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Notiziario Marketpress di
Venerdì 02 Marzo 2012 |
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MILANO (TEATRO LITTA): SENSO DI GIANNI GUARDIGLI LIBERAMENTE ISPIRATO ALLA NOVELLA DI CAMILLO BOITO
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La novella Senso di Camillo Boito è stata più volte adattata e reinterpretata, anche se la versione più celebre resta senza dubbio quella del magnifico film di Luchino Visconti, protagonista Alida Valli. Anche in questa inedita versione firmata da Gianni Guardigli la protagonista ha vissuto il suo amore devastante per un soldato tedesco, la conseguente amara delusione, infine il piacere fugace e brutale della vendetta. Ma lo ha fatto – in una sorta di prologo qui soltanto evocato – non durante le guerre di Indipendenza, bensì nella Roma occupata della Seconda Guerra Mondiale. L’ambientazione della pièce è invece quella del periodo della dolce Vita, gli anni ’60: così, mentre la capitale si ammanta di “desiderio di futuro”, nell’animo della nobildonna tutto si svolge in un doloroso e interminabile monologo interiore. Attimo dopo attimo, pensiero dopo pensiero nella sua mente regna sovrano il fantasma del soldato tedesco: ricordi, strazio, felicità ed emozioni perdute, rimorso, ferite insanabili, dolore si mescolano in un monologo dalla forza straziante che abbraccia nel ricordo un arco narrativo di molti anni. Condannata da una sorta di Tribunale interiore, la donna è costretta a ripercorrere tutte le mattine le tappe della sua personale via crucis seduta a uno scrittoio, ricostruendo con l’ossessione dell’esattezza tutti i momenti della vicenda con l’assoluta precisione del particolare. La mattina inchiodata allo scrittoio a ricostruire questi attimi, le emozioni, i turbamenti ad essi legati; la notte a implorare, a piangere, a risentire il tonfo del corpo dell’amato dopo la fucilazione, supplizio estremo avvenuto a seguito della denuncia della stessa Contessa ferita e folle di desiderio di vendetta. “La mia lettura intende centrare la messinscena su tre temi portanti: in primis il difficile, pericoloso rapporto tra status sociale e passione. In secondo luogo la solitudine dell’atto compiuto. Il terzo tema è quello dell’impotenza dell’uomo, all’interno del rapporto conflittuale tra bene e male, nei confronti delle passioni eccessive, e quindi l’impotenza nei confronti dell’inevitabile, tragico, terribile, viaggio di perdizione e disperazione che spesso ne consegue. – dice il regista Francesco Branchetti - Gli elementi scenici, le luci e le musiche danno un apporto fondamentale alla costruzione di questo incubo d’amore, accompagnandoci in questo viaggio, nel vizio mentale, nelle patologie dell’anima della protagonista, nella sua via crucis, nel delirio e nell’ossessione di chi è braccato dai propri fantasmi, nei perversi meccanismi che scaturiscono dalla brama di passione, nelle pulsioni estreme, insite nell’uomo, nel disfacimento e nella disgregazione dell’animo che, inevitabilmente, ne scaturiscono. Siamo di fronte ad un’opera dai mille tempi e spazi, dai mille volti, dalle mille ambiguità e prospettive e la contessa è uno splendido, variegato, prismatico personaggio, dal percorso umano straziante, il cui significato più profondo é l’incessante aspirazione umana ad una compiutezza ed a un assoluto che sono sempre, forse, irraggiungibili. La regia intende restituire al testo la straordinaria capacità d’indagare l’animo femminile e le tortuose relazioni che abbiamo con noi stessi e poi con gli altri; ansie, paure, malesseri, malinconie, dolori, solitudini si confondono in un balletto straziante che ci trascina nell’inferno privato di una donna”. Info: www.Teatrolitta.it |
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