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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Marzo 2012
 
   
  INVENTO, NON CONTRATTO! LE INVENTRICI GUADAGNANO MENO DEI COLLEGHI UOMINI PERCHÉ NON SI IMPEGNANO COME LORO NELLA CONTRATTAZIONE

 
   
  Milano, 8 marzo 2012 - Che tasso di occupazione e salari differiscano tra uomini e donne non è una novità. Il nostro studio dimostra che differenze di genere nella remunerazione esistono anche nelle professioni knowledge-based come quelle legate alla produzione di invenzioni tecnologiche, senza che a queste corrispondano differenze in termini di qualità dell’output prodotto. I dati su 12.129 inventori di brevetti registrati presso l’Ufficio brevetti europei e localizzati in 23 paesi inclusi Stati Uniti e Giappone rivelano che le donne rappresentano il 5% degli inventori del campione. In Italia sono il 6%; in Israele raggiungono la percentuale più alta, il 12%. Oltre a essere meno numerose, le donne inventori ricevono una remunerazione inferiore a quella degli uomini, senza che il divario salariale corrisponda a performance diverse in termini di importanza tecnologica delle invenzioni che gli inventori donne producono rispetto agli uomini. Quindi, mentre uomini e donne sono bravi in egual misura nel loro lavoro, la loro retribuzione è sistematicamente diversa. Ed è diversa a parità di caratteristiche di inventori donne e uomini, cioè, ad esempio, a parità di abilità e grado di istruzione, produttività passata, numero di ore lavorate e ruolo ricoperto all’interno dell’impresa che ospita gli inventori. Un quadro più preciso emerge considerando lo “stato di famiglia”: le donne inventrici sono penalizzate in maniera particolare nelle retribuzioni quando sono sposate (o vivono con un partner) e hanno figli piccoli (con meno di 12 anni). Perché? Le informazioni raccolte attraverso la survey consentono di escludere alcune spiegazioni. Non è, ad esempio, solamente una questione di differenza negli input che uomini e donne inventori utilizzano per produrre invenzioni, come il numero di ore lavorate, il livello di istruzione, o la diversa produttività, esperienza o talento. Non è nemmeno una questione di “discriminazione” nei confronti delle donne: il fatto di essere una donna inventrice, di per sé, non è correlato con una differenza salariale significativa rispetto agli uomini. E non è un problema di avere minori “outside option” (ossia alternative lavorative) quando si ha famiglia e bambini piccoli. Il peggiore trattamento salariale non dipende nemmeno da una maggiore probabilità di lasciare il posto di lavoro quando si hanno bambini piccoli, tanto che le donne inventrici non sposate e con bambini piccoli non sono penalizzate quanto quelle con bambini e partner. Una spiegazione che trova supporto nei dati raccolti è che le donne inventrici, quando sono sposate e hanno bambini, contrattano meno degli uomini rispetto alla loro retribuzione. La combinazione “cura dei bambini” e “reddito del coniuge”, che di norma rappresenta quello più consistente all’interno del nucleo familiare, riduce l’utilità marginale che le donne hanno dal proprio reddito, e con questo anche gli sforzi e l’impegno necessari alla contrattazione per alzarlo. Più semplicemente, le donne inventrici sembrano comportarsi coerentemente con la teoria di Babcock & Laschever´s (2003) che sostiene che le donne (sposate/con partner e con bambini piccoli nel caso degli inventori) chiedono o “contrattano meno” degli uomini. Di Karin Hoisl e Myriam Mariani, rispettivamente, Ludwig-maximilians-university (Monaco); fellow del Centro di ricerca Kites Bocconi (Knowledge, internationalization and technology studies) e associato di politica economica Bocconi  
   
 

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