|
|
|
 |
  |
 |
|
Notiziario Marketpress di
Mercoledì 22 Febbraio 2012 |
|
|
  |
|
|
PROFONDO ROSSO PER GLI INVESTIMENTI DELLE MICROIMPRESE E CRESCE ANCORA LA RISCHIOSITÀ CREDITIZIA HANNO RAGGIUNTO IL LIVELLO PIÙ BASSO DEGLI ULTIMI 5 ANNI I PICCOLI OPERATORI ECONOMICI INVESTITORI (19,3% NEL 2011).
|
|
|
 |
|
|
Roma e Bologna, 22 febbraio 2012 – Il permanere delle difficoltà legate alla situazione economica negativa ha determinato nel 2011 un deciso calo della propensione ad investire da parte dei Piccoli Operatori Economici (ovvero le imprese italiane con meno di 10 dipendenti e/o un fatturato inferiore a 2,5 milioni di Euro, componente fondamentale del tessuto economico nazionale): la percentuale di Poe intervistati che ha dichiarato di aver effettuato investimenti nell’anno è stata pari al 19,3%, a fronte del 25,3% registrato nel 2010 e del 35,4% nel 2007, toccando il livello più basso dall’inizio della crisi economica. La pesante incertezza legata all’evoluzione del quadro congiunturale mostra impatti evidenti anche sulla programmazione del ciclo di investimenti, che interessa solo il 17% del campione intervistato. Il principale elemento di ostacolo alla crescita delle microimprese in questa fase è ancora rappresentato dalla netta flessione della domanda interna, indicato dal 63,2% degli intervistati. Ulteriore rilevante ostacolo alla crescita è rappresentato dalla difficoltà di reperire risorse (22,7% dei casi), principalmente a causa dell’elevato costo del debito e del mancato incasso da parte dei clienti. Il permanere delle difficoltà legate alla situazione economica negativa nel corso del 2011 si è ripercossa inevitabilmente anche sui rapporti tra Istituti di Credito e Piccoli Operatori Economici (ovvero le imprese italiane con meno di 10 dipendenti e/o un fatturato inferiore a 2,5 milioni di Euro, che rappresentano una componente fondamentale del tessuto economico nazionale), che hanno fatto registrare un preoccupante, ma non inatteso, peggioramento di tutti gli indicatori di rischiosità creditizia. Questo quanto emerge dai dati della diciottesima edizione dell’Osservatorio sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici, realizzato da Crif Decision Solutions e Nomisma e presentato oggi a Roma. In un clima di difficoltà economica quale quello attuale, per le microimprese diventa quindi cruciale consolidare quei processi rivolti sia a migliorare il presidio dell’efficienza finanziaria aziendale per tutelare la propria solidità interna, sia a rafforzare il mercato di destinazione dei propri prodotti, al fine di meglio consolidare il proprio business contrastando il calo della domanda interna. Nonostante nel 2011 gli operatori abbiano continuato a destinare una maggiore quota di risorse principalmente per l’acquisto di macchinari e attrezzature (19,1% dei Poe investitori) e per il rafforzamento della sicurezza aziendale (16,4%), sono proprio queste le voci di investimento che negli ultimi tre anni hanno subito una più drastica riduzione e che si prevede subiranno un ulteriore ridimensionamento nel corso del 2012. Rispetto all’anno passato, nel 2012 anche gli investimenti immateriali legati allo sviluppo organizzativo aziendale - in particolare per informatizzazione e formazione del personale - sono previsti in contrazione, seppur in misura inferiore rispetto agli investimenti a carattere materiale. Al contrario si manterranno stabili o risulteranno addirittura in lieve aumento gli investimenti legati al rafforzamento dell’area finanziaria interna (+0,1 punti percentuali) e alla ricerca di nuovi mercati (+1,4%). La Rischiosità Dei Poe - Per quanto riguarda la qualità del credito erogato alle microimprese, infatti, la drammatica evoluzione del quadro macroeconomico dell’area Euro nella seconda metà del 2011 ha interrotto quei segnali di miglioramento che si erano intravisti nelle edizioni precedenti dell’Osservatorio. In particolare, il tasso di sofferenza (almeno 6 rate scadute e non pagate) dei Poe a settembre 2011 è stato pari al 10%, tornando sui valori sperimentati nel periodo più acuto della crisi, ma le difficoltà del contesto economico determinano un peggioramento anche nell’evoluzione dei tassi di insolvenza. Nel dettaglio, i tassi di insolvenza leggera (1 o 2 rate), dopo essere scesi nel corso di tutto il 2010, hanno ripreso a salire attestandosi a settembre 