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Notiziario Marketpress di Giovedì 23 Febbraio 2012
 
   
  HOTHOUSE DIVENTA INTERNAZIONALE GIOVANI NEW TALENT PER L’AREA ALL’AVANGUARDIA DI MIPAP

 
   
  Hothouse, la casa dei talenti, apre le porte alla creatività internazionale ospitando il meglio della new generation della moda worldwide. 22 brands sono i protagonisti di Hothouse, l’area espositiva dedicata al talent scouting di nuove realtà ad alto contenuto di ricerca, in scena dal 24 al 27 febbraio, all’interno di Mi Milano Prêt-à-porter, la fiera della moda italiana e dei designer emergenti, a fieramilanocity. La sesta edizione di Mi Milano prêt-à-porter riconferma, infatti, un gruppo di nomi: tutti giovani, molti con riconoscimenti internazionali alle spalle, altri all’esordio ma già guardati con occhio attento dalla stampa. Il dualismo fra sperimentazione e classicismo, caratteristica di questa edizione, si apre a un crocevia che porta o verso uno spirito iconoclasta e rivoluzionario, o nella direzione di uno stile poggiato sulla tradizione ma innovato in materiali e strutture. Tra i designer più sperimentali, ben noto a Mipap, l’Italiano Nicholas Julitta, con il progetto 100% Organic, in cui la materia naturale e sintetica è lavorata come se fosse vera pelle per un effetto second skin per cappotti, bomber, maglieria, vestiti guidati dal fil rouge delle superfici in nylon imbottite da poliestere, lana, cotone. Sulla stessa scia è la russa Katerina Evmenyeva con la linea Succub, nome che, in biologia, indica elementi che in natura ne emulano altri, opposti. La sua donna è un po’ Vamp un po’ Ninfa, scissa tra un flore dress e un paletot taupe, attratta da stampe ispirate a creature fantastiche, da pelle ricamata a scaglie di cobra, da lunghi abiti movimentati come dal respiro di ali di farfalla. Non convenzionale. Ecco la parola d’ordine anche per D.efect, brand lituano di capispalla che virano dal grunge al glamour: lino, cotone, tessuti tecnici vengono trasformati in giacche dalle maniche lunghe o corte, in overcoats, in parka dalla natura unica. Nono Leni, marchi del giovane Andrea Paolo Colombo, imposta la propria suggestione sulla densità del colore e del decoro, rifugiandosi nel mondo del ricordo e riportandone a galla quel sapore soffuso, poco nitido, che ammanta di nostalgia gli abiti. Jonhnn & Lennox, marchio Made in Italy nato dal connubio tra fashion e sound, esplora dinamiche strutturali e volumetriche che vanno ben oltre il commerciale, per rivolgersi a una donna trasversale, capace di calarsi in un mondo che sul tessuto riporta natura e forme geometriche. La contaminazione è il verbo anche per la milanese Cristina Miraldi, classe ‘83, cresciuta nel ricamificio di famiglia e, per questo, capace di rendere il ricamo e le applicazioni struttura e non decoro. Le silhouette partono scarne per scivolare più morbide, in una miscellanea di mohair, maglia hand made, piume, pelli. Gli accessori diventano simboli arcaici, i colori alchemici: nero bianco e luce, tonalità della terra. La suggestione prende la via dell’arte: accade nella maglia viva e plasmabile di Natargeorgiou, designer cipriota, la cui ispirazione sono i mosaici di vetro che decorano le cattedrali elleniche. Punte di purple e blu convivono con l’arancio solare, fili metallici filtrano mischiandosi a organza, seta, chiffon, lana e cashmere, broccati aleggiano sulle superfici. Mischiare la Haute Couture con elementi che sono parte della cultura e del folklore, come kilt e parei, è la specialità di Marc Philippe Coudeyre, apolide per formazione, diplomato cum laude alla Royal Academy of fine Arts di Anversa, artefice di una femminilità futurista ma elegante, forte, densa di materia nobile. Licia Florio è un giovane brand Italiano, che prende nome dalla sua designer. La volontà è quella di creare una linea elegante, mai eccessiva e ostentata, fatta di abiti semplici, che esaltino le forme rimanendo comodi. Il tutto sotto l’egida del Made