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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Febbraio 2012
 
   
  «LA BOHÈME», PUCCINI IN UN’INEDITA MILANO OTTOCENTESCA

 
   
   Busto Arsizio (Varese), 21 febbraio 2012 - Un inno alla purezza e all’immortalità dell’amore, una celebrazione della creatività e delle speranze della giovinezza, un perfetto esempio della cosiddetta «poesia delle piccole cose»: «La Bohème», melodramma in quattro quadri con musiche di Giacomo Puccini e su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, sale sul palco del teatro Sociale di Busto Arsizio. L’appuntamento, inserito nel cartellone della stagione cittadina «Ba Teatro», è fissato per giovedì 23 febbraio, alle ore 21.00, quando nella sala di piazza Plebiscito il Teatro dell’Opera di Milano proporrà un’originale “rilettura” della tragica storia d’amore tra la giovane ricamatrice Mimì e lo squattrinato poeta Rodolfo, ambientata nella Milano della Scapigliatura e non, come da tradizione, nella Parigi bohèmien. A firmare la regia e l’ideazione scenica dello spettacolo, sottotitolato «La memoria dell’autore riemerge», sarà Mario Riccardo Migliara. La soprano Tiziana Scaciga Della Silva e il tenore Rodolfo Choi vestiranno i panni dei due protagonisti. Il baritono Carlo Cantoni sarà il pittore Marcello; la soprano Valentina Pennino darà corpo e voce a Musetta. Il filosofo Colline e il musicista Schaunard saranno interpretati rispettivamente dal basso Daniele Biccirè e dal baritono Antonio Russo; mentre le parti di Benoit, Alcindoro e del giocattolaio Parpignol vedranno in scena Achille Bigli, Carlo Oggioni e Luciano Grassi. Sul palco, con i cantanti lirici dell’associazione milanese, considerata oggi la prima compagnia itinerante di produzione di allestimenti completi di opera lirica in Italia, saliranno anche l’Orchestra Filarmonica di Milano, sotto la bacchetta del direttore Daniela Candiotto, la Corale lirica ambrosiana e il coro voci bianche «Fondazione Sacro Cuore di Milano». Le scenografie, che ricreano scorci della Milano di fine Ottocento (dal Duomo alle case di ringhiera del quartiere Brera), sono state ideate dall’architetto Maurizio De Caro e portano la firma di «Arti in scena». «La Bohème», Ovvero La Celebrazione Della Giovinezza - E’ l’inverno del 1893 quando Giacomo Puccini, reduce dall’affermazione ottenuta con «Manon Lescaut», sceglie il soggetto per la sua opera successiva. L’attenzione cade sulle «Scènes de la vie de Bohème» di Henri Murger, un romanzo d’appendice pubblicato a puntate più di quarant’anni prima, tra il marzo 1845 e l’aprile 1849, sulla rivista parigina «Le corsaire Satan», trasformato poi dallo stesso autore, con l’aiuto di Théodore Barrière, in una pièce in cinque atti, «La vie de Bohème», rappresentata con successo nel 1849. La stesura del libretto viene affidata dall’editore Giulio Ricordi ai letterati Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, un binomio artistico destinato ad affiancare il compositore lucchese per più di un decennio, fino a «Tosca» (1900) e «Madama Butterfly» (1904). Il primo elabora lo schema drammatico e abbozza i dialoghi; l’altro cura la versificazione. L’intera opera, per la quale nasce anche un contenzioso con Ruggero Leoncavallo (la sua «Bohème» debutterà alla Fenice di Venezia il 6 maggio 1897), è pronta due anni dopo e debutta al teatro Regio di Torino, sotto la direzione del ventinovenne Arturo Toscanini, nella serata del 1° febbraio 1896. «La bohème» viene accolta con perplessità dalla critica, ma incontra nelle riprese, già a partire dalla rappresentazione palermitana dell’8 aprile 1896, un sempre crescente successo di pubblico, tanto da divenire una delle opere più popolari di tutti i tempi. «Il libretto, un affresco in cui si alternano momenti di vivacità, di intimità, di rimpianto per il tempo trascorso, di tristezza