro tetto ci sono dei giardini (e non degli impianti tecnici) e la loro pelle vibrante e colorata porta un sorprendente messaggio di vita. Siamo solo all’inizio ma é l’inizio di una bella avventura. ” .  
   
 

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