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Notiziario Marketpress di Giovedì 26 Aprile 2012
 
   
  COMO E LECCO: INDAGINE CONGIUNTURALE RAPIDA, MARZO 2012

 
   
   Como, 26 aprile 2012 - Si è conclusa nei giorni scorsi l’edizione dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Como e Confindustria Lecco relativo al mese di marzo 2012. Gli indicatori evidenziano il persistere di uno scenario “a marcia ridotta”, in un contesto che resta difficile. I dati confermano criticità della domanda sul mercato interno, ancora stagnante, mentre l’export si rivela meno frenato. L’attività produttiva si mantiene sui livelli registrati a febbraio, così come il grado di utilizzo degli impianti di produzione. Criticità sul versante del fatturato del primo trimestre 2012 che si rivela in contrazione, rispetto al quarto trimestre 2011, per quasi la metà del campione. Le situazioni di insolvenza e i ritardi di pagamento – comunicati dalla maggioranza delle imprese – costituiscono ulteriori elementi di preoccupazione. Le aspettative economiche e dello scenario occupazione risultano invece caratterizzate da incertezza. Gli ordini - Le imprese delle due province segnalano, in marzo, il persistere di una fase di stagnazione della domanda a livello nazionale e una stabilità sul versante estero. In particolare, gli scambi sul mercato domestico si rivelano in contrazione per oltre un terzo del campione (37% contro un 43% indicato a febbraio), stabili per il 37% (confermando sostanzialmente quanto rilevato nella scorsa edizione: il 35%) e in aumento per un’azienda su quattro (il 26%. Era il 22% in precedenza). Le esportazioni evidenziano invece una più diffusa stabilità: in complesso i due terzi delle aziende hanno mantenuto la propria posizione sui mercati internazionali (36%) o sono riuscite a consolidare la propria presenza (32%). Un’impresa su tre (il 32%), per contro, ha segnalato un rallentamento degli scambi, confermando quanto registrato per il mese di febbraio. La produzione - L’attività produttiva delle imprese di Lecco e Como rivela una generale stabilità: oltre un’azienda su due (51%), infatti, comunica di non aver avuto variazioni dell’attività produttiva. Il quadro è confermato ulteriormente dai giudizi indicanti aumento e diminuzione che assumono lo stesso valore (24,5%). I dati non mostrano particolari evoluzioni rispetto a quanto registrato in febbraio. L’esame dell’utilizzo della capacità produttiva rivela un miglioramento rispetto al mese precedente. Pur non riuscendo a saturare gli impianti, le imprese affermano di impiegare mediamente il 74% della capacità disponibile, dato di circa 2 punti percentuali più elevato se confrontato ai livelli di febbraio (72%). Il fatturato - Per entrambi i territori l’andamento del fatturato realizzato nel primo trimestre 2012 mostra segnali di contrazione rispetto a quanto registrato nei tre mesi finali dello scorso anno. In particolare, poco meno della metà del campione (il 48%) ha segnalato una riduzione dei volumi d’affari, il 21% una situazione stabile mentre il 31% una crescita. A tal proposito, risulta interessante notare che solo in un caso su cinque (il 20%) tali risultati sono stati influenzati da caratteristiche di stagionalità della domanda. Le previsioni - Sul fronte previsionale le imprese delle due province manifestano incertezza per le prossime settimane. Pur segnalando un possibile mantenimento della situazione in circa due casi su tre (il 66%), il campione ipotizza anche un rallentamento della congiuntura nel 25% dei casi a fronte di previsioni di crescita più limitate (9%). Il quadro appare marcatamente diverso da quello registrato in febbraio, caratterizzato da una più diffusa stabilità. Considerando gli ordini in portafoglio, le imprese segnalano una limitata visibilità delle attività. Viene evidenziata, in particolare, una copertura di poche settimane per il 42% o di qualche mese (comunque inferiore al trimestre) per il 44%. Nel restante 14% dei casi, per contro, l’orizzonte temporale di visibilità si estende oltre i tre mesi. Le materie prime - Il costo della materie prime, uno tra gli elementi di criticità per le imprese di entrambi i territori, mostra andamenti di crescita. Nonostante il 73% del campione abbia comunicato una situazione invariata rispetto a febbraio, il 23% ha indicato di aver dovuto sostenere aumenti dei listini dei propri fornitori. In tali casi gli aumenti non hanno superato il 5% rispetto al mese precedente. Solo in 4 casi su 100, per contro, le imprese hanno indicato una diminuzione del costo delle commodities. La solvibilità - Casi di insolvenza e di ritardo dei pagamenti da parte della clientela sono comuni sia nel territorio lecchese che in quello comasco. Oltre i due terzi del campione segnala, infatti, di dover fronteggiare situazioni di difficoltà legate a clientela insolvente. Nel mese di marzo lo scenario non ha mostrato miglioramenti: il 32% del campione ha comunicato un ulteriore aggravio, mentre il 66% il permanere delle situazioni di insolvenza. Residuale infine la percentuale di soggetti che hanno vissuto un miglioramento (circa il 2%). I rapporti con gli istituti di credito - Per quanto riguarda