2011 al 4,9%, così come i tassi di insolvenza grave (da 3 a 5 rate) sono tornati a crescere, chiudendo a fine settembre al 2,14%. Anche i tassi di decadimento - che misurano dinamicamente l’incidenza delle nuove posizioni in sofferenza rispetto a un portafoglio di posizioni in bonis all’inizio del periodo di rilevazione - dopo la contrazione dei primi due trimestri del 2011 a settembre hanno invertito parzialmente la direzione: il tasso di decadimento a 180 giorni è infatti salito al 3,62%, mentre quello a 90 giorni si è assestato a quota 5,38%, sostanzialmente in linea con il dato rilevato nel trimestre precedente. L’analisi Territoriale - Dall’analisi territoriale presentata nell’Osservatorio Crif Decision Solutions-nomisma risulta che sono state le imprese del Nord Est quelle maggiormente colpite dalla difficile situazione economica nazionale. Di contro, per la prima volta da inizio rilevazione sono i Poe del Sud e del Centro a investire in misura maggiore rispetto alle altre macroaree italiane (con una quota pari al 19,9% del totale) seguiti dalle microimprese del Nord Ovest (19,6%) e, per ultimo, da quelle del Nord Est (18,4%). Entrando nel dettaglio delle singole regioni, sono i Poe localizzati in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna a diminuire drasticamente gli investimenti effettuati rispetto all’anno passato. Sul fronte della qualità del credito, il tasso di sofferenza più elevato sia quello registrato nelle regioni del Centro (10,24%) e, soprattutto, in quelle del Sud e Isole (11,29%), in entrambi i casi in sistematico aumento rispetto ai periodi di osservazione precedenti. Al Nord Est e al Nord Ovest il tasso di sofferenza grave si è posizionato rispettivamente all’8,73% e al 9,69%. Per quanto riguarda invece l’analisi delle nuove sofferenze, misurate dal tasso di decadimento, a partire dal terzo trimestre 2011 si registra un processo di deterioramento della qualità del credito nelle aree del Centro e del Sud e Isole. Nel Nord del Paese, invece, i tassi di decadimento a 180 giorni proseguono nel proprio trend di contrazione. In particolare, le imprese localizzate nel Nord Ovest e nel Nord Est registrano tassi di decadimento in riduzione e progressivamente sempre più vicini tra loro (rispettivamente 3,23% e 3,26%), mentre nel resto del Paese i tassi tornano a crescere, assestandosi nel Centro al 3,74% e nel Sud e Isole al 4,35%. L’analisi Settoriale - La rilevazione diretta che evidenzia come il calo degli investimenti non si leghi alle difficoltà di specifici settori dell’economia italiana, ma rappresenti una criticità diffusa nell’intero sistema produttivo e terziario del Paese. In effetti, a seguito della seconda ondata recessiva, nel 2011 si è verificata una brusca riduzione delle microimprese investitrici di tutti i comparti dell’economia nazionale, soprattutto nel settore primario e terziario, seguiti dalle costruzioni e, a maggiore distanza, dalla manifattura e dal commercio. Per quanto riguarda la propensione a investire nel 2012, il comparto dei servizi sembra mantenere stabili i livelli di investimento programmati, mentre manifattura e costruzioni segnano un ulteriore crollo. Solo nel settore agricolo si prevede un incremento dei Poe investitori, forse incoraggiato dall’aumento dei livelli di spesa cui devono far fronte. Per quanto riguarda la qualità del credito per settore, il tasso di sofferenza ha mostrato a settembre 2011 un incremento della rischiosità nel comparto dell’edilizia e opere pubbliche (12,65%) e, lievemente meno pronunciato, nei servizi e trasporti (12,01%). La dinamica degli andamenti dei tassi di sofferenza dei rimanenti settori conferma, anche se a livelli più bassi, la tendenza in atto già osservata nel quadro complessivo delle imprese. I tassi di sofferenza nel macrosettore manifatturiero (10,75%) e nel commercio (11,5%) sono più contenuti, ma comunque significativi. È però il comparto dell’agricoltura a confermarsi come caratterizzato da un livello rischiosità storicamente più bassa, con un tasso di sofferenza che si attesta al 4,09%. Fonti Informative Alternative Nella Valutazione Dei Poe: Benefici Per Inclusione Creditizia E Affinamento Della Valutazione Lo scenario che si determina dall’analisi della rischiosità creditizia lascia prevedere un possibile ulteriore deterioramento nei prossimi trimestri a causa della