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Notiziario Marketpress di Lunedì 29 Gennaio 2007
 
   
  AL TEATRO CARCANO DI MILANO ANTIGONE DI SOFOCLE

 
   
   Milano, 29 gennaio 2007 - Torna al Carcano per due settimane di repliche straordinarie dopo il debutto nazionale dello scorso aprile l’ultima produzione della Compagnia del Teatro Carcano, Antigone di Sofocle per la regia di Giulio Bosetti, anche interprete nel ruolo di Creonte. Lo spettacolo, unanimemente apprezzato per l’intensità dell’interpretazione e la suggestiva severità dell’allestimento, oltre che per la poetica versione di Giovanni Raboni, tutta incentrata sulla valorizzazione della parola, sarà a Milano dal 31 gennaio all’11 febbraio a conclusione di una tournée che ha toccato, tra le altre città, Firenze, Bologna, Roma, Bolzano, Padova. Antigone racconta l’ultimo atto del mito tebano che. Insieme a quello argivo, fu oggetto di ispirazione per Eschilo I Sette contro Tebe, Sofocle Edipo re, Edipo a Colano. Antigone e Euripide Le Fenicie. Come è noto, Edipo, del tutto inconsapevole, si unisce incestuosamente alla madre Giocasta e da questa unione nascono due femmine (Antigone e Ismene) e due maschi (Eteocle e Polinice). Già in Edipo a Colono risulta chiaro il rapporto radicalmente diverso che si instaura fra Edipo e i suoi quattro figli nati dall’incesto: di amore e dolcezza per le due figlie, che si occupano amorosamente di lui fino alla sua scomparsa. E di odio e disprezzo per i due figli maschi che, essendo bramosi solo di ottenere il potere in Tebe, egli non esita a maledire per sempre. Tuttavia, nonostante il loro desiderio di ascendere al trono, né Eteocle nè Polinice vi riusciranno perché si uccideranno vicendevolmente in duello. Nel corso di questa lotta fratricida Creonte, fratello di Giocasta e quindi in qualche modo zio dei quattro giovani, aveva preso il potere in Tebe nell’intento di sostenere Eteocle contro il fratello Polinice. Pertanto. Alla loro morte, Creonte non esita a far seppellire Eteocle con tutti gli onori e maledice invece Polinice per essere andato contro la sua stessa città spalleggiato da un manipolo di sette eroi della città di Argo. Creonte dunque ordina che il corpo di Polinice, che giace fuori dalle mura di Tebe, resti insepolto e sia dato in pasto agli uccelli rapaci e ad altri animali bramosi di carogne umane. A questo punto della vicenda interviene Antigone, che non accetta Le disposizioni di Creonte e, a insaputa di quest’ultimo, seppellisce il fratello Polinice sottraendolo allo strazio che ne avrebbero fatto cani e uccelli. Come sempre nella tragedia greca, i fatti non sono mai da interpretare letteralmente. Ma emblematicamente. La sepoltura o non sepoltura di Polinice, che era andato contro la sua stessa città pur di ottenere il potere, diventa metafora di un quesito che accompagna da sempre l’uomo durante la sua esistenza: è giusto o no sovvertire le leggi dello Stato? Facendolo. È giusto o no proporre nuovi ordinamenti che si sostituiscano ai precedenti? Creonte e Antigone si scontrano violentemente su questo tema e tutta la vicenda, con quanto di tragico essa comporta, prenderà spunto proprio da questo loro insanabile contrasto. .  
   
 

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