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Notiziario Marketpress di Martedì 14 Febbraio 2012
 
   
  UE APPROVA “VINO BIOLOGICO”: PER IL PRODOTTO AGRICOLO EUROPEO PIÙ FAMOSO DEL MONDO SERVIREBBE PIÙ CORAGGIO

 
   
  Venezia - “Finalmente avremo in Europa il Vino Biologico certificato, e non più solo il Vino ottenuto da Uve Biologiche. La distinzione potrebbe apparire ai più una questione di lana caprina; è invece sostanziale, anche se a mio avviso arriva con un certo ritardo e con effetti che temo saranno limitati e forse fuorvianti”. Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, ha salutato con queste parole l’approvazione da parte del Comitato permanente per la produzione biologica (Scof) delle nuove norme dell’Ue per il “vino biologico”, che saranno pubblicate a breve nella Gazzetta Ufficiale. “Per la prima volta in Europa – ha aggiunto Manzato – è stata abbattuta una barriera forte all’interno del ‘lobbismo enologico’, che non vedeva di buon occhio l’introduzione di distinzioni di questo tipo. I produttori che avevano intrapreso convintamente la produzione di uve biologiche attendevano da tempo questo pronunciamento, che consentirà di pasticciare meno con le definizioni in etichetta. Però secondo me la decisione finale poteva essere un po’ più coraggiosa, più ampia e sicuramente più tempestiva”. “Il problema in generale era il seguente: date le uve certificate biologiche, occorreva definire parametri di lavorazione al cui interno potesse essere definito e certificato come biologico anche il vino, cioè il prodotto finale, rispetto a pratiche di cantine ordinarie che possono anche ‘snaturare la “biologicità” della materia prima. Considero questo un passo avanti fondamentale – ha affermato Manzato – benchè, per esempio, alcuni parametri di lavorazione indicati come biologici sono da noi assolutamente ordinari in tutti o quasi i vini di qualità, anche da uve ‘non biologiche’ (vedi la quantità massima di solfiti). Anche per questo, e nell’incertezza e nelle lungaggini quasi decennali del dibattito comunitario sulla questione, da noi qualche produttore ha intrapreso processi di produzione di uve e vino di qualità che fossero per l’ambiente e per il consumatore una garanzia anche maggiore rispetto alle procedure classificate ufficialmente come “biologiche”, rinunciando alla classificazione. Mi risulta inoltre che non tutto il vino che in Europa viene proposto come di origine biologica sia anche di alta qualità e piacevolezza, con il rischio di un generale posizionamente verso il basso di questi vini”. “Nel frattempo sono emersi e si stanno sviluppando altri fronti, altri orizzonti – ha concluso Manzato – a partire ad esempio dal bilancio carbonico aziendale, ovvero dal bilancio ambientale dell’intero processo di coltivazione e di produzione in termini anche di risparmio di Co2 e di consumo energetico, con l’utilizzo di concimazioni organiche come per il biologico e altre pratiche che consumino complessivamente meno energia in vigna e, dove possibile, in cantina. Di questo non mi pare ci sia traccia nella decisione comunitaria, che per tale motivo definisco poco coraggiosa e piuttosto tardiva, mentre dobbiamo fare attenzione non solo ad un vino certificabile biologico tout court, ma ad un prodotto rispettoso dell’ambiente che dia anche emozioni e piacere e sia riconoscibile senza problemi dal consumatore”.  
   
 

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