perdurante congiuntura economica negativa. Per altro, in questa fase la debolezza della domanda di credito da parte delle imprese, condizionate dalla pesante incertezza che ancora caratterizza il ciclo economico, si incrocia con la sostanziale prudenza da parte degli istituti bancari, particolarmente attenti alla sostenibilità del credito e all’affidabilità dei richiedenti. Per questo è oltremodo cruciale che banche e imprese possano trovare adeguati elementi di sintonia per evitare un cortocircuito del ciclo del credito, essenziale per sostenere l’attività e gli gli investimenti delle imprese. Su questo tema specifico l’Osservatorio Crif Decision Solutions-nomisma ha dedicato anche un approfondimento monografico originale sull’utilizzo di fonti informative alternative e non tradizionali nel processo valutativo dei Poe. Le evidenze presentate nell’analisi, frutto della prima sperimentazione realizzata a livello continentale, dimostrano come tali fonti informative possano generare benefici in particolare in due aree: Inclusione creditizia: per le imprese start-up e per tutte le imprese che comunque non hanno dati di referenziazione creditizia,bilanci o altre credenziali di accreditamento da presentare agli Istituti di credito. Affinamento della valutazione: per le imprese che pur avendo già un bilancio o una storia creditizia possono beneficiare di un’ulteriore e più puntuale valutazione basata su dati non strettamente connessi al credito. Oggi oltre il 60% della valutazione del merito creditizio di una impresa di piccole dimensioni non si basa su dati economico-finanziari ma principalmente sulla storia creditizia dell’impresa stessa e del suo legale rappresentante. L’assenza di una referenza creditizia di sistema o interna alla banca rende di conseguenza più complesso l’accesso al credito mentre l’utilizzo di informazioni alternative e non tradizionali potrebbe andare a coprire questo gap informativo che - sulla media delle nuove richieste di affidamento rilevate da Crif - caratterizza circa il 20% delle piccole imprese. Nell’ambito di questa sperimentazione Crif ha realizzato un originale modello di scoring dedicato proprio alla valutazione del merito creditizio delle piccole imprese e basato su dati innovativi e/o non tradizionalmente utilizzati negli attuali processi di credito, quali: i dati di pagamento delle utenze acqua provenienti dall’Acquedotto Pugliese: lo storico delle fatturazioni su un campione di soci e titolari d’azienda. Già nel 2009 Crif aveva avviato una collaborazione con la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese sul tema del credito come strumento per l’inclusione sociale di immigrati, giovani ed anziani da cui era emerso come il comportamento di pagamento delle bollette dell´acqua sia un solido indicatore del merito creditizio dei privati. Informazioni commerciali B2b: nello specifico è stato adottato il Cribis D&b Delinquency Score, l’indicatore sintetico messo a disposizione da Cribis D&b, la società del Gruppo Crif specializzata nelle business information, che prevede la performance di pagamento di un’impresa verso i propri fornitori utilizzando informazioni anagrafiche, strutturali, finanziarie e sui suoi comportamenti di pagamento. L’applicazione del modello di scoring a un campione di imprese ha permesso di evidenziare che: circa il 70% delle imprese start-up potrebbero avere una maggiore facilità di accesso al credito; l’utilizzo congiunto con il Credit Bureau Score di Crif ha migliorato la capacità di valutazione del merito creditizio. E l’applicazione del modello di scoring ha evidenziato che oltre il 50% delle imprese con un profilo di rischio intermedio potrebbe avere una maggiore facilità di accesso al credito; Infine, l’applicazione dello scoring alle imprese prive di referenza creditizia evidenzia che circa il 70% di queste potrebbero avere una maggiore facilità di accesso al credito. La disponibilità di fonti alternative consentirebbe, quindi, di rendere maggiormente trasparente il credito rapporto tra imprese e banche, perché la mancanza di informazione nel campo del credito, come del resto in qualsiasi altro campo, porta inevitabilmente alla penalizzazione di imprese non a causa di un’oggettiva valutazione della rischiosità ma per l’impossibilità di valutare effettivamente l’impresa stessa. |
|
|
|
|
|
<<BACK |
|
|
|
|
|
|
|