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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Marzo 2012
 
   
  L’ARTISTA CONTEMPORANEO AL TEMPO DEI MEDIA

 
   
  Il Prof. Francesco Casetti dell’Università di Yale, esperto di impatto dei media visivi sulla nostra cultura, ha condotto l’indagine L’arte al tempo dei media, unica e innovativa per metodologia adottata, obiettivi e oggetto di studio. L’indagine è stata realizzata con il doppio strumento di indagine campionaria/quantitativa e di interviste qualitative, utilizzando il data base, messo a disposizione da Terna ed unico in Italia, di circa ottomila artisti che hanno partecipato alle prime due edizioni del Premio Terna. I dati sono stati elaborati da Mariagrazia Franchi, professore di storia culturale dei media audiovisivi presso l’Università Cattolica di Milano, Paolo Parra Saiani, ricercatore di Sociologia presso l’università di Genova ed Elisabetta Locatelli, docente di Nuovi Media e Reti sociali presso l’Università Cattolica di Milano. Le conclusioni dell’indagine sono state tratte da David Joselit, Carnegie Professor in Storia dell’Arte alla Yale University, critico per riviste come Artforum e Art in America, uno dei massimi esperti mondiali di arte contemporanea. Ciò che emerso in maniera chiara dall’indagine è il tramonto della figura di artista intellettuale e specializzato, di pittori, scultori e fotografi puristi. Si affaccia sulla scena contemporanea italiana l’artista Pro-am, Professionista e Amateur, centrato emotivamente sull’impegno artistico, che mescola i linguaggi espressivi e cerca l’innovazione quale chiave fondamentale delle proprie creazioni. L’artista è un convinto ed incallito fruitore di internet, è un cittadino del mondo, ma profondamente radicato nel territorio in cui opera. Meno solitario e più concreto, media le contraddizioni del proprio tempo e fa rete con gli altri artisti. Si profila, così, nel Xxi secolo, la nuova figura dell’artista mediatore che vive il proprio tempo in tutte le sue contraddizioni, cercando soluzioni concrete, misurandosi con quello che trova. Il 90% mantiene legami con gli altri artisti per un confronto costruttivo anche se la percentuale scende al 31% quando si tratta di collaborare concretamente. La relazione con gli altri protagonisti del mondo dell’arte (galleristi, curatori, critici) è ritenuta assolutamente fondamentale dal 55% degli artisti che seguono anche gli aspetti manageriali del proprio lavoro, intessendo relazioni, creando opportunità, aggregando e sintetizzando elementi diversi. Anche se tra tutti gli operatori del mercato, sono i galleristi i veri “amici” degli artisti, definiti spesso confidenti, amici, quasi parenti. I nuovi media battono i vecchi nell’autopromozione: ormai conta più internet (70%) che fare una mostra (68%) o apparire su una rivista specializzata (33%), anche se le vendite online ancora non decollano. Gli intervistati, infatti, usano prevalentemente la rete internet per far conoscere la propria arte. Il 53% si affida ai siti d’arte, il 32% ai social network, seguono i blog e i forum. Si è stabilita una imprescindibile complicità tra l’artista e i new media da cui si traggono ispirazioni, stimoli e materiale, strumento fondamentale soprattutto nel momento decisivo della ricerca. Attento al mercato, l’artista contemporaneo preferisce le gallerie, le fiere e i collezionisti, alle aste. Critica il circuito pubblico e conta per il 70% sul mecenatismo e sulla committenza delle imprese e dei privati. Il mercato infatti risulta in mano a collezionisti e appassionati, in prima fila nell’acquisto di opere, mentre sono praticamente assenti i musei, le fondazioni, gli enti pubblici e no profit, le istituzioni. Il mercato della contemporanea si profila ormai come una industria altamente capitalizzata e internazionale, con somiglianze significative alle altre industrie culturali (quali es. Il cinema). Anche lavorare su commissione, dopo un passato di snobbismo e sospetto, non è più un tabù: il 65% degli artisti ha svolto attività in tal senso e bilancia positivamente libertà espressiva, volontà di indipendenza con richieste su committenza. Questa nuova tendenza sottolinea la duttilità dell’artista contemporaneo che è sempre più interessato a mescolare i linguaggi espressivi: il 48% ne usa anche due o tre contemporaneamente, in dialettica continua tra contemporaneità e tradizione. E tra i linguaggi espressivi fanno il loro ingresso internet, e-mail e siti web (33%), musica (29%) e testi (36%). Addio dunque ai pittori, scultori e fotografi “puristi”: la sperimentazione sta diventando la chiave fondamentale della creazione artistica. Anche il rapporto con il territorio sta cambiando. Si avverte un forte senso di radicamento (che porta benefici a livello di vendite, relazione, successo nel proprio lavoro) ma al riconoscimento di un proprio luogo di appartenenza circoscritto viene opposta una imminente esigenza di globalità. L’artista sempre più spesso trova la sua “casa” nell’essere “naturalmente” nomade. Gli artisti sono sempre più glocal: portano contenuti locali nei mercati globali e viceversa. L’essere glocal rappresenta per l’artista una dimensione produttiva, tramite la quale partecipa allo scambio culturale nazionale e internazionale. Alcune cose che invece non cambiano mai. Artisti si nasce, la vocazione arriva prima dei 18 anni, ma non si vive di sola arte: il 63% svolge anche un’altra professione, il 36% può permettersi uno studio ma quasi nessuno (89%) un assistente; i percorsi formativi canonici italiani continuano ad essere giudicati quasi inutili ai fini di una futura carriera artistica; i musei sono considerati essenziali dal 57% degli artisti ma bisognosi di radicale riforma e, soprattutto, l’erba del vicino, cioè all’estero, è sempre più verde. Ma, seppure il panorama artistico italiano viene considerato complessivamente mediocre, a differenza del passato, gli artisti non lasciano il Paese, certi di poter contribuire al suo miglioramento  
   
 

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