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Notiziario Marketpress di Martedì 28 Febbraio 2012
 
   
  CANONI DEMANIALI: LE REGIONI INSISTONO CON SPROPOSITATI AUMENTI GIÀ BOCCIATI DALLA CASSAZIONE

 
   
  Milano, 28 gennaio 2010 – Nonostante la sentenza della Corte di Cassazione n. 15144 del 21 giugno 2011 affermi che gli aumenti dei canoni demaniali di concessione ad uso dell’acqua pubblica debbano essere ragionevoli, le amministrazioni regionali continuano ad aumentare a dismisura l’importo di tali canoni. La regione Abruzzo ha disposto un aumento da 14,40 €/kW nel 2011 a 35 €/kW nel 2012 (oltre il 140%!) per le “grandi derivazioni”. Per la stessa tipologia di impianti, il canone lombardo si raddoppia passando dai 14,68 €/kW del 2011 ai 30 €/kW nel 2012. L’aumento sproporzionato dei canoni, oltre a essere penalizzante per il futuro delle imprese idroelettriche, è da considerarsi illecito in quanto non tiene conto di quanto sancito dalla Corte di Cassazione. Lombardia e Abruzzo sono solo gli ultimi esempi in ordine di tempo: prima di loro Basilicata, Veneto, Molise e Piemonte. Capofila è stata la regione Basilicata che già nel 2003 sancì un aumento del canone da 12,02 €/kW a 34 €/kW; ed è proprio su questa vicenda che si è espressa la Corte di Cassazione, definendo tale aumento un’ “innegabile violazione del canone di ragionevolezza” (art. 3 della Costituzione) che si risolve in un “vizio di eccesso di potere, imputabile, (…) alla P.a.”. Quello che più colpisce di questa vicenda è la noncuranza e lo sprezzo con cui le amministrazioni continuano a compiere atti simili a quello già condannato, senza preoccuparsi di penalizzare le imprese coinvolte e di affrontare contenziosi il cui esito è già scontato. Aper per quanto sopra è a fianco dei propri associati, in nome della legalità, nei ricorsi contro tali disposizioni, nella speranza che in futuro, a seguito di una così chiara pronuncia della Corte di Cassazione, la pubblica amministrazione assuma un atteggiamento più coerente.  
   
 

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