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Notiziario Marketpress di Martedì 28 Febbraio 2012
 
   
  LA SOSTENIBILITÀ DELLA PESCA È IN PERICOLO

 
   
  Un team internazionale di scienziati ha scoperto che gli effetti delle pesca del tonno e di specie simili a partire dall´inizio degli anni 1960 ha portato a un declino in queste popolazioni ittiche di circa il 60%. Lo studio, presentato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato in parte finanziato dal progetto Metaoceans ("Elucidating the structure and functioning of marine ecosystems through synthesis and comparative results"), che ha ricevuto una borsa Marie Curie per la formazione iniziale per la ricerca (Est) del valore di 2,23 milioni di euro nell´ambito del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue. I risultati hanno messo gli scienziati in allarme, sottolineando che diverse specie di pesci sono state sfruttate eccessivamente e in particolare che la maggior parte delle specie di tonno sono state sfruttate fino ai limiti della sostenibilità. Ricercatori provenienti da Canada, Italia, Regno Unito e Spagna hanno determinato che il tonno delle acque fredde è la specie maggiormente colpita dallo sfruttamento, i dati mostrano infatti che il loro numero si è ridotto dell´80%. I tonni pinne azzurre dell´Atlantico e i pinne azzurre del sud fanno parte di questo gruppo, che è noto per le grandi dimensioni, la longevità e il suo significativo valore economico. Anche un´altra specie, lo sgombro, ha risentito degli effetti dello sfruttamento. Anche se è più piccolo e vive meno a lungo, lo sgombro fa parte di una preoccupante tendenza in aumento. I risultati dello studio suggeriscono che la pesca non conosce confini: piccole o grandi, tutte le specie sono a rischio. "I risultati di questo studio, che si basano su una raccolta di stime più precise, mostrano una situazione globale delle popolazioni di tonno che si discosta da interpretazioni precedenti più cupe," spiega l´autrice principale María José Juan-jordá dell´Università di A Coruña in Spagna. Uno studio precedente, pubblicato su Nature nel 2003, aveva riscontrato che i numeri di pesci pelagici, come il tonno, erano diminuiti del 90% nel corso del secolo scorso. La Juan-jordá, una dottoranda, dice che "ci sono preoccupanti fattori di cui le organizzazioni regionali per la pesca dovrebbero tener conto per assicurare un futuro sostenibile in queste zone di pesca". Gli autori dello studio osservano che la gestione delle popolazioni di tonno può essere una soluzione applicabile. Il ricercatore dell´Università di Simon Fraser (Canada), Nicholas Dulvy, uno degli autori dello studio, aggiunge: "... Per alcune specie, la gestione della pesca ha bisogno di aiuto. Quelle con il più alto valore economico sono le più sfruttate. Ci sono chiaramente ancora persone che traggono vantaggi economici dalla pesca illegale del tonno pinne azzurre, un caso nel quale il commercio internazionale va al di là dei regolamenti della pesca, che sono di solito efficaci." La Juan-jordá dice: "Le organizzazione di gestione della pesca non devono usare le loro risorse solo per gestire specie di grande valore, come i grandi tonni, ma anche per le specie che hanno un valore economico più basso, che sono importanti perché sono una notevole fonte di proteine per molti paesi in via di sviluppo." I risultati suggeriscono che aumentare la pesca potrebbe continuare a essere rischioso e che tutte le attività di pesca globali devono essere seguite con grande attenzione visto che la domanda continua a crescere. "Tutti devono quindi concentrarsi adesso sulla creazione di un vero futuro per queste popolazioni e per le zone di pesca che dipendono da esse," commenta il co-autore, Iago Mosqueira, uno scienziato della pesca del Centro comune di ricerca della Commissione europea a Ispra, in Italia. Commentando quello che deve essere fatto per assicurare la sostenibilità delle specie, il co-autore, professor Juan Freire dell´Università A Coruña, dice: "Sono necessari un impegno serio e azioni efficaci per ridurre la pesca eccessiva in tutto il mondo, per ripristinare le popolazioni eccessivamente sfruttate e regolare il commercio che le mette a rischio. Solo allora possiamo garantire maggiori quantità, profitti economici stabili e ridurre il nostro impatto sugli ecosistemi marini." Per maggiori informazioni, visitare: Centro comune di ricerca (Jrc): http://ec.Europa.eu/dgs/jrc/index.cfm  
Pnas: http://www.Pnas.org/
 
   
 

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