dolorosa, prevede -scrive la musicologa Maria Giovanna Miggiani- un buon numero di personaggi principali. Vi è un quartetto di giovani amici (il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard e il filosofo Colline) e due fanciulle (la ricamatrice Mimì e la lorette Musetta), tutti carichi di simpatia e di entusiasmo quanto poveri di quattrini. Il dramma, suddiviso in quattro quadri, si conclude con la morte per tisi di Mimì tra le braccia dell’amato Rodolfo, dopo una separazione ricomposta in extremis; ma più che di una trama vera e propria si può parlare di un susseguirsi di situazioni liriche accomunate da un tema unitario, la celebrazione della giovinezza». Elementi di novità del capolavoro pucciniano sono l’aver elevato alla rappresentazione uno squarcio di vita contemporaneo, che in precedenza non era considerato degno delle scene operistiche, e l’aver suddiviso il libretto in quadri, all’interno dei quali non vi è la «consueta divaricazione tra recitativo e versi lirici», ma «una versificazione mobilissima e flessibilmente asimmetrica, in grado –scrive sempre Maria Giovanna Miggiani- di stimolare una sintassi musicale non periodica». Nella partitura non mancano «accensioni liriche memorabili», come «Che gelida manina», o «pezzi riconducibili a forme chiuse», quali «Vecchia zimarra», ma i suoi pregi più evidenti consistono nell’invenzione di «un tessuto musicale fittissimo e cangiante ove l’uso delle reminiscenze e del leitmotiv collega instancabilmente presente e passato, felicità e dolore». Tra le arie entrate nell’immaginario collettivo vanno, inoltre, ricordate i duetti «O soave fanciulla» e «Addio, dolce svegliare alla mattina», la cui melodia è presa dal motivo «Sole e amore», scritto nel 1888 per la rivista «Paganini». L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano porta lo spettatore tra le vie della Milano di fine Ottocento, restituendo il clima del quartiere di Brera, vissuto dallo stesso Giacomo Puccini (l’autore aveva casa in via Solferino, 27) negli anni del Conservatorio. L’atmosfera degli storici bar degli artisti, vecchi giocattoli e costumi tipici della Belle Époque e vecchie immagini in bianco e nero provenienti dal civico archivio della Biblioteca Bertarelli sono gli strumenti utilizzati da Mario Riccardo Migliara per mettere in scena l’appassionante storia d’amore tra Mimì e Rodolfo. «Tutti All’opera», Riflettori Accesi Sui Melomani - «La bohème» è il secondo appuntamento della mini-rassegna «Tutti all’opera», promossa dall’associazione culturale «Educarte» e dal Teatro dell’Opera di Milano, con la fattiva collaborazione della Fondazione comunitaria del Varesotto onlus. L’iniziativa, che ha preso il via lo scorso novembre con la «Carmen» di Bizet, proseguirà con l’allestimento della «Tosca» di Giacomo Puccini (22 marzo ‘12) e una versione musical del dramma giocoso «La Cenerentola» di Rossini (10 maggio ‘12), entrambi per la regia di Mario Riccardo Migliara. Il prezzo del biglietto per «La bohème» è fissato ad euro 32,00 per il l’intero ed euro 25,00 per il biglietto ridotto, riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, associati Cisl Scuola, Cral, biblioteche e dopolavoro con minimo dieci persone. E’ ancora disponibile l’abbonamento «L’opera, che festa!», che permette di vedere tra spettacoli musicali a un costo di 60,00 euro. Il botteghino del teatro Sociale, ubicato presso gli uffici di piazza Plebiscito 8, è aperto nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle 18.00, e il sabato, dalle 10.00 alle 12.00. E´, inoltre, possibile riservare i propri posti, chiamando il numero 0331.679000, tutti i giorni feriali, secondo il seguente orario: lunedì, martedì e giovedì, dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00; mercoledì e venerdì, dalle 9.30 alle 12.00.  
   
 

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