i rapporti tra le imprese di entrambe le province e gli Istituti di Credito restano criticità, in particolare per alcuni aspetti: oltre un’azienda su tre (il 37%) ha segnalato un incremento degli spread e dei tassi applicati mentre il 42% ha evidenziato spese e commissioni in crescita. Meno frequenti invece i casi di restrizione delle linee di credito (un’impresa su 10) e di aumenti di garanzie (13%). L’occupazione - Nel mese di marzo le imprese di Lecco e di Como hanno registrato una situazionale stabile, con indicatori migliori rispetto a quanto registrato in febbraio. Nell’88% circa dei casi il campione ha indicato stabilità, nel 7% crescita e nel restante 5% una contrazione dei livelli. Cresce, al contempo, l’incertezza per i prossimi mesi. Le imprese, infatti, pur rivelando previsioni stabili nell’84% dei casi, indicano anche una possibile riduzione della forza lavoro nei loro settori di appartenenza per il restante 16%. I Dati Di Como - Sul fronte della domanda, l’indagine rapida evidenzia un aumento degli ordini per il 25% del campione, percentuale simile del campione indica invece una riduzione. Si attesta al 52% il numero dei soggetti che indicano invece una stabilità rispetto ai livelli di inizio anno. Gli ordini provenienti dall’estero rilevano una performance migliore, con una crescita per un terzo degli intervistati, stabilità nel 36%. Non si ravvisano segnali di ripresa per la domanda interna che continua a calare: il 37% del campione comunica il mantenimento dei livelli; i giudizi che indicano contrazione sono il 38%; quelli che esprimono una crescita il 25%. L’indicatore della domanda interna risente fortemente del perdurare di una crisi profonda che continua a protrarsi. L’attività produttiva rimane stabile da diversi mesi ma su livelli sempre molto bassi, ciò conferma la presenza di problematiche strutturali del Paese. In media, il campione rivela di utilizzare circa il 75% della capacità produttiva disponibile. Il livello di vendite nel primo trimestre presenta significativi segnali d’allarme: il 48% delle imprese dichiara una calo rispetto ai primi mesi del 2011, il 21 una stagnazione e il restante 31% un discreto incremento. Nell’80% dei casi, eventuali incrementi o decrementi del fatturato non sono influenzati dalla normale stagionalità di alcuni mercati. Permangono criticità rilevanti sull’orizzonte temporale di visibilità sulla domanda. Infatti, l’86% del campione rivela di avere visibilità per poche settimane o al più qualche mese. Poco frequenti i casi in cui un’impresa abbia un orizzonte più ampio di un trimestre (14%). La solvibilità dei clienti delle aziende aderenti all’indagine mostra segnali molto preoccupanti, il 70% degli intervistati ha riscontrato casi d’insolvenza o allungamento dei tempi di pagamento. Nelle recenti rilevazioni questo dato è progressivamente aumentato, desta forte preoccupazione non solo la frequenza con cui si hanno insolvenze e ritardi nei pagamenti ma anche l’entità di tali eventi. Un monitoraggio più approfondito delle insolvenze/ritardi porta ad indicare un ulteriore peggioramento negli ultimi due mesi che, innestandosi su uno scenario non facile, potrebbe causare un effetto “valanga” e portare in crisi in maniera indiretta anche aziende con più liquidità. Si ricorda che il diluirsi dei tempi di pagamento è un fenomeno tutto italiano, non si denotano trend analoghi in altri Paesi. Conseguentemente, le imprese maggiormente votate all’export risentono di un doppio beneficio: dinamica della domanda positiva e tempi d’incasso inferiori rispetto a chi vende quasi esclusivamente in Italia. Il costo per l’approvvigionamento delle materie prime risulta stabile da alcuni mesi. Due terzi degli intervistati riscontra stabilità, nel 23% l’approvvigionamento è risultato più costoso rispetto ai mesi scorsi, saltuari i casi di diminuzione dei prezzi sui mercati di fornitura. All’aumento delle insolvenze e ai ritardi nei pagamenti si associano forti difficoltà nel rapporto con il sistema creditizio da mesi. Si riscontrano notevoli difficoltà nell’accensione di nuove linee di credito, soprattutto se il finanziamento riguarda il circolante/gestione corrente. Mediamente non si notano particolari problematiche sul fronte della richiesta di nuove garanzie o sui tempi di delibera, mentre continuano ad aumentare spread e commissioni bancarie (rispettivamente nel 37 e nel 42% dei casi). I dati rilevati confermano purtroppo un trend negativo su quasi tutti i fronti – commenta Francesco Verga, Presidente di Confindustria Como -: le nostre aziende devono affrontare difficoltà sempre maggiori, ma sono lasciate sempre più sole sia dalle istituzioni che dagli istituti bancari e creditizi. Il segnale però più allarmante è quello relativo ai livelli delle vendite, che presentano cali davvero significativi. E’ un campanello d’allarme che non può essere ignorato, e che da solo ben rappresenta la preoccupante situazione in cui versano le nostre aziende. E’ da mesi che le invochiamo a gran voce, ma ora più che mai urgono riforme che siano in grado di rimettere in moto l’economia complessiva del nostro Paese.  
   
 

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