in Italy. Il greco Morgan Kirch recupera il classico e i suoi codici: rigore, eleganza, purezza formale. La dominanza del nero rende la collezione monocroma, in contrasto con il pallore dell’avorio. Silhouettes ultra femminili, slanciate, dove pelle, lana e seta risultano talvolta illuminate da bagliori ramati. Per Meme T’aime, brand parigino di couture, la complessità del femminile si mescola alla semplicità del maschile. Ad animare la vena creativa dei designers, i colori di Rothko le decorazioni di Donald Judd, le suggestioni di Wim Wenders e il mondo di Bowie ispirato da Baudelaire, un melting pot culturale che dimostra la capacità metabolizzatrice della moda. Tagli puliti, tessuti ricchi e volumi strutturati anche per l’iberico Miguel Donate, che si cimenta in una sua linea dopo aver dato il proprio valore nel merchandising di griffes come Alberta Ferretti, Gucci, Alexander Mc Queen. Grande attesa per una promessa della moda russa, Dmitry Loginov, anima della linea Arsenicum, nominato ben due volte da Gq “designer of the year” e ora in scena a Mi Milano prêt-à-porter. Molto giovane e contemporanea è 830 Sign, linea caratterizzata da bluse seriche dalle stampe pixelate e digitali, da top e baggy pants, all’insegna dell’agio sofisticato. Denim, seta, lana, una palette che accoglie navy, blu baltico, acciaio, pennellate di paprika. La stuttura delle spalle occhieggia agli Eighties, all’insegna di un una femminilità decisa. Sul fronte dell’accessorio, il livello è quello del luxury di nicchia. Una forma d’arte può essere considerata l’opera prima di Cor Sine Labe Doli, giovane brand che esordì con una serie di papillon in ceramica da portare su camicie dai pattern variegati, riscuotendo grande successo di pubblico e di stampa. L’avventura continua con stampe visionarie sulla consistenza liscia della ceramica, a cui si unisce il primo papillon di alluminio verniciato. Inoltre, la stagione saluta la Cerami-pochette, in bianco ottico, argento e stampe dal mood artistico. Nella calzatura, Mipap dà il benvenuto a una figlia d’arte, Giulia Gobbi, terza generazione del calzaturificio che struttura le prime linee di Dior, Valentino, Ferragamo. Una giovane donna che ha assimilato bellezza e che ora la restituisce usando camosci, pitoni, cavallini stampati, su platform e tacchi importanti. La linea è riconoscibile grazie a un’identità unica, contraddistinta dal verde salvia di suole e interni tomaia. Altissimo livello anche per nippo/canadese Zoe Lee, pupilla di Manolo Blanhik presso la Saint Martin’s di Londra e poi attiva presso Vivienne Westwood, giunta al traguardo importante della linea propria: la giovane nippo canadese mette in scena pezzi senza tempo, suède in print acidi, tinte vegetali, finissaggi golden, prodezze come il color lavanda metallizzato. Nella borsa, torna a mostrare la sua verve Benedetta Bruzziches, capace di creazioni in funambolico equilibrio fra il fantasy e la potenza della miglior tradizione italiana. Non a caso, nominata “best new talent” da Camera Moda e Alta Roma, già assistente di Romeo Gigli per gli accessori nella linea Io Ipse Idem, punto di riferimento per lo stile in India e titolare del premio “Best Bag Collection” presso la fiera Aplf di Hong Kong. Nel gioiello, la vocazione di Maiden Art si fa Rockmantica: perle di vetro, pietre naturali, Swarovsky in nuance verde smeraldo tintinnano appesi a catene di metalli preziosi, ma questa volta con l’incursione dell’iconografia graffiante, rappresentata da teschi e croci in oro rosa. Infine, un collettivo. The Wandering Collective, ovvero quattro designer provenienti da varie parti d’Europa: una bottega fiorentina per la bigiotteria di Valentina Brugnatelli, un’azienda milanese di pelle per le borse di Luli’s Opera, nome dietro il quale si celano Gianluca Soldi ed Elisa Fumagalli, atelier noti per gli abiti di David Wyatt, con pellicce e ricami provenienti da Italia, Francia, Spagna  
   
 

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