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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Marzo 2012
 
   
  «TOSCA», «UN MONDO DOVE DIO È ASSENTE»

 
   
   Busto Arsizio (Varese), 19 marzo 2012 - Amore e gelosia, gioia e prostrazione, commozione e cinismo, tenerezza idilliaca e truce violenza: azioni e passioni, estreme e opposte, caratterizzano la trama di «Tosca», melodramma in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, che il Teatro dell’Opera di Milano proporrà nella serata di giovedì 22 marzo, alle 21, presso il teatro Sociale di Busto Arsizio. A firmare la regia e l’ideazione scenica dello spettacolo, sottotitolato «Un mondo dove Dio è assente», sarà Mario Riccardo Migliara. La soprano Lucia Dessanti vestirà i panni della volitiva, gelosa e passionale cantante Floria Tosca. Il tenore Gaetano Motta sarà il sognante pittore «volterriano» Mario Cavaradossi. Il baritono Valentino Salvini darà corpo e voce al perfido, «bigotto» e astuto barone Scarpia. Completano il cast dell’opera -i cui costumi e quadri scenografici sono stati realizzati da «Arti in scena»- i cantanti lirici Daniele Biccirè, Luciano Grassi, Carlo Oggioni e Antonio Russo, che interpreteranno rispettivamente le parti del rivoluzionario Cesare Angelotti, dell’agente Spoletta, del gendarme Sciarrone e del sagrestano della chiesa romana di sant’Andrea della Valle. Sul palco, con gli interpreti dell’associazione milanese, considerata oggi la «prima compagnia itinerante di produzione di allestimenti completi di opera lirica in Italia», saliranno anche l’Orchestra filarmonica di Milano, diretta dal maestro Damiano Cerutti, e la Corale lirica ambrosiana. «Tosca», opera a sfondo religioso e politico, mutua la propria trama dall’omonima pièce del drammaturgo francese Victorien Sardou, andata in scena per la prima volta, nel novembre 1887, a Parigi, al Théatre de la Porte-saint-martin. Giacomo Puccini ebbe modo di vedere questo spettacolo, interpretato dalla «divina» Sarah Bernhardt, nel febbraio e nel marzo 1889, sui palcoscenici di Milano e Torino, e nuovamente, nel ottobre 1895, a Firenze. Tra l’estate di quello stesso anno e l’ottobre 1899, il compositore lucchese lavorò, non senza contrasti con il versificatore Giuseppe Giocosa, alla composizione del melodramma. Il debutto si ebbe il 14 gennaio 1900, al teatro Costanzi di Roma. Da allora la vicenda d’amore e morte di Floria Tosca e Mario Cavaradossi, intrecciata al contesto politico tardo-settecentesco della restaurazione papale, è diventata una delle più amate e rappresentate del repertorio, anche grazie alla dirompente energia drammatica posseduta dalla musica, delle quali sono emblematiche le tre romanze più celebri (una per atto): «Recondita armonia», «Vissi d´arte», «E lucevan le stelle». Nonostante il favore del pubblico, l’opera pucciniana non è stata accolta altrettanto positivamente dalla critica, gran parte della quale ha considerato (e spesso tuttora considera) con sospetto il carattere di «dramma a forti tinte», evidenziandone il rischio di kitsch grand-guignolesco in scene come l’uccisione del barone Scarpia per mano di Floria Tosca o la fucilazione di Mario Cavaradossi. Una lettura, questa, che «non tiene conto -scrive il musicologo Gianni Ruffin- del fatto che, oggi come ieri, l’opera presenta contenuti non propriamente banali o scontati, come l’equivalenza tra fede bigotta e ipocrisia, potere politico e corruzione». L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano riproduce attraverso pannelli costruiti in fibra di vetro e resina, con coloriture e ‘fiammature’ di pigmento, gli interni dei tre luoghi nei quali si svolge l’azione: la chiesa di san’Andrea della valle, Palazzo Farnese e le prigioni di Castel Sant’angelo. «La scenografia –racconta Mario Riccardo Migliara- si serve essenzialmente di tre elementi: da una parte un crocefisso e un altare che, muovendosi sulla scena, rimangono sempre presenti ma custodiscono di volta in volta significati diversi; dall’altra mani e corpi contorti che escono dalla scenografia e ci danno una rappresentazione diretta dell’universo emotivo dei personaggi. Tutto sembra fare da contorno a un tragico rapporto tra umano e un divino che si nasconde o non c’è. Il tavolo e il crocifisso vogliono raccontare l’alternarsi, sulla scena, del potere temporale e di quello divino, con presenze differenti ma con la medesima metafora». In questa rilettura del capolavoro pucciniano, il regista milanese intende, soprattutto, evidenziare l’«assenza di Dio» nel mondo di «Tosca». Un mondo dove, nell’arco di «poco più di un’ora e mezza, si succedono -per usare le parole del musicologo Michele Girardi- un’evasione, una scena di tortura, la notizia di un suicidio, un tentativo di violenza sessuale con l’uccisione del mancato stupratore, una fucilazione e il suicidio della protagonista». Lo spettacolo, inserito nel cartellone della stagione cittadina «Ba Teatro», è il terzo appuntamento della mini-rassegna «Tutti all’opera», promossa dall’associazione culturale «Educarte» e dal Teatro dell’Opera di Milano, con la fattiva collaborazione della Fondazione comunitaria del Varesotto onlus. L’iniziativa, che ha già visto gli allestimenti delle opere «Carmen» e «La bohème», terminerà, giovedì 10 maggio, con una versione musical del dramma giocoso «La Cenerentola» di Rossini. Il prezzo del biglietto per «Tosca» è fissato a euro 32,00 per l’intero; euro 25,00 per il ridotto, riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, soci Tci, associati Cisl Scuola, Cral, biblioteche e dopolavoro con minimo dieci persone ed euro 20,00 per il ridotto per gruppi scolastici. Il botteghino del teatro Sociale, ubicato presso gli uffici di piazza Plebiscito 8, è aperto nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle 18.00, e il sabato, dalle 10.00 alle 12.00. E´, inoltre, possibile riservare i propri posti, chiamando il numero 0331.679000, tutti i giorni feriali, secondo il seguente orario: lunedì, martedì e giovedì, dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00; mercoledì e venerdì, dalle 9.30 alle 12.00.  
   
 

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