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Notiziario Marketpress di Lunedì 06 Febbraio 2012
 
   
  UE-IRAN: NEGOZIARE NONOSTANTE LA DIFFIDENZA RECIPROCA

 
   
  Bruxelles, 6 febbraio  2012 - "Le sanzioni avranno delle conseguenze sugli iraniani, sul loro lavoro e i loro stipendi" ha sottolineato Tarja Cronberg. In margine al dibattito con Catherine Ashton e il voto per una risoluzione sul programma nucleare in Iran, la deputata dei Verdi Tarja Cronberg spiega i principali problemi dei negoziati in qualità di presidente della delegazione per i rapporti con Teheran. "L´unione europea non si fida degli iraniani, e gli iraniani non hanno fiducia negli europei. È una situazione difficile ma i negoziati sono necessari per evitare la guerra". Qual è il problema dell´Unione europea con l´Iran? Tarja Cronberg - Per quanto riguarda il nucleare, l´Ue ha una lunga storia di negoziati con l´Iran. Gli europei hanno spesso creduto che il governo non fosse serio, che di prendesse gioco di loro e mancasse di trasparenza. Le sanzioni sono un messaggio forte: l´Unione europea vuole aprirsi al dialogo, ma l´Iran deve prendere questa decisione con serietà. L´iran è il nuovo "stato canaglia"? Tc - Il discorso pronunciato da George W. Bush sull´"asse del male" ha originato una tensione politica che ha inasprito i rapporti. Gli iraniani pensano che il diritto di produrre uranio arricchito, un diritto riconosciuto anche da vari trattati internazionali, sia stato preso maltrattato. Inoltre, si reputano vittime di sanzioni più severe rispetto al Giappone o il Brasile, paesi che agiscono in maniera uguale. Credo bisognerà trovare i mezzi per convincere gli iraniani a riprendere i negoziati. Catherine Ashton deve dichiarare che l´Unione europea è aperta al dialogo, senza mettere altre condizioni. Ma l´Unione europea non si fida degli iraniani, e gli iraniani non hanno fiducia degli europei. È una situazione difficile ma i negoziati sono necessari per evitare la guerra". Quale è l´obiettivo delle sanzioni? E che ruolo ha il Parlamento? Tc - Si tratta di sanzioni piuttosto generali che riguardano il petrolio e la banca centrale. Dovrebbero avere un impatto sull´economia iraniana nel suo insieme. Ora aspettiamo di capire se riusciranno a cambiare la posizione del governo o meno… Raramente in passato le sanzioni hanno condotto a un cambiamento politico. La situazione dell´Iran è grave e quando le sanzioni saranno effettive il governo farà fatica a salvare la faccia rispetto ai suoi cittadini. Il Parlamento voterà una risoluzione domani sostenendo le sanzioni, insistendo sul fatto che l´Iran deve essere più trasparente e aperto rispetto al programma nucleare. Le sanzioni avranno delle ripercussioni sulla popolazione? Tc - È impossibile che l´economia del paese ne risenta senza avere un impatto diretto sui cittadini. Sono sicura che il governo dovrà ridurre i posti di lavoro nelle scuole e negli ospedali: in questo caso le sanzioni avranno delle conseguenze sugli iraniani, sul loro lavoro e i loro stipendi. Queste sanzioni influenzeranno anche la nostra economia e quella mondiale. Dovremo pagare di più la benzina se il petrolio iraniano non arriva più in Europa. Il peggio è che questi tagli avranno conseguenze diverse da paese a paese: la Grecia, per esempio, importa la quasi totalità del suo petrolio dall´Iran e anche a un buon prezzo. Gli Stati membri che sono già in difficoltà rischiano di avere problemi ancora più grandi. Possiamo comparare la situazione dell´Iran con l´Iraq? Tc - Esistono alcuni parallelismi. In entrambi i casi gli occidentali hanno sospettati la creazione di programmi di proliferazione di armi di distruzione di massa. L´iraq non possedeva armi nucleari e non ha mai preso la decisione di svilupparne. Neppure l´Iran ha delle armi nucleari. La differenze è che Saddam Hussein aveva sospeso le ispezioni degli osservatori internazionali dell´Agenzia internazionale per l´energia atomica (Aiea), mentre in Iran le ispezioni sono ancora in corso. E proprio ieri un gruppo di esperti dell´Aiea hanno lasciato il paese.  
   
 

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