Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Marzo 2012
 
   
  CHIUDONO LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE CHIUDE L’ITALIA 22 MARZO 2012 COME AVVIENE IN TUTTA ITALIA LA CONFESERCENTI PROVINCIALE DI REGGIO CALABRIA SOSTIENE LA “GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE E MOBILITAZIONE PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE”

 
   
   Reggio Calabria, 22 marzo 2012 - Cresce la preoccupazione delle Pmi per la tenaglia nella quale vengono sempre più strette, fra balzelli che crescono e i nuovi maggiori costi che rischiano di abbattersi, solo su di loro, dalla annunciata riforma del mercato del lavoro. E’ profondamente sbagliato e assai poco lungimirante caricare le Pmi di nuovi oneri sul lavoro proprio mentre è in atto un forte appesantimento degli oneri sul piano fiscale e i consumi calano in modo sempre più allarmante. Da uno studio di Confesercenti sulle ricadute fiscali degli ultimi provvedimenti si ricava che un piccolo imprenditore (fatturato 50 mila euro, con un locale di 100 mq.) dovrà sopportare un onere aggiuntivo annuo fra i 3530 euro e i 5180 a seconda del luogo dove opera. Questa nuova “legnata” è la conseguenza dell’aumento dei contributi sociali (450 euro nel 2012 e 1200 nel 2018), dei costi amministrativi conseguenti l’uscita dal regime dei minimi che riguarda 500 mila situazioni (1500 euro), dell’aumento ormai prossimo dell’Imu (ad es.: 700 euro a Milano, 1600 euro a Roma), della nuova tassa dei rifiuti (30 euro) e del mancato trasferimento sui prezzi di metà dell’aumento dell’Iva (850 euro). Lo studio Confesercenti passa in rassegna i più importanti capitoli delle varie manovre con gli effetti che esse hanno provocato in particolare sulle Pmi. Gli aumenti dell’Iva - L’innalzamento delle aliquote Iva porterà, dal primo gennaio 2014, un aumento di prelievo di più di 20 miliardi e 600 milioni di euro, ossia il 20% in più circa rispetto al 2011. Un aggravio che si rifletterà sull’inflazione, per circa 2,5 punti. Inoltre sarà colpito anche il reddito disponibile delle famiglie: l’impatto su ciascuno dei 24 milioni di nuclei familiari italiani sarà di circa 680 euro l’anno. L’effetto non si è fatto attendere sui consumi, come già testimoniato dai consuntivi 2011, che segnalano un calo nell’ultimo trimestre rispetto alla media dei primi nove mesi del 2011. A soffrire di questa situazione saranno gli operatori economici e in particolare le Pmi. Che per ovviare alla caduta di redditi e consumi delle famiglie, sono spesso costretti ad “assorbire” gli aumenti Iva per non aumentare i prezzi di vendita. L’aumento di contributi per artigiani e commercianti - Le maggiori aliquote contributive pensionistiche previste dal 2012 per gli artigiani e i commercianti iscritti alle gestioni autonome dell’Inps aumenteranno l’onere complessivo dai poco più di 900 milioni del 2012 ai 2,7 miliardi del 2014. La misura inciderà pesantemente sugli equilibri economici: si può stimare che, per un piccolo esercizio commerciale, l’aggravio oscillerà a regime tra i 1200 e i 2000 euro l’anno. Turismo in difficoltà, due volte - Doppia la penalizzazione per il turismo. In primo luogo, a causa della tassa di soggiorno; ma anche il previsto aumento dell’aliquota intermedia, operativo da ottobre, accentuerà l’onere del prelievo su servizi alberghieri e ristorazione, aprendo una forbice rispetto ai paesi concorrenti: la media Ue delle aliquote Iva su alberghi e ristoranti è, infatti, rispettivamente, dell’8,3% e del 12,2%. Dal 2014, quella italiana sarà del 12,5% in entrambi i settori. Minimi? Solo se giovani - Dal 2012, al regime fiscale dei minimi introdotto nel 2008 potranno accedere solo le persone di età inferiore a 35 anni e le startup. Di conseguenza, verranno espulsi 500mila operatori, la metà dei quali esercenti commerciali e artigiani. Per loro non ci sono alternative: passare al regime semplificato, con un aumento di costi quantificabile in non meno di 1500 euro l’anno, oppure chiudere i battenti. Il peso dell’Imu e dei rifiuti - L’arrivo anticipato dell’Imu penalizzerà ulteriormente gli immobili strumentali delle Pmi, come anche gli immobili posseduti da società di capitali, in virtù dell’aumento della base imponibile per immobili classificati come negozi e botteghe e l’aumento dell’aliquota base (a 7,6 per mille, contro la vecchia Ici di 6,4 per mille). A queste maggiorazioni di spesa si aggiungerà, dal 2013, anche la rivisitazione della tassazione comunale sui rifiuti, da cui si attende un aumento di gettito di 1 miliardo l’anno che graverà in larga parte sui locali adibiti a esercizi commerciali e laboratori artigianali. In sintesi: Iva: aumento dell’aliquota ordinaria (dal 20% al 23,5%) e di quella ridotta (dal 10% al 12,5%) per un maggior prelievo di 20 miliardi e 600 milioni. Aumento contributi per artigiani e commercianti: tra i 1200 e i 2000 euro l’anno, per un totale di 2,7 miliardi di euro. Spese di passaggio al regime semplificato: non meno di 1500 euro l’anno. Tassa rifiuti: più 1 miliardo l’anno, gravante soprattutto su locali commerciali e laboratori artigiani. Il Governo ci impone di mettere al rischio il futuro delle nostre imprese, se chiudono le micro piccole e media imprese chiude l’Italia, le micro piccole e medie imprese in Italia producono il 46% del Pil nazionale, le micro piccole e media imprese in Italia danno lavoro al 54% dell’occupazione nel settore privato, negli ultimi 10 anni le micro piccole e medie imprese hanno prodotto un milione di posti di lavoro in più, in Italia le micro piccole e medie imprese occupano oltre 10 milioni di addetti.  
   
 

